“Tasse-confisca per le imprese: pagano il 68%”

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CAPRI â€” I Giovani di Confindustria vanno all’opposizione. Denunciano un livello di tassazione e contribuzione che si è trasformato in una «confisca»: per le imprese quest’anno sarà  superiore al 68 %. E più che l’antipolitica coltivano un sentimento contro i partiti. «Via i ladri, gli ignoranti e gli incapaci. Perché anche la mancata vigilanza è una colpa», dice Jacopo Morelli, presidente degli industriali junior, aprendo i lavori del convegno annuale di Capri. Toni forti, molto forti. Morelli ricorda che a giugno, a Santa Margherita Ligure sempre al convegno dei Giovani, tre esponenti della “strana maggioranza”, e cioè Angelino Alfano, Enrico Letta e Pier Ferdinando Casini, promisero che in un mese avrebbero fatto la riforma della legge elettorale. Quella legge non c’è ancora. Di mesi ne sono passati circa quattro. Morelli: «Una classe politica che non mantiene le promesse, mentre chiede ai cittadini sacrifici continui, è indegna». «Il tempo della pazienza — aggiunge — è finito». Ascolta, in prima fila, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Non fa parte di quella classe politica che qui a Capri questa volta non è stata nemmeno invitata. Ci tiene il ministro a ricordare la funzione tecnica del governo di cui invece fa parte. Governo di emergenza, per evitare il baratro del default, per evitare di non pagare più pensioni e stipendi pubblici. Governo — dice — che ha fatto la riforma delle pensioni guardando alle future generazioni, senza più le «transizioni esasperatamente lunghe». Quelle che hanno sempre spaccato la platea tra lavoratori maturi (più tutelati) e lavoratori giovani (meno protetti) e mai raggiunto l’obiettivo di unificare le regole pensionistiche. Stesso approccio per il mercato del lavoro. E qui il ministro ripete con chiarezza «che se ci sono cose che non vanno, si possono cambiare». Tanto che i suoi uffici stanno già  lavorando per ridurre i tempi (la riforma li ha fissati tra i 60 e i 90 giorni) tra un contratto di lavoro a tempo determinato e il successivo rinnovo. «Vorrei convincervi che si tratta di una buona riforma», aggiunge la Fornero pensando probabilmente alle critiche mosse dal presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, più che a Morelli che, infatti, nella sua relazione non accenna neanche al nuovo mercato del lavoro.
E’ la crisi che è entrata «nella carne viva del tessuto produttivo» che occupa le sedici cartelle della relazione di Morelli. Che va all’attacco di una politica economica che con «misure brutali» (copyright del premier Mario Monti) ha evitato la catastrofe ma che ora rischia di alimentare solo la recessione. E’ arrivato a dirlo addirittura il Fondo monetario internazionale. «I cittadini non sono cavie. Ci pare invece, di assistere all’applicazione ostinata di teorie e ricette da laboratorio, politiche dimostratesi inefficaci». Lo dicono i numeri: duemila posti di lavoro persi ogni giorno, una vera desertificazione industriale con una riduzione del 20 % della base produttiva, l’impennata inarrestabile delle pressione fiscale e contributiva. Che fare? Ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese che reinvestono. Perché senza la ripresa dei consumi non ci sarà  crescita e occupazione. «Nelle politiche economiche messe in atto finora, concentrata interamente su tagli, sull’azzeramento del deficit e sull’abbattimento del debito, si rischia di scambiare i mezzi con il fine». Servono ricette keynesiane, insomma. Nemmeno i Giovani confindustriali sono più liberisti.


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