Una riforma strutturale per un nuovo welfare

Loading

Per quasi tutti i provvedimenti di politica economica, in particolare per i tagli della spesa pubblica, si fa oggi ricorso alla mozione degli affetti: evocandone i presunti vantaggi per le generazioni future e invocando la diligenza del buon padre di famiglia. Quali rapporti economici si debbano stabilire tra le generazioni attuali e le generazioni future è questione teoricamente e politicamente complessa: l’economia capitalistica è costituzionalmente incapace di garantire l’allocazione intertemporale delle risorse, per la semplice ragione che le generazioni future non possono fare offerte per risorse allocate sui mercati attuali. Una riforma analiticamente ben fondata e davvero «strutturale» si può tuttavia trovare nella proposta di Jonathan Swift, una proposta intesa a evitare che i figli dei poveri siano un peso per i loro genitori o per il paese, e a renderli invece utili per la comunità  tutta. Scrive Swift, nel 1729: «È cosa ben triste vedere le strade affollate di donne che domandano l’elemosina seguite da bambini tutti vestiti di stracci, e che importunano cosà­ i passanti. Queste madri, invece di avere la possibilità  di lavorare e di guadagnarsi onestamente da vivere, sono costrette a passare tutto il loro tempo andando in giro a elemosinare il pane per i loro infelici bambini, i quali, una volta cresciuti, diventano ladri per mancanza di lavoro. Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti questi bambini costituiscono un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana e utile della comunità , acquisterebbe tali meriti presso l’intera società , che gli verrebbe innalzato un monumento come salvatore del paese. Io tuttavia non intendo preoccuparmi soltanto dei bambini dei mendicanti di professione, ma vado ben oltre: voglio prendere in considerazione tutti i bambini di una certa età , i quali siano nati da genitori in realtà  altrettanto incapaci di provvedere a loro, di quelli che chiedono l’elemosina per le strade. Dopo aver riflettuto per molti anni su questo tema importante e aver considerato attentamente i vari progetti presentati da altri, mi son reso conto che vi erano in essi grossolani errori di calcolo. È vero, un bambino appena partorito dalla madre può nutrirsi del suo latte per un intero anno solare con l’aggiunta di pochi altri alimenti, per un valore massimo di spesa non eccedente i due scellini, somma sostituibile con l’equivalente in avanzi di cibo, che la madre si può certamente procurare nella sua legittima professione di mendicante; ma è appunto quando hanno l’età  di un anno che io propongo di provvedere a loro in modo tale che, anziché essere di peso ai genitori o alla parrocchia, o essere a corto di cibo e di vestiti per il resto della vita, contribuiranno invece alla nutrizione e in parte al vestiario di migliaia di persone. Un altro grande vantaggio del mio progetto sta nel fatto che esso impedirà  gli aborti procurati. Di solito si calcola che la popolazione di questo Regno sia attorno al milione e mezzo, e io faccio conto che, su questa cifra, vi possano essere circa duecentomila coppie, nelle quali la moglie sia in grado di mettere al mondo figli; da queste tolgo trentamila, che sono in grado di mantenere i figli; restano centosettantamila donne feconde. Ne tolgo ancora cinquantamila, tenendo conto delle donne che non portano a termine la gravidanza o che perdono i bambini per incidenti o malattia entro il primo anno. Restano, nati ogni anno da genitori poveri, centoventimila bambini. E ecco la domanda: come è possibile allevare questa moltitudine di bambini, e provvedere loro? Nella situazione attuale questo è assolutamente impossibile. Infatti non possiamo impiegarli né come artigiani, né come agricoltori, perché noi non costruiamo case, né coltiviamo la terra; e essi possono ben di rado guadagnarsi da vivere rubando finché non arrivano all’età  di sei anni. Ma in questo periodo essi possono essere considerati propriamente solo degli apprendisti; i nostri commercianti mi hanno assicurato che i ragazzi e le ragazze al disotto dei dodici anni non costituiscono merce vendibile, e che anche quando arrivano a questa età  non rendono piຠdi tre sterline o, al massimo, tre sterline e mezza corona, al mercato; il che non può recar profitto né ai genitori né al Regno, dato che la spesa per nutrirli e vestirli, sia pure di stracci, è stata di almeno quattro volte superiore. Io quindi presenterò ora le mie proposte che, voglio sperare, non solleveranno la minima obiezione. Un Americano, uomo molto istruito, mi ha assicurato che un infante sano e ben allattato all’età  di un anno è il cibo piຠdelizioso, sano e nutriente che si possa trovare, sia in umido, sia arrosto, al forno, o lessato; e io non dubito che possa fare lo stesso ottimo servizio in fricassea o al ragàº. Espongo allora alla considerazione del pubblico che, dei centoventimila bambini già  calcolati, ventimila