by Sergio Segio | 11 Ottobre 2012 10:05
Circa duemila gli innocenti fatti fuori per futili motivi negli ultimi otto anni, appena due gli agenti che (forse) pagheranno I primati “buoni” che la Giamaica detiene a livello mondiale, sia nell’atletica leggera che nella musica reggae, sono bilanciati in senso negativo da altri decisamente meno virtuosi; l’isola caraibica è “medaglia di bronzo” nella specialità degli ammazzamenti, subito dopo Messico e Colombia, con una media annua di omicidi ad opera delle gang criminali che oscilla tra i 1500/2000; ma se si considera le sue ridotte dimensioni (l’isola è più piccola della Sardegna) potrebbe tranquillamente aspirare al podio più alto.
Medaglia d’oro insanguinata
Il settore dove comunque vince incontrastata da decenni, almeno nei Caraibi, è quello degli omicidi perpetrati dalle forze dell’ordine. Solo negli ultimi otto anni, la Jcf (Jamaican Constabulary Force), acronimo che identifica la polizia giamaicana, ha fatto fuori circa duemila cittadini, di cui almeno la metà per futili motivi o addirittura vittime innocenti che si sono trovate nel posto e nel momento sbagliati.
Il picco più sanguinoso è stato raggiunto nel 2010, a seguito di una rivolta partita dai ghetti di Tivoli Gardens e Denham Town; come avviene a Scampia o in altre località a piacere della nostra Penisola, le fasce più miserabili della popolazione vivono tra i due fuochi della dittatura dei Don Corleone locali e della repressione poliziesca; in quell’anno funesto, i tumulti scoppiarono per proteggere la fuga del “Capo dei Capi”, Chris “Dudus” Coke, il quale, a causa della richiesta di estradizione fatta dagli Stati Uniti al governo dell’isola per crimini commessi sul suolo americano, aveva perduto l’immunità di cui godeva da anni grazie al leader del Jlp (Jamaican Labour Party) Bruce Golding, che aveva aiutato a vincere le elezioni e ad insediarsi come Primo Ministro nel 2007.
Altamente compromesso con il criminale, Golding per riacquistare credibilità con l’Amministrazione Obama, aveva dato il nullaosta alla caccia all’uomo, ma la resistenza armata dei suoi accoliti era riuscita a respingere l’irruzione di polizia ed esercito, infliggendo a questi notevoli perdite.
La repressione fu così feroce da intasare in poche ore l’obitorio di Kingston, la capitale giamaicana, fino al punto che le Forze Speciali trasportarono i cadaveri eccedenti nei cimiteri di campagna, lasciandoli insepolti a putrefare.
Più ferocia che professionalità
Domata la rivolta, la rappresaglia continuò fino a convincere la Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani, di cui la Giamaica aveva ratificato la Convenzione a differenza di Cuba, nell’imporre al governo di Golding una Commissione di Investigazione Indipendente, denominata Indecom, per indagare sui crimini commessi dalla polizia giamaicana.
La Jcf è, nella media almeno, un raro impasto di ferocia e scarsa preparazione professionale. Retaggio del regime coloniale britannico che ha sfruttato l’isola lungo i secoli fino alla cosiddetta indipendenza concessa il 6 Agosto del 1962, e di cui i successori rinnovano i fasti a livello economico tramite gli accordi-capestro del Commonwealth, la polizia dell’isola continua ad esercitare un potere quasi assoluto, pavoneggiandosi nelle obsolete uniformi coloniali che non sono cambiate di una virgola da quei tempi lontani.
Ancora oggi una parolaccia pronunciata davanti a un officer (agente) può causare la galera «per grave offesa nei confronti di Sua Maestà La Regina»; questo è scritto testualmente nel Codice Penale, lo stesso immutato dal 1655, anno della conquista della Giamaica da parte dell’Impero Britannico. Ma anche la morte è una possibilità , come vedremo.
