Sangue e vendetta in Nigeria Un’altra strage in chiesa

by Sergio Segio | 29 Ottobre 2012 8:16

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Un funzionario del Nema (National Emergency Management Authority) ha confermato che i morti sono almeno 10 ma sul numero di feriti non ha voluto essere preciso: «Decine e decine, almeno un centinaio». Tra gli altri, in condizioni critiche, il sacerdote che stava officiando la messa.
Subito dopo l’attacco suicida è partita la rappresaglia dei cristiani. Armati di bastoni e machete bande di giovani hanno assalito i musulmani e i loro beni. Il guidatore di un mototaxi, creduto seguace dell’islam, è stato bloccato dalla folla inferocita: l’uomo prima è stato picchiato, poi gli è stata rovesciata addosso la sua moto con il serbatoio aperto. Una volta ben inzuppato di benzina, gli assalitori gli hanno dato fuoco. Non è stato l’unico a essere stato ucciso per vendetta, ma la polizia non ha voluto fornire altri dettagli.
Secondo padre Anthony Zaka, dell’arcidiocesi di Kaduna, il terrorista che ha devastato la chiesa doveva conoscere molto bene il posto. Probabilmente l’aveva visitato più volte perché ha scelto un angolo particolare dove immolarsi, per poter causare il maggior numero di vittime. Le chiese in Africa sono spesso in spazi aperti, in grandi parchi dove viene sistemato un altare. Così è quella di Kaduna, dedicata a Santa Rita.
L’attentatore suicida ha superato il cancello ed è entrato nel giardino. Ha poi parcheggiato in una zona che si sarebbe riempita di folla da lì a poco. E’ rimasto seduto in auto finché la gente non ha riempito tutto lo spazio disponibile e solo allora si è fatto saltare in aria.
«Cinque persone sono morte sul colpo — ha spiegato padre Zaka — e altre cinque in ospedale per le ferite. Temo che il bilancio potrebbe aumentare perché ci sono parecchi ricoverati in fin di vita».
Nessuno ha finora rivendicato l’attacco, ma fonti diplomatiche non hanno dubbi: «E’ da attribuire a Boko Haram», il gruppo islamista radicale che combatte il governo centrale del presidente Goodluck Jonathan.
Ma è sbagliato ridurre la violenza che sta sconvolgendo la Nigeria a una semplice guerra interreligiosa tra cristiani e musulmani. La crisi ha radici più profonde: corruzione, povertà , disoccupazione degrado anche ecologico.
La Nigeria è ricchissima di petrolio (ottavo produttore al mondo e primo africano) ma i proventi restano in mano a poche famiglie di miliardari. La scoperta di nuovi giacimenti a nord, nel bacino del lago Ciad ha moltiplicato i problemi. Sono troppe le mani rapaci che vogliono impadronirsi di quella fortuna. Leader senza scrupoli vogliono destabilizzare il Nord, plagiano i giovani disperati cui promettono lotta alla corruzione e alla miseria, opportunità  di lavoro e salvaguardia della natura e dell’ambiente.

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