Scioglimento per le Regioni inadempienti

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ROMA — Pareggio di bilancio anche per gli enti locali, tagliate 600 poltrone nei consigli regionali, abolizione dei vitalizi e pensioni col sistema contributivo, tracciabilità  delle spese dei gruppi consiliari, controlli preventivi sugli atti di spesa da parte della Corte dei Conti, della Ragioneria dello Stato e della Guardia di Finanza, espulsione per dieci anni dalla vita pubblica per sindaci e governatori responsabili di dissesti finanziari. E ancora: scioglimento dei consigli regionali che si rifiutino di adempiere ai tagli previsti. Multe salate agli amministratori che sgarrano mentre per le Regioni inadempienti si potrà  arrivare al taglio dell’80% dei trasferimenti erariali ad eccezione di sanità  e trasporto pubblico locale. È finita la pacchia per gli spendaccioni del denaro pubblico e gli scandalosi casi Fiorito-Daccò non dovrebbero ripetersi più. Il governo ha dato il via libera al decreto legge sui tagli alla politica introducendo una serie di paletti senza precedenti sull’onda dell’indignazione popolare. E ha prorogato fino al 30 giugno la riscossione dei tributi locali da parte di Equitalia in attesa di una riforma.
Il presidente del Consiglio Mario Monti usa parole misurate, ma è deciso ad agire in profondità . E ringrazia anche le Regioni per la collaborazione. Un passaggio questo politicamente molto importante, teso a evitare ogni scontro con le autonomie locali. «Il decreto va nella direzione che le Regioni hanno proposto e indicato», ha affermato il presidente della Conferenza dei governatori Vasco Errani anticipando che «se questo verrà  confermato non ci sarà  alcuna impugnativa». Meno soddisfatti i sindaci. «Non ci sottraiamo alle responsabilità  che per forza si devono avere quando si gestisce denaro pubblico — commenta con un certo sarcasmo Graziano Delrio, presidente Anci (Associazione nazionale comuni italiani) — però mi chiedo se non sarebbe il caso di sanzionare allo stesso modo quei ministri che hanno portato il debito italiano a quasi 2 mila miliardi».
Il giro di vite arriva per tutti gli amministratori locali. Sindaci e presidenti di Provincia o Regione responsabili di dissesti finanziari non si potranno candidare per dieci anni e dovranno pagare mega multe. Sarà  la Corte dei Conti a imporre una sanzione da 5 a 20 volte la retribuzione percepita al momento della violazione. Nel lungo comunicato diffuso alla fine del Consiglio dei ministri si precisa che tutti gli amministratori pubblici «dovranno pubblicare sul sito internet di appartenenza redditi e patrimonio». «La stessa trasparenza che ha introdotto per sé il governo» ha voluto ricordare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà . Scure anche sui compensi degli assessori e consiglieri che saranno regolati sul livello della Regione più virtuosa e stabiliti dalla Conferenza Stato-Regioni entro il termine perentorio del 30 ottobre. Stesso termine per calcolare i finanziamenti pubblici in favore dei gruppi che comunque saranno tagliati del 50% e che, dice Catricalà , saranno sottoposti a meccanismo di tracciabilità .
Nel mirino finiscono anche le società  partecipate degli enti locali e i bilanci dei Comuni di oltre 5 mila abitanti: per tutti si avvia un «controllo strategico» per verificare l’attuazione dei programmi. In prospettiva, la conferma che il governo entro breve presenterà  una legge costituzionale per riesaminare la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni maldestramente modificate con il nuovo Titolo V. Infine, approvato un regolamento per la riduzione degli organici delle forze armate da 190 mila a 170 mila unità .
Roberto Bagnoli


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