L’ingresso della Indecom nel contesto civile dell’isola, provocò una serie di sabotaggi da parte sia della Polizia, che del Dpp, (Department of Public Prosecution) che corrisponde al nostro Pubblico Ministero. Tacciando i nuovi arrivati d’incompetenza territoriale, all’inizio la Dpp cercò di avocare a sé tutte le indagini nei confronti di abusi delle Forze dell’Ordine. Da parte sua il governo si guardò bene dal dotare la Indecom di tecnologie moderne, per cui fino a pochi giorni fa i suoi agenti, che girano comunque rigorosamente disarmati, non potevano utilizzare un proprio laboratorio balistico, né avere nei ranghi un esperto del ramo, e dovendo appoggiarsi a quello governativo, dopo due anni dall’insediamento attendono ancora i risultati delle perizie di tutti i casi da loro trattati.
Casi clamorosi insabbiati
Casi clamorosi di omicidi di cittadini indifesi sono stati insabbiati, e i poliziotti coinvolti rimangono liberi, previo il pagamento di una cauzione (bail) alle udienze, e in diversi frangenti questa non è stata neanche richiesta. Una grave trasgressione della legge; in teoria, tutti i casi di omicidio non dovrebbero usufruire di tale agevolazione. Ma la legge si sa, non è uguale per tutti, e tantomeno equipara i diritti di un povero cristo a quelli di un officer.
Nell’intervista a me concessa a giugno dal Commissioner della Indecom, Mr Terrence Williams, e trasmessa poi in tutta Italia da Radio Radicale l’11 luglio, la problematica principale emersa, era quella di non riuscire a sottoporre gli indagati a un processo per direttissima, e di non poter portare in giudizio prove inconfutabili per la mancanza di questo mezzo tecnico.
Malgrado ciò, il 25 luglio avviene un fatto clamoroso per la Giamaica: due agenti di servizio a Cristiana, un sobborgo vicino a Mandeville, capoluogo della provincia di Manchester, uccidono un presunto ladro che a loro dire li aveva attaccati con un machete. Ma una videocamera del negozio dove era avvenuto il furto, li inchioda mentre ammazzano a sangue freddo il disgraziato.
Buone notizie e un microscopio
La Indecom riesce a incriminarli per omicidio di primo grado e a farli processare per direttissima. Finalmente! È la prima volta in Giamaica che due poliziotti forse pagheranno per i loro crimini. E siccome a volte anche le buone notizie arrivano in coppia, come succede più frequentemente a quelle cattive, in settembre l’Agenzia di Mr. Williams riceve inaspettatamente il dono più ambito: un microscopio comparativo, strumento essenziale per i rilievi balistici, e addirittura un esperto balistico in carne e ossa, arrivato fresco fresco dal Regno Unito. Un gentile regalo del governo inglese, che così può iniziare a lavare la propria coscienza coloniale.
Due sono ancora i problemi che limitano l’azione dell’Agenzia:
1) Il programma di Protezione Testimoni, sia per i casi di corruzione che per gli omicidi perpetrati dai poliziotti; l’insufficienza del budget messo a disposizione della Indecom, nel quadro di una grave crisi economica che affligge l’isola, non permette di dotare tale programma di un servizio adeguato di vitto e alloggiamento per salvaguardare l’incolumità di questi; inoltre le dimensioni ridotte del territorio limitano fortemente gli spostamenti che sono fondamentali per far perdere le tracce dei testimoni in caso di tentativi dei bad cops di metterli a tacere per sempre.
2) Il problema delle planted weapons. Quando qualcuno è ucciso dalla polizia, che non sia un vecchio o un bambino, gli investigatori spesso rinvengono armi sul luogo del delitto, attribuite poi al morto; nella maggior parte dei casi si tratta di vecchi revolver obsoleti, oppure macheti e coltellacci.
