Torino, inchiesta sugli appalti del Comune
TORINO — Come in una spy story tutto è raccolto in un cd: più di seimila operazioni fatte tra il 2006 e il 2011. Affidamenti di incarichi. La settimana scorsa l’assessore del comune di Torino, Maria Cristina Spinosa, aveva portato il cd in commissione Controllo di gestione senza immaginare di dare l’avvio ad un’inchiesta giudiziaria. Ora è stato acquisito dal pool Reati contro la pubblica amministrazione della Procura della Repubblica di Torino e affidato agli analisti della Guardia di Finanza.
A sollevare perplessità era stata la serie di incarichi, in tutto 48 mila euro, dati senza ricorrere a gare. In particolare due di questi sono affidati direttamente da Anna Martina, dirigente del settore Cultura, promozione e turismo sino alla scorsa primavera, alla Punto Rec Studios, società di registrazione fondata dal figlio, Marco Barberis. Già l’anno scorso, d’altronde, i rapporti di lavoro della potente dirigente, che ha curato eventi come le Olimpiadi del 2006, con i famigliari avevano
sollevato imbarazzo e polemiche nell’ambito politico. In occasione della celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia molti avevano criticato il fatto che Martina, responsabile delle manifestazioni nelle ex Ogr, lavorasse fianco a fianco con il marito, Walter Barberis, storico, segretario dell’Einaudi e curatore della mostra «Fare gli italiani». E anche il figlio Marco ha avuto indirettamente commesse.
«Abbiamo acquisito il cd in questione e di conseguenza aperto un fascicolo a modello K — ammette Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino — il che significa che allo stato degli atti non ci sono né ipotesi di reato, né indagati». Il sindaco Piero Fassino non si mostra preoccupato: «Anche questa vicenda — sottolinea — dimostrerà che la macchina organizzativa opera nel rispetto delle leggi e in assoluta trasparenza. Ben vengano gli accertamenti della magistratura dai quali certamente emergerà la trasparenza dell’operato del Comune».
Il sindaco però aveva già dato mandato al city manager Cesare Vaciago di aprire un’inchiesta disciplinare sulla dirigente. «Esiste una responsabilità soggettiva — ha spiegato Fassino — la dottoressa Martina ha violato uno degli articolo del codice di comportamento dei dipendenti pubblici che prevede di astenersi da atti che interessino parenti». La dirigente del Comune si dice serena: «Ho solo fatto un errore, non mi dimetto, non ho mai avvantaggiato mio figlio».
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