A Napoli le ragioni comuni di studenti e lavoratori della Fiom

by Sergio Segio | 25 Novembre 2012 7:36

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NAPOLI. Nessuna provocazione, nessuna sbavatura, un corteo composto, colorato come si dice in questi casi, ma anche con mille ragioni per essere arrabbiato. Studenti, centri sociali e operai, tutti insieme contro la riforma della scuola, ma anche contro la repressione e, perché no, quello stato che non riesce a fornire una versione credibile su dei lacrimogeni sparati dal ministero della Giustizia. Così parte in mattinata, da Piazza Garibaldi a piazza del Plebiscito un lungo serpentone che fa tappa anche al centro storico per unire insieme l’Uds e i Collettivi universitari. Sono tanti, migliaia, in una bella giornata di sole, sono arrivati da tutta la Campania, anche da Caserta, Avellino e Benevento. Alla testa del corteo due striscioni: «Non ci avrete mai come volete voi» e «Studenti liberi». Chi si aspettava disordini resta fortunatamente deluso. E’ vero, gli slogan della piazza sono tutti contro quelle istituzioni che alla manifestazione di Roma del 14 novembre hanno mostrato la faccia più brutta, c’è tensione e questi giovani, nuove generazioni di cittadini non vogliono fare sconti. Ma a parte qualche petardo non ci si espone a provocazioni, gli occhi dell’opinione pubblica sono puntati anche su di loro e non si vuol passare dalla ragione al torto. «Siamo qui ancora una volta contro il ddl Aprea – spiega un rappresentante degli studenti – perché attacca la democrazia nella scuola. Noi chiediamo che venga realizzata una controriforma che introduca una commissione paritetica, un organo collegiale che veda lavorare insieme docenti e studenti per la realizzazione del piano formativo». A loro fianco c’è il sindacato dei metalmeccanici della Cgil con tante ragioni per unire le proteste. Lo avevano promesso e lo hanno fatto anche per i giovani che sono andati a Pomigliano 10 giorni fa in occasione dello sciopero generare indetto dall’organizzazione dei metalmeccanici e contro la «ritorsione» di Sergio Marchionne. L’ad che ha deciso di innescare una guerra tra operai mettendo in mobilità  19 dipendenti per far posto ai 19 reintegrati dalla Corte di appello di Roma. «Siamo qui con gli studenti – spiega il segretario regionale Fiom, Andrea Amendola – per legare ancora di più il diritto allo studio e il diritto al lavoro. Se si continuano ad aumentare le tasse per gli studenti, si incide sul reddito delle famiglie e si impedisce ai figli di lavoratori di poter accedere all’istruzione universitaria». Sfilano con la felpa rossa i 147 discriminati e mandano a dire alla Fiat quanto già  detto in altre occasioni: «Noi quei posti non li vogliamo o rientriamo tutti o nessuno». Tutti sono gli oltre 2mila lavoratori che potrebbero ritrovarsi in mezzo a una strada se entro luglio non dovessero essere richiamati al Gianbattista Vico. Ma oggi è il giorno dei ragazzi e il segretario regionale vuole sottolinearlo: «Sono orgoglioso – ha detto – di essere oggi al fianco di questi ragazzi che lottano per il loro diritto allo studio, per il loro futuro mentre il governo continua a tagliare risorse alla scuola pubblica mentre altri Paesi europei investono proprio su istruzione e ricerca. Questi ragazzi – ha concluso – chiedono un confronto serio e trasparente». Il corteo arriva così sul lungomare, dove un gruppo di ragazzi è pronto per un ultimo blitz. Una ventina entrano nel Castel dell’Ovo, i custodi lasciano fare, è solo un’azione dimostrativa. Poi su fino alla torre più alta e viene calato uno striscione: «Cultura contro austerità ». Come dargli torto.

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