possono essere riservati alla riproduzione della specie. I rimanenti centomila, all’età  di un anno potranno essere messi in vendita a persone di qualità  e di censo in tutto il Regno, avendo cura di avvertire la madre di farli poppare abbondantemente l’ultimo mese, in modo da renderli rotondetti e paffutelli, pronti per una buona tavola. Un bambino renderà  due piatti per un ricevimento di amici; quando la famiglia pranzerà  da sola, il quarto anteriore o posteriore sarà  un piatto di ragionevoli dimensioni e, stagionato, con un po’ di pepe e sale, sarà  ottimo bollito al quarto giorno, specialmente d’inverno. Ho calcolato che, in media, un bambino appena nato venga a pesare dodici libbre e che in un anno solare, se nutrito passabilmente, arrivi a ventotto. Ammetto che questo cibo verrà  a costare un po’ caro, e sarà  quindi adattissimo ai proprietari terrieri, i quali sembra possano vantare il maggior diritto sui bambini, dal momento che hanno già  divorato la maggior parte dei genitori. Il costo di allevamento per un infante di mendicanti è di circa due scellini all’anno, stracci inclusi; e io penso che nessun signore si lamenterà  di pagare dieci scellini il corpo di un bambino ben grasso che, come ho già  detto, può fornire quattro piatti di ottima carne nutriente per quando abbia a pranzo qualche amico di gusti difficili, da solo o con la famiglia. Il proprietario di campagna imparerà  cosà­ a essere un buon padrone e acquisterà  popolarità  fra gli affittuari, la madre avrà  dieci scellini di profitto netto e sarà  in condizione di lavorare finché genererà  un altro bambino. I piຠparsimoniosi (ed io confesso che la nostra epoca ne ha bisogno) potrebbero scuoiare il corpo, la cui pelle, trattata artificialmente, dà  meravigliosi guanti per signora e stivaletti estivi per signori eleganti. Io ritengo che i vantaggi offerti dalla mia proposta siano molti e piຠche evidenti, e anche della massima importanza. Previsto che il mantenimento di circa centomila bambini dai due anni in su non può essere calcolato di un costo inferiore a dieci scellini l’anno per ogni capo, il patrimonio della nazione aumenterà  in questo modo di cinquantamila sterline l’anno, senza tener conto della nuova pietanza introdotta nelle mense di tutti i signori del Regno che siano di gusti raffinati; e il denaro circolerà  tra di noi, essendo l’articolo completamente di nostra produzione e lavorazione. I produttori regolari, oltre al guadagno di otto scellini buoni, ottenuti annualmente con la vendita dei bambini, si libereranno del peso di mantenerli dopo il primo anno di età . Si avrebbe un grande incoraggiamento al matrimonio; aumenterebbe la cura e la tenerezza delle madri per i bambini; e ben presto avremmo modo di vedere un’onesta emulazione fra le donne sposate nel portare al mercato il bambino piຠgrasso. Io non prevedo obiezione possibile alla mia proposta, a meno che non si insista nel dire che la popolazione del Regno in questo modo diminuirebbe notevolmente. Lo ammetto ben volentieri, e è questo, di fatto, uno degli scopi principali della mia proposta. Una proposta che, essendo interamente nuova, presenta alcunché di solido e di concreto, è di nessuna spesa e di poco disturbo e rientra pienamente nelle nostre possibilità  di attuazione. Stando le cose come stanno, come si potranno altrimenti trovare cibo e vestiti per centomila bocche e spalle inutili? Io invito quei politici, ai quali non garba il mio progetto, e che forse avranno il coraggio di azzardare una risposta, a andare a chiedere prima di tutto ai genitori di questi mortali se non pensino, oggi come oggi, che sarebbe stata una grande fortuna quella di essere andati in vendita come cibo di qualità  all’età  di un anno, alla maniera da me descritta, evitando cosà­ tutta una serie di disgrazie come quelle da loro patite, per l’oppressione dei padroni, l’impossibilità  di pagare l’affitto senza aver denaro o commerci di qualche sorta, la mancanza dei mezzi piຠelementari di sussistenza, di abitazione e di abiti per ripararsi dalle intemperie, con la prospettiva inevitabile di lasciare per sempre in eredità  alla loro discendenza questi medesimi triboli, se non peggiori.» Si noti che una politica siffatta, a differenza delle manovre attuali, garantirebbe a un tempo rigore di bilancio e crescita del prodotto pro capite.


Related Articles

La lobby delle medicine non paga la crisi nel Paese delle truffe

Loading

L’industria punta sulla tecnologia e taglia i venditori. La minaccia alla politica che vuole rinegoziare i prezzi
Occupazione a rischio se cambiano le regole

Milano, il piano-antisolitudine prende forma grazie ai “cittadini fattivi”

Loading

Si tratta di un gruppo di cittadini, ancora in formazione e aperto a tutti, decisi a offrire il loro tempo. Oggi l’incontro con l’assessore Majorino. L’obiettivo: “Sistematizzare il contributo spontaneo nato con il piano anti-freddo”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment