by Sergio Segio | 18 Ottobre 2012 7:52
Una donna, straniera. Un’europea. Ci sarà anche lei al tavolo delle trattative tra le Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc) e la delegazione del presidente Juan Manuel Santos che iniziano questo pomeriggio a Oslo. E’ l’ultimo colpo di scena del più vecchio movimento guerrigliero dell’America Latina. La carta che punta ad imprimere un carattere internazionale ad un negoziato da tutti giudicato «carico di speranze ma senza troppe aspettative ». Si chiama Tanja Nijmeijer, ha 34 anni, è nata a Groningen, nel nord dell’Olanda, si è laureata in lettere, conosce bene lo spagnolo e l’inglese. Dopo un viaggio in Colombia al seguito di una carovana della solidarietà ha deciso di tornare nel paese latinoamericano «decisa a fare qualcosa per la spaventosa diseguaglianza sociale tra ricchi e poveri». Dal 2000 ha lasciato tutto e tutti. Si è immersa nella selva amazzonica e ha raggiunto uno dei fronti dell’organizzazionearmata.
Di lei non si è saputo più nulla. Fino al 2007, quando dopo il bombardamento di una delle basi delle Farc l’esercito colombiano recuperò un pc ricco di informazioni e un diario scritto di pungo dalla ragazza. Un diario triste, pieno di dubbi sulla scelta compiuta e sugli ideali traditi. «Sono stanca di questa guerriglia», pensava Tanja, «stanca delle persone e della vita in comunità . La verità è che non ci credo più». Forse era solo un momento di crisi. Da 12 anni Tanja Nijmeijer, nome di battaglia Alexandra, continua a combattere. È stata accusata del sequestro di 3 contractor americani catturati il 13 febbraio del 2003 nella giungla amazzonica e liberati dall’esercito con Ingrid Betancourt. È considerata una abile consigliera e una preziosa interprete. Si è conquistata la fiducia di Rodrigo Londono Echeverri, alias Timoleòn Jimènez, meglio noto come Timochenko, attuale capo delle Farc dopo la morte del fondatore Manuel Marulanda Vèlez, Tirofijo, e del suo successore Guillermo Leòn Sà enz, detto Alfonso Cano.
Ci sono voluti 16 mesi di contatti e colloqui segreti, tra Venezuela e Cuba, per raggiungere un accordo di base. Uno degli artefici è stato l’attuale presidente della Colombia che ai tempi di Uribe era ministro della Difesa. Eletto tra le fila dei conservatori, Manuel Santos ha fatto delle scelte da vero liberale. Si è reso conto che per conquistarsi un posto nei libri di storia doveva riuscire dove altri avevano fallito. Ha riannodato il filo dei contatti con le Farc, ormai indebolite e con un esercito di soli 8.000 soldati. Ha steso un programma di negoziati in cinque punti, li ha discussi tra febbraio e agosto scorso a Cuba, ha annunciato l’inizio di una trattativa di pace. È il quarto tentativo in 30 anni. Per riuscire a centrare l’obiettivo non ha posto limiti di tempo. Si tratta di discutere temi con un forte impatto politico e affrontare aspetti giuridici complessi. Dallo sviluppo rurale, con la restituzione delle terre a milioni di persone sfollate dalla lunga guerra, all’inserimento nella vita politica legale dei combattenti. Dalla fine delle ostilità , al traffico di droga: principale fonte di finanziamento delle Farc. Fino al capitolo degli indennizzi e della giustizia per le vittime. In quasi 48 anni di guerra civile (le Farc sono nate nel 1964) sono morte oltre 300 mila persone.
Il presidente Santos si è voluto garantire l’appoggio di chi ha combattuto e perso più uomini in questi decenni. Della delegazione governativa fanno parte due militari dell’ala dura: il generale della polizia Oscar Naranjo, apprezzato dagli Usa, e il generale dell’esercito Jorge Enrique Mora. Saranno affiancati da Humberto de la Calle Lombana, ex ministro degli Interni, da Luis Carlos Villegas, presidente della Confindustria, da Frank Pearl, ex commissario per la pace che assieme a Sergio Jamarillo, ex ministro della Difesa, ha portato avanti i colloqui preliminari a Cuba.
Le Farc schierano i due capi militari Pablo Catatumbo e Mauricio Jaramillo, il loro ministro degli Esteri Rodrigo Granda, il capo della segreteria generale Ivan Marquez e il suo vice José Santrich. Non è stato facile raggiungere Oslo: sono tutti colpiti da ordine di cattura. La Colombia ha sospeso i provvedimenti e l’Interpol ha dato via libera. Ieri le due delegazioni si sono incontrare in un albergo a 100 chilometri dalla capitale norvegese. Oggi ci sarà l’annuncio dell’inizio dei negoziati che poi si sposteranno a Cuba. Lì sarà presente anche Tanja Nijmeijer. Tra attese, speranze, scetticismo e molta abilità diplomatica. L’obiettivo è la pace. La vogliono tutti. Per primi i colombiani.
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