by Sergio Segio | 16 Novembre 2012 6:09
MILANO — «L’ergastolo è più atroce di qualsiasi altra pena, perché ti ammazza lasciandoti vivo». A lanciare il “Manifesto contro l’ergastolo” sarà la conferenza internazionale “Science for Peace”, promossa dalla Fondazione Umberto Veronesi, oggi e domani all’Università Bocconi. Una sfida scientifica e culturale in sostegno di una grande proposta di iniziativa popolare per l’abolizione della pena dell’ergastolo, a cui aderiscono scienziati, intellettuali, scrittori, politici, docenti universitari. Tra i primi firmatari Margherita Hack, Umberto Veronesi, Gino Strada, Erri De Luca, Susanna Tamaro, Andrea Camilleri, Giuliano Amato, Franca Rame, Ascanio Celestini e molti altri personaggi. Ma la raccolta di firme è appena cominciata.
«L’ergastolo è una pena antiscientifica e anticostituzionale — denuncia Veronesi. — Antiscientifica perché è dimostrato che il nostro cervello, come altri organi del nostro corpo, può rinnovarsi e il cervello che abbiamo oggi non è lo stesso di 20 anni fa. L’ergastolo è poi anticostituzionale perché va contro il principio riabilitativo della nostra Costituzione, che all’articolo 27 recita che le pene devono essere tese alla rieducazione del condannato ». «Il grado di democrazia di un Paese si misura dallo stato delle sue carceri — sostiene l’appello. — L’ergastolo è una pena molto più dolorosa e disumana della pena di morte. Spesso un ergastolano è un uomo ombra, perché pensa di essere morto pur essendo vivo, perché vive una vita senza vita. Mentre a ogni persona detenuta dovrebbe riconosciuto il diritto a una speranza». Il manifesto contesta in modo particolare il cosiddetto “ergastolo ostativo” che esclude l’accesso alle misure alternative al carcere, rendendo questa pena un effettivo “fine pena mai”. «Un uomo non può essere considerato colpevole per sempre. Una pena per essere giusta deve avere un inizio e una fine, perché una condanna che non finisce non potrà mai rieducare nessuno ». Ci sono in Italia più di 1500 detenuti condannati all’ergastolo e più di mille di loro non hanno accesso a nessun beneficio penitenziario, come i permessi premio. «Per loro il fine pena mai è reale — assicura Nadia Bizzotto, dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, particolarmente impegnata sui temi carcerari, tra i relatori alla conferenza milanese. — Se le pene devono tendere alla “rieducazione del condannato” che senso ha rieducare una persona per portarla alla tomba? L’ergastolo ostativo ai benefici penitenziari è una pena di morte mascherata ». La sanzione penale nella prospettiva della scienza contemporanea sarà al centro della giornata di oggi di Science for Peace. «Una giustizia vendicativa e non rieducativa non riduce la criminalità — assicura Veronesi, smontando un luogo comune particolarmente radicato. — L’abbiamo già perimentato con la pena di morte».
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