Altri due anni di verifiche sul Ponte sullo Stretto

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Una soluzione salomonica, costata lunghissime discussioni e confronti molto accesi in seno all’esecutivo tra i ministri Fabrizio Barca e Enzo Moavero da una parte e Corrado Passera dall’altra, giunta appena in tempo per evitare il maturare delle penali che sarebbero scattate il 1° novembre. Una scelta-non scelta che raccoglie critiche. «Pensavamo fosse un capitolo finito — dice il leader di Sel, Nichi Vendola — pensavamo fosse chiaro che il progetto è insostenibile e irrealizzabile. Invece no. Il centrosinistra — conclude Vendola — ha un’altra decisione da prendere con urgenza non appena sarà  al governo del Paese». Anche il centrodestra batte un colpo con l’ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (Pdl) che all’avanzamento del progetto ha lavorato per tre anni: «Approfondiremo il provvedimento del governo. Intanto, registriamo con favore che il Ponte sullo Stretto di Messina non verrà  cancellato e che sarà  il prossimo governo a doversi assumere la decisione finale. È certo che se il centrodestra tornasse a guidare il Paese il Ponte sarebbe realizzato perché è un’opera che serve alla Sicilia, al Sud e all’Europa». 
Dall’opposizione l’Idv s’indigna: «Scellerata. Solo così si può definire la scelta del governo di rinviare di due anni la decisione sulla fattibilità  del Ponte di Messina». Mentre il verde Angelo Bonelli, insieme con Legambiente e Wwf si preoccupa del perpetuarsi degli sprechi che sono «uno schiaffo all’Italia onesta». 
Nel governo c’è invece chi spiega che proprio il congelamento del progetto evita che si paghino penali nell’immediato e pone le basi per un eventuale disimpegno (anche qui senza penali) dal progetto qualora non emergessero risorse private capaci di sostenere il progetto. Nel frattempo al consorzio Eurolink, vincitore dell’appalto, viene confermato l’impegno a realizzare le opere accessorie sul territorio, a patto che presentino una funzionalità  autonoma e siano già  comprese nel progetto generale. 
Intanto Giuseppe Zamberletti, presidente della società  pubblica concessionaria dell’opera, parla di «un interesse accertato» del fondo sovrano China Investment Corporation, ma anche di imprese di costruzione e fornitura cinesi, alla realizzazione del Ponte. I due anni dati dal governo serviranno proprio a vagliare «tutte le possibilità  offerte dal mercato finanziario soprattutto extraeuropeo».
Antonella Baccaro


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