Aumento dell’Iva: per le cooperative sociali una tregua fragile

by Sergio Segio | 8 Novembre 2012 14:10

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ROMA – Aumento dell’Iva al 10% per le cooperative sociali? L’allarme rosso è passato, ma il mondo delle coop è ancora in allerta: “Finché non c’è nulla di scritto, non si abbassa la guardia”. La pensano allo stesso modo Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali e Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà  e portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Sociali sulla questione dell’aumento dell’Iva per le cooperative sociali inserita e poi tolta, a quanto pare, dal testo del ddl Stabilità , ma che potrebbe ripresentarsi l’anno prossimo qualora l’Unione europea lo ritenga necessario. “Non siamo entusiasti del congelamento – spiega Guerini -. Chiediamo che quella norma venga stralciata e non che entri in vigore neanche dal 2014”. Ma cosa comporterebbe l’aumento dal 4% al 10% dell’Iva?

Cosa aumenta realmente. Ad aumentare non sarebbe l’Iva su tutte le attività  svolte dalle cooperative sociali, ma unicamente quella sulle prestazioni socio-sanitarie, socio-assistenziali e socio-educative rese dalle cooperative sociali di tipo A (quelle di tipo B sono invece per l’inserimento di soggetti svantaggiati). “Se ho una cooperativa che fa assistenza agli anziani oppure educazione per i minori in questo caso ha l’Iva al 4% – spiega Guerini -, ma quella stessa cooperativa che fa una prestazione di consulenza con un pedagogista ad un qualsiasi ente, l’Iva la paga al 21%”.

Chi pagherebbe l’incremento dell’Iva. Basta fare due conti. Ad usufruire maggiormente dei servizi che rischiano di vedere aumentata l’Iva sono proprio le amministrazioni pubbliche. “L’incremento andrebbe a pesare sulle prestazioni acquistate in larghissima parte dagli enti locali e in parte dalle famiglie – spiega Guerini -. Questo è un incremento che graverebbe in maniera molto pesante sulle casse dello Stato. Questa eventuale entrata maggiore dovuta all’Iva, se dovesse realizzarsi, in buona parte ricadrà  come costi per il 70% sulle amministrazioni pubbliche e per la restante quota sulle famiglie”.

Il regime di esenzione per le Onlus. Una soluzione potrebbe anche esserci, ma non è tutto oro quello che luccica. “Le cooperative, in quanto Onlus, possono scegliere di lavorare con il regime di esenzione e fatturare senza Iva – aggiunge Guerini -. In questo caso avremmo due risultati. Il primo sulle risorse pubbliche: non solo non ci sarebbe il gettito sperato, ma addirittura diminuirebbe perché non ci sarebbe più neanche il 4% di Iva. Sul fronte della capacità  di investimento delle cooperative sociali, invece, alla lunga determina un incremento importante dei costi. Le cooperative che scelgono l’esenzione Iva, infatti, hanno anche l’impossibilità  di scaricare gli investimenti”.

Iva e tagli, binomio impossibile. A non convincere, però, non è solo l’aumento dell’Iva di 6 punti percentuali, ma il concomitante taglio di risorse del 10% per il 2013 che vede coinvolte indirettamente anche le cooperative. “Se prendiamo le pubbliche amministrazioni – spiega Menetti -, troviamo che se da una parte il governo chiede di sostenere un 6% di aumento del costo dei servizi per via dell’incremento dell’Iva, dall’altra parte però chiede di diminuire del 10% l’importo dei contratti che la Pa ha con i fornitori e quindi anche con le cooperative sociali, perché non ci sono le risorse”. Una situazione insostenibile, dice Menetti. “Per le amministrazioni significa calare certamente i servizi ai cittadini. Per le cooperative sociali, invece, significa calare le attività  e contestualmente avere un problema di esuberi occupazionali da un giorno all’altro”. 

Fino a 40mila posti di lavoro a rischio. In Italia, aggiunge Guerini, di cooperative sociali di tipo A ce ne sono circa 5mila e svolgono attività  finalizzate all’offerta di servizi socio-sanitari e educativi attraverso la gestione di residenze protette, asili nido, centri diurni, comunità , presidi sanitari o prestano assistenza domiciliare. Se dovesse andare in porto l’aumento dell’Iva, però, lo scenario potrebbe cambiare. “Abbiamo stimato – conclude Guerini – che potrebbero esserci tra i 24 e i 40mila lavoratori in meno nell’arco di un anno e mezzo”. (ga)

Coperative sociali, leggi la scheda nella Guida all’informazione sociale

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