UN BICCHIERE TUTTO VUOTO

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Dal falso in bilancio al voto di scambio, dalle incandidabilità  all’auto riciclaggio sono davvero molti i provvedimenti efficaci che la ministra ha illustrato ieri ai senatori. Ma non presentando la sua legge, l’ha fatto promettendo leggi nuove. Perché tutto questo nell’anticorruzione che adesso passa alla camera non c’è. C’è invece un regalo ai magistrati fuori ruolo che potranno cumulare incarichi ancora per anni e anni. Tra loro un paio di ministri. Sobriamente, spiega di averci «messo la faccia». Un’espressione «che non ho mai usato in vita mia», dice Mario Monti, oggi atteso a Bruxelles dove arriverà  con in tasca il disegno di legge anticorruzione approvato al senato (lo aspetta la camera per il quarto, definitivo passaggio). Per il presidente del consiglio è «una legge seria» e «necessaria per la crescita». Racconta un aneddoto, dopo aver presenziato al senato nel momento in cui il governo ha deciso di chiudere otto mesi di discussioni ponendo la questione di fiducia. «Dall’emiro del Qatar – racconta Monti – mi sono sentito dire che il fattore che ha impedito investimenti in Italia è stata la corruzione». Ma la legge che è stata approvata ieri ha grossi limiti, l’ha riconosciuto implicitamente proprio il governo promettendo subito almeno un altro paio di interventi correttivi e integrativi. Per il futuro.
È stata la ministra Paola Severino dopo lunghissime mediazioni con il Pdl a riscrivere in parte il disegno di legge con un maxiemendamento sul quale ha poi chiesto la fiducia. Alla fine molte cose sono rimaste fuori da questo provvedimento, presentato originariamente dal governo Berlusconi, ministro Angelino Alfano. Non c’è il reato di auto riciclaggio (che si verifica quando chi si è procurato illecitamente una somma la reinveste). Non c’è il ripristino del falso in bilancio, cancellato da Tremonti nel 2002. Non c’è una norma efficace contro il voto di scambio. Non c’è la disciplina delle incandidabilità  per i condannati. Non c’è un nuovo regime delle prescrizioni, anzi per il reato di concussione è previsto un abbassamento della pena. E secondo quando pubblicato ieri dal Sole 24 ore, proprio a causa di questa riduzione rischia di saltare un processo su due. Berlusconi con il suo Ruby-gate, così come Penati e l’inchiesta sul sistema Sesto San Giovanni potrebbero beneficiarne.
Sul voto di scambio la ministra Severino ha promesso di intervenire. Ha chiesto però al parlamento di fare il primo passo: «Il governo sarà  pronto a seguire». Sull’incandidabilità  invece c’è una delega al governo nel maxiemendamento approvato ieri. Una delega lunga, anche se Severino ha promesso un provvedimento «tempestivo»: scadrà  entro un anno. Verosimilmente toccherà  al prossimo esecutivo esercitarla. Per superare il vincolo costituzionale della presunzione di innocenza fino a condanna definitiva, l’incandidabilità  (dal consiglio circoscrizionale all’europarlamento) è prevista come misura «temporanea» per i condannati solo in primo grado per reati gravi. L’incandidabilità  è estesa alla partecipazione al governo.
In tempi molto più rapidi, invece, l’esecutivo Monti promette di intervenire per risolvere la questione dei magistrati fuori ruolo. Che è diventato un problema dopo che a giugno a sorpresa la camera dei deputati aveva accolto un emendamento del Pd Giachetti (non condiviso dal partito) che introduceva un principio semplice: nessun magistrato poteva essere collocato fuori ruolo per ricoprire una incarico pubblico per più di 10 anni di cui solo 5 consecutivi. E non poteva cumulare lo stipendio di toga con quello del successivo incarico. La norma riscritta da Severino è invece molto meno stringente e non vieta più il cumulo delle indennità . Caduto il limite dei 5 anni consecutivi, i magistrati potranno restare fuori ruolo per altri dieci anni a partire dall’entrata in vigore della legge delega. Non avranno alcun limite i membri del governo, i componenti delle corti internazionali e i magistrati impegnati in cariche elettive. Le nuove norme interessano non più di 250 magistrati, quanti sono attualmente quelli collocati fuori ruolo. Tra loro almeno due ministri che hanno superato il limite dei dieci anni, Catricalà  e Patroni Griffi (il ministro che ha seguito con Severino la legge anticorruzione), e il segretario generale del Quirinale Marra. «Le eccezioni – ha detto la ministra Severino – sono dettate dal buon senso». Il deputato Giachetti stamattina spiegherà  perché ritiene la soluzione adottata con il consenso di tutti i gruppi parlamentari, anche quelli di opposizione, e grazie all’attivismo di molti magistrati ed ex magistrati parlamentari, una «barzelletta».
Ieri in serata il senato ha votato la fiducia al governo (la numero 39 per l’esecutivo, tra camera e senato), con 228 sì, 32 no e 2 astenuti. Una soglia tra le più basse, con molti assenti nel Pdl. Un po’ più numerosi i favorevoli nella votazione successiva, quella sul complesso del provvedimento: 256 grazie al sì della Lega nord.
I senatori dell’Italia dei valori hanno attacco il governo, Di Pietro ha giudicato la legge «un passo indietro». Una legge «anticorruzione di nome ma pro-corruzione di fatto» che «rappresenta un salto indietro di 80 anni, perché torna al codice Rocco». Codice che Severino ha un po’ a sorpresa difeso a spada tratta, anche se porta la firma del ministro fascista della giustizia. «Rappresenta ancora oggi – ha detto la guardasigilli – un faro di civiltà  giuridica». Certo «una volta epurato da alcune normative che erano legate al periodo fascista».


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