Schiacciato dal locomotore Anche così uccide l’Ilva

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Il corpo è stato trovato ai piedi di un locomotore nei pressi di uno dei moli interni al recinto dello stabilimento. Sono le 8,45: il 29enne Marsella sta lavorando nel reparto Mof (Movimento ferroviario) quando all’improvviso resta schiacciato durante le operazioni di aggancio della motrice ai vagoni, riportando gravissime lesioni interne al torace e la frattura del femore. A soccorrere Marsella sul luogo dell’incidente, sono stati alcuni colleghi che operano nella stessa area. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi all’arrivo dell’ambulanza del 118, che ha trasportato d’urgenza l’operaio all’ospedale Santissima Annunziata. Ma per Marsella non c’è stato nulla da fare: il 29enne è deceduto poco dopo il ricovero.
La Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta. Il locomotore è stato posto sotto sequestro per consentire di ricostruire la dinamica: sul luogo dell’incidente si è recato anche il procuratore capo, Franco Sebastio, titolare dell’inchiesta sull’Ilva per disastro ambientale doloso. Immediata la reazione dei sindacati: le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm, con le rappresentanze sindacali unitarie di stabilimento, hanno infatti proclamato uno sciopero immediato che terminerà  alle 7 di questa mattina. «Fim, Fiom e Uilm – è detto in una nota congiunta – chiedono a tutti gli enti preposti di fare chiarezza sull’ennesimo infortunio mortale che ha coinvolto un altro giovane lavoratore». Le organizzazioni sindacali hanno inoltre espresso «la propria vicinanza ai famigliari del lavoratore scomparso». Alcuni lavoratori hanno improvvisato un sit-in sotto la sede la prefettura di Taranto: si tratta dei dipendenti che aderiscono al Comitato di «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti», di cui fanno parte diversi dipendenti dell’Ilva. I lavoratori hanno chiesto di incontrare il prefetto, Claudio Sammartino, per discutere delle problematiche sulla sicurezza all’interno dello stabilimento siderurgico dopo l’incidente.
La direzione aziendale dell’Ilva ha invece deciso di sospendere le attività  dello stabilimento, relative al primo turno, in segno di cordoglio, per la prima volta nella sua storia. In una nota la direzione aziendale, dopo aver espresso ai familiari cordoglio, ha precisato che che fornirà  agli inquirenti tutto il supporto necessario per fare chiarezza sull’accaduto. Era dal lontano dicembre 2008 che non si verificava un incidente mortale all’Ilva di Taranto. Allora, a perdere la vita fu un operaio polacco, Jan Zygmunt Paurovicz, di 54 anni, dipendente di una ditta dell’appalto, che precipitò da un ponteggio allestito nell’altoforno 4. Con quella di Claudio Marsella, salgono a 45 le morti degli operai avvenute all’interno dell’Ilva di Taranto dal 1993: un record di cui nessuno dovrebbe andare orgoglioso.
Le morti bianche all’interno del siderurgico tarantino, sono avvenute per le cause più diverse: molti gli operai deceduti in seguito a rovinose cadute da ponteggi di impianti, a esplosioni di macchinari o al crollo di gru o perché colpiti da pesanti bramme o schegge di materiali; altri sono invece morti per aver inalato gas nel corso di lavori di manutenzione. Molto più difficile, invece, quantificare gli incidenti che negli anni hanno causato il ferimento o l’ustione di centinaia di operai. In molti però, ricordano ancora quanto accadde all’operaio tarantino Saverio Paracolli, di 45 anni, morto il 10 aprile 2004 dopo sette giorni di agonia per un incidente avvenuto nel reparto Tubificio 1: Paracolli rimase incastrato fra un tubo e un’apparecchiatura. Curiosità  interessante e che deve far riflettere: l’Ilva nel 2011 ha ottenuto per il secondo anno consecutivo il «Premio Missione Sicurezza». Mentre in un convegno di studi – «Capitale Umano d’Impresa, organizzazione e flessibilità » – fu assegnato allo stabilimento di Taranto il premio «Aldo Fabris» per le politiche aziendali in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.


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