Nel gennaio del 2006, il quotidiano The Gleaner, il primo a livello nazionale, pubblicò una clamorosa inchiesta corredata da testimonianze di ex poliziotti, che asserivano essere una procedura normale da parte delle Forze Speciali, quella di “piantare” vicino al cadavere di un morto ammazzato, un’arma che attribuisse l’omicidio a una legittima reazione da parte delle forze dell’ordine. Pratica che la polizia giamaicana ha copiato dai colleghi degli Stati Uniti. A quei tempi era Soprintendente delle Forze Speciali il famigerato Reneto Adams, ben noto ad Amnesty International per una serie di omicidi a sangue freddo, culminati nella strage di Braeton Hills, un ghetto di Kingston dove dal 13 al 15 gennaio 2002 furono assassinati 27 sospetti; prelevati dalle loro abitazioni, vennero finiti con un colpo alla nuca tipo execution style, per dare un esempio ai delinquenti della comunità .
Amnesty possiede ancora un file aperto su questo signore, classificato come «crimini contro l’umanità ». Gli operatori dell’agenzia furono cacciati l’anno successivo, per «ingerenza illecita negli affari interni della Giamaica». E Mr. Adams se la cavò anche dopo l’inchiesta del Gleaner, grazie alla grande popolarità di cui gode ancora oggi presso i benpensanti dell’isola; alcuni di loro erano soliti anche battezzare i propri cani da guardia con il nome di Reneto, per cui vi lascio immaginare il resto del contesto…
Oggi “Bad Cop”, ritiratosi dalla polizia, dirige un’agenzia di guardie private, e continua a sbraitare sui giornali; la sua ultima dichiarazione: «In Africa, dove sono stato, tagliano le mani ai ladri, e questo spesso basta come deterrente… Una legge simile dovrebbe essere promulgata anche in Giamaica» (The Gleaner, 30/09/2012).
Finora gli unici poliziotti incriminati in tanti anni di mattanza, sono i due agenti di Mandeville, e solo grazie all’aiuto occasionale di una telecamera.
Le istituzioni nemiche
Ora, solo lo sforzo congiunto di più organismi locali e internazionali può restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni che finora essi sentono come nemiche ed estranee alla loro vita civile. La polizia quaggiù, tra l’altro, ha un bassissimo rating di casi risolti, quando tratta indagini relative a degli omicidi.
Recentemente abbiamo avuto la “fortuna” di assistere con una mia conoscente a uno dei loro rilievi, alcuni giorni fa a Ocho Rios. Aldilà della striscia gialla della crime scene di un morto ammazzato, gli agenti si muovevano senza attenzione, calpestando le pozze di sangue e omettendo la routine di base di misurazioni e impronte digitali, prima che il cadavere fosse portato via.
La mancanza di professionalità è la prima causa degli eccessi della legge e della morte di tanti innocenti.
**************
L’AUTORE DELL’ARTICOLO
Caraibi non oleografici. Un paradiso “dark”
Flavio Bacchetta è un fotogiornalista freelance, vive in Giamaica da dove collabora con vari periodici (anche on line) e quotidiani. Quello pubblicato oggi è il suo quarto reportage per il manifesto. È convinto che «il lato “dark” dei Caraibi oscura quello oleografico dell’immaginario collettivo; basti pensare ai flagelli biblici che incombono su Haiti, falcidiata da regimi sanguinari, uragani, terremoto ed epidemie, e la Repubblica Dominicana, che si dibatte nella miseria tra prostituzione e alcolismo, mentre compagnie straniere accumulano profitti grazie a mega resorts tipo La Romana nei pressi di Santo Domingo». Il suo motto: «Fino a quando vivrò qua, non smetterò di scrivere a proposito… è l’unico modo per conservare il mio equilibrio mentale».
****************
CRONOLOGIA – Dopo la rivolta dei ghetti nel 2010 Troppi poliziotti-killer sulla scena del crimine
Una serie di omicidi “polizieschi”, scelti tra i più cruenti, in ordine cronologico, avvenuti dopo la rivolta del 2010. Alcuni dei giamaicani uccisi erano imparentati con cittadini italiani residenti quaggiù: la comunità italiana in Giamaica si compone di circa un migliaio di individui, quasi tutti sposati con i locali e con figli a carico.
