Stretta sulle Regioni La prova del fuoco per la Corte dei conti

by Sergio Segio | 6 Ottobre 2012 6:18

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È pur vero che non c’erano molte alternative. Lo scandalo del consiglio regionale del Lazio, dove i ricchissimi fondi destinati ai gruppi politici venivano usati anche per auto di lusso, cene pantagrueliche o costosi regalini, ha chiarito al di là  degli aspetti penali la necessità  di stringere molti bulloni. Sganciata da ogni controllo centrale, la spesa delle Regioni è andata in orbita e a dieci anni dalla riforma del titolo V della Costituzione ci siamo ritrovati non soltanto con i vari «Batman», il soprannome del consigliere laziale inquisito per quei fatti, sparsi in giro per l’Italia, ma con apparati obesi, inefficienti e costosissimi.
Si poteva fare prima? Forse si doveva, senza aspettare che la situazione precipitasse. Anche perché le avvisaglie c’erano proprio tutte, e la stessa Corte dei conti qualche segnale l’aveva mandato. Adesso, piuttosto, sorge un altro problema. Riusciranno le sezioni regionali della magistratura contabile a reggere tutto questo peso? Di più: oltre a materiale umano sufficiente, avranno capacità  e competenze adeguate? E resta il nodo dei poteri, dovranno aumentare?
A dimostrazione di quanto tali interrogativi siano fondati, è stato convocato per martedì un vertice con i dirigenti centrali, i magistrati e i direttori degli uffici regionali per adottare misure organizzative immediate.
La Corte dei conti è una struttura di 2.968 persone che ha 21 sedi regionali e costa quest’anno 331 milioni. A fronte di un organico previsto di 607 magistrati (oltre al presidente), ce ne sono effettivamente in servizio 453. Ne mancano 154: il 25,3 per cento. Nel totale è compreso anche un certo numero di consiglieri diventati magistrati per nomina governativa. Lotto nel quale troviamo funzionari pubblici di rilievo giunti a fine carriera, ex prefetti, ex generali della Finanza…
Le carenze più evidenti riguardano il centro, dove i magistrati in servizio sono 114 sui 172 previsti, mentre nelle sedi regionali i posti vacanti sono 96 su 435, con il risultato che i giudici contabili operativi sono 339. Quelli destinati ai controlli locali sono però 135.
Certo, si può pescare anche negli altri serbatoi, per esempio in quello dei magistrati che si occupano di un argomento come quello delle pensioni: ormai in via di esaurimento con le uniche eccezioni della Sicilia e della Campania. E il Tesoro ha dato la propria disponibilità  per far affiancare il personale della Corte a livello regionale da finanzieri e dipendenti della Ragioneria generale dello Stato. La faccenda degli organici resta comunque non facile. Come quella delle competenze.
Giampaolino può comunque leccarsi i baffi. Per la sua Corte dei conti, dopo anni passati a scongiurare manovre di corridoio che ciclicamente hanno tentato di spuntarle le unghie, è indubbiamente una rivincita. Anche se arrivata dopo un paio di batoste. La più recente, la decisione della Camera di affidare i conti dei gruppi parlamentari a società  di revisione private. Cosa che non piace alla magistratura contabile, la quale a prendersi l’incombenza ci aveva fatto pure un pensierino.
Prima ancora c’era stato il mezzo pasticcio, che ora rischia di diventare un pasticcio intero, del comitato per controllare i bilanci dei partiti previsto dalla nuova legge sul finanziamento pubblico approvata sull’onda degli scandali dei tesorieri della Margherita e della Lega Nord. Logica avrebbe voluto che l’incarico venisse attribuito proprio alla Corte dei conti, cui la Costituzione affida il compito di vigilare sull’uso dei fondi pubblici: il denaro che maneggiano i politici non è forse dei contribuenti? Forse la logica, ma non i partiti né le altre magistrature. Ne è venuto così fuori un organismo composto da cinque persone: tre magistrati contabili, un consigliere di Stato e uno della Cassazione. Con la tacita intesa che (per imperscrutabili ragioni) il presidente toccherebbe al consiglio di Stato. Si parla di Claudio Boccia, entrato un anno fa a palazzo Spada per nomina governativa dopo che per dieci anni era stato vice segretario generale della Camera. Al vertice dell’organismo designato a verificare i bilanci dei partiti, un ex alto funzionario che con i rappresentanti degli stessi partiti ha coabitato una vita. Chi meglio di lui?

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