Un agguato nel villaggio Cade in Afghanistan un altro soldato italiano

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Ha perso la vita in uno scontro a fuoco con i rivoltosi. Gli hanno sparato in mezzo alle case di un villaggio chiamato Siav, a circa 20 chilometri a ovest della base Lavaredo.
Da alcune settimane il controllo di tutta l’area ovest dell’Afghanistan è stato ceduto ai militari afghani. Ieri, però, i soldati afghani hanno chiesto un appoggio degli italiani per una missione che si apprestavano a compiere.
«Dovevano recarsi nel villaggio di Siav — spiega da Herat il maggiore degli alpini Mario Renna —. Avevano un appuntamento con i capi locali. Insieme con loro dovevano prendere accordi per garantire la sicurezza degli abitanti».
Nascosti fra le case del villaggio erano in agguato i rivoltosi, gli insorti, come vengono chiamati. Hanno atteso che la colonna di veicoli militari imboccasse le stradine interne e poi hanno sferrato un attacco improvviso. Poche raffiche, prima che scattasse la reazione dei militari. Ma, nonostante l’aggressione abbia avuto breve durata, l’effetto sorpresa ha provocato effetti tragici. Nella sparatoria un soldato afghano è crollato a terra morto. E quattro italiani del 2° reggimento alpini della brigata Taurinense sono rimasti feriti.
Le condizioni di uno dei quattro, il caporale Chierotti, sono apparse subito disperate. Lo hanno colpito allo stomaco e perdeva molto sangue. Nel giro di mezz’ora tutti e quattro i feriti sono stati ricoverati nell’ospedale di Farah. Tre dei militari non destavano alcuna preoccupazione e sono stati trattenuti a Farah, mentre Chierotti, che aveva perso conoscenza, è stato trasferito nell’ospedale americano Camp Bastion, dove lo hanno sottoposto a un intervento chirurgico.
Ma il tentativo di rianimarlo è risultato vano e alle 19.45 locali (17 e 15 in Italia) i medici lo hanno dichiarato morto. Sale così a 52 il numero dei militari italiani che hanno lasciato la vita in Afghanistan.
Lo scontro a fuoco di ieri è avvenuto alle 13 e 40 locali (le 11 e 10 in Italia). Gli aggressori sono stati respinti e i militari si sono distribuiti attorno al villaggio creando un cordone protettivo per salvaguardare l’incolumità  degli abitanti.
Gli alpini sono stati particolarmente sfortunati perché è raro che adesso si espongano in missioni pericolose. La fase cosiddetta di transizione, il passaggio delle consegne agli afghani, è stata completata agli inizi di settembre, quando gli italiani hanno lasciato l’ultimo fortino isolato in cui vivevano arroccati, e cioè la base di Bala Murghab, a nord di Herat.
Oltre al comando centrale di Herat, i militari italiani presidiano attualmente tre basi, a Bakwa, Shindand e Farah. Svolgono compiti addestrativi. Preparano gli afghani, li aiutano a dotarsi di un esercito efficiente che alla fine del 2014 dovrà  mantenere il controllo del Paese.


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