Agosto 2010 – A Buckfield, quartiere di Ocho Rios, la polizia riceve una chiamata che riguarda l’omicidio di una donna. Una pattuglia ferma un barbone che era solito aggirarsi nella zona. Comincia a bastonarlo senza pietà ; in fin di vita, il poveretto è poi finito a colpi di pistola da un detective in borghese. L’uomo risulta successivamente estraneo ai fatti. Un telefonino riprende la scena e la manda su YouTube. Davanti all’evidenza sono arrestati tre poliziotti; dopo un paio di settimane sono rilasciati e reintegrati in servizio.
Novembre 2010 – Mickey Hill, cognato di una cittadina italiana che lavora in un piccolo hotel di Negril, è fermato da una pattuglia inviata sul posto per una erronea segnalazione di armi rubate. Scambiando la busta nera della spesa di Mickey per le armi in questione, gli agenti gli sparano due colpi a bruciapelo fulminandolo, proprio mentre il ragazzo si accingeva a mostrare il contenuto su loro richiesta. È la prima indagine per la Indecom; l’Agenzia subisce sabotaggi continui dalla Dpp (vedi articolo a fianco, ndr), che alla fine riesce a strappargli il caso. Gli assassini non hanno mai pagato per il delitto e sono tuttora a piede libero.
8 Marzo 2012 – Le Forze Speciali celebrano la Festa della Donna con un’irruzione nel ghetto di Denham Town, alla ricerca di sospetti. In una sola mattinata uccidono 6 persone, con raffiche di M-16 a casaccio, che falciano una ragazzina di 12 anni, Nicketa Cameron, due anziani di 75 e 80 anni, e altri 3 passanti. Anche in questo caso nessuno degli agenti ha subito alcuna condanna, per l’assenza di reperti balistici. Alcuni giorni dopo, nella comunità di Cassava Piece, una donna di 50 anni, Diana Gordon, che tornava dal lavoro in bicicletta, viene fulminata da una raffica di mitra esplosa da un’agente di servizio. Un nuovo fatale equivoco.
E per chiudere in “bellezza” queste sanguinose Idi di Marzo, una studentessa di 16 anni, Vanessa Kirkland, iscritta alla scuola cattolica Immacolata di Kingston, viene uccisa da una pattuglia che aveva scambiato il taxi che la trasportava per un’auto rubata. La sua compagna di classe rimane ferita gravemente. Solo in questo mese 36 persone sono state uccise dalla polizia; tutti questi casi sono classificati come «incidenti collaterali».
Giugno 2012 – un ragazzo incensurato di 25 anni viene ucciso a Kingston durante un’irruzione di una pattuglia in una casa privata. La polizia sostiene di aver risposto al fuoco; un ferrovecchio è rinvenuto sulla scena del delitto, un obsoleto revolver Smith&Wesson; ovviamente mancando alla Indecom le perizie balistiche per stabilire calibro e traiettorie dei proiettili, è impossibile stabilire la dinamica dei fatti.
Nello stesso mese si verificano una decina di casi analoghi, tutti rimasti insoluti.
Agosto 2012 – Ancora a Buckfield, Ocho Rios; un taxista, Rohan Lewis, è ucciso da un poliziotto durante una banale disputa di soldi tra l’uomo e il suo meccanico (che è anche il mio meccanico, per cui non mi azzardo mai a chiedere credito). Un coltellino da due soldi, che l’agente sostiene l’uomo impugnasse, è rinvenuto sul luogo, senza riscontri di testimoni attendibili.
Settembre 2012 – Un minibus è fermato per un controllo in prossimità di Yallahs, St. Thomas. La gente è bloccata in piedi sotto il solleone per oltre una mezz’ora; una donna, Kayann Lamont, incinta di otto mesi, che viaggia in compagnia delle due sorelle, non ce la fa più e comincia a inveire; i poliziotti l’arrestano per «indecent language» e cercano di portarla via. La donna fa resistenza, e senza pensarci troppo, gli agenti le sparano a bruciapelo una serie di colpi, che uccidono lei, il nascituro, e feriscono gravemente le due sorelle.
La speranza è che la Indecom, in virtù delle nuove tecnologie acquisite, riesca a fare giustizia almeno su quest’ultimo atroce delitto.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/10/un-altro-record-nel-mondo/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.