by Sergio Segio | 21 Ottobre 2012 23:00
NESSUNA punizione per Rajoy nella sua Galizia dove ieri il governatore uscente, Alberto Nuà±ez Feijà³o, è stato riconfermato alle elezioni regionali con una maggioranza assoluta anche più solida, tre seggi in più, di quella che aveva ottenuto nel 2009. Dove invece grazie al voto di ieri cambia tutto lo scenario è nell’altra regione spagnola chiamata ieri al rinnovo del parlamento regionale: i Paesi Baschi. Qui, dal 2009, era al governo una insolita coalizione formata dai socialisti e dalla destra, i popolari, che aveva mandato all’opposizione il Pnv, lo storico partito nazionalista basco. Dal voto di ieri socialisti e popolari escono malissimo travolti da una nuova ondata indipendentista. Il Pnv si conferma primo partito mentre l’area più radicale del nazionalismo ottiene con la formazione “Bildu” un risultato eccezionale: quasi il 25% dei voti e 21 seggi nel parlamento di Vitoria. I socialisti del “lehendakari” (il governatore in euskera, lingua nazionale dei baschi) uscente, Patxi Lopez, perdono nove seggi crollando da venticinque a sedici. Con i popolari, loro alleati nel governo uscente, che ne perdono tre e scendono a dieci. Un terremoto che modifica tutto il panorama regionale: ora i partiti nazionalisti (Pnv+Bildu) hanno il 60 per cento dei voti e con 48 seggi su 75 quasi i due terzi della rappresentanza parlamentare. Uno scenario che ricorda la situazione catalana dove insieme alla crisi economica crescono le spinte secessioniste.
Quello di Bildu, una formazione che tre anni fa non esisteva perché gli indipendentisti radicali erano fuorilegge, è il miglior risultato di sempre per un partito “vicino” all’Eta. Nel 1998, Euskal Herritarrok, l’ultima trasformazione (prima di Bildu) di Herri Batasuna, storico movimento fiancheggiatore del terrorismo basco, braccio politico del separatismo armato, aveva ottenuto poco più del dieci per cento dei voti. Gli osservatori spiegano l’exploit di Bildu proprio come una conseguenza della fine dell’Eta. Quelle che si sono svolte ieri nel Paese Basco sono state a tutti gli effetti le prime elezioni senza la minaccia degli omicidi mirati dei terroristi di “Euskadi Ta Askatasuna” (Paese Basco e Libertà ). Ragione che avrebbe convinto una parte dei nazionalisti a sostenere Bildu che si presenta come formazione separatista – molto più radicale del Pnv – ma pacifica. Così nei Paesi Baschi assistiamo ad una evoluzione politica simile nella sostanza a quella della Catalogna con i fantasmi secessionisti che possono prendere sempre più corpo.
Per Mariano Rajoy, presidente del governo spagnolo, il risultato della Galizia, storico bastione dei Popolari, è un gran sospiro di sollievo. Nonostante la crescita sostenuta dell’astensione, la conferma della maggioranza assoluta è un segnale positivo anche per il governo centrale. Un po’ come Rajoy, anche Feijà³o è arrivato al governo promettendo lotta alla disoccupazione e ripresa economica.
E poi, come Rajoy, è stato costretto a tagliare il budget regionale e a scelte economiche dure per evitare il fallimento. Proprio i timori per le elezioni in Galizia, la regione dov’è nato, e cresciuto politicamente come Fraga, il fondatore del Partido Popular, sono stati la ragione principale del rifiuto di Rajoy a chiedere finora il soccorso del Fondo salvastati europeo per la Spagna. Perdere la Galizia per Rajoy avrebbe significato un forte indebolimento suo personale all’interno del partito. Chi esce con le ossa rotta dal voto in Galizia, dove perdono sette seggi, e nei Paesi Baschi dove ne perdono nove, sono i socialisti del Psoe di Rubalcaba. La pesante sconfitta nelle due regioni può aprire anche una crisi a livello nazionale mettendo in discussione il futuro dell’attuale segretario socialista.
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