SALVIAMO LE BIBLIOTECHE SONO I GRANAI DELLA CIVILTà€
“Per quelli che vivono in un palazzone, dove lo spazio è ridotto e la pace e il silenzio non sempre facili da trovare, una biblioteca è un paradiso”. Così scriveva Alan Bennett in un famoso articolo del 2011. Insieme a lui sono stati molti altri gli scrittori inglesi ad alzare la voce, tra cui Zadie Smith, contro i tagli al sistema bibliotecario pubblico. Il mio bibliotecario preferito si chiama Sandro Ghiani e, anche se lo non lo dice con queste parole, non la pensa molto diversamente da loro.
Per lui la biblioteca dove lavora (a Isili, in provincia di Cagliari) rappresenta un granaio, anzi, un monte granatico, un luogo in cui una volta si custodivano pubblicamente i cereali per garantire a tutti, ma specialmente ai poveri, la semina dei campi in tempo di carestia. Te li prestavano, il grano e l’orzo, e dopo il raccolto li dovevi restituire per reintegrare la scorta per gli altri, esattamente come si fa con i libri. Per Sandro e per i bibliotecari come lui la difesa delle biblioteche, intese proprio come granai di scambio, è diventata la battaglia prioritaria.
Quello che sta accadendo nel Regno Unito non è infatti diverso dalla situazione in Italia, dove negli ultimi anni le biblioteche si sono viste progressivamente dimezzare i fondi con conseguenze tragiche per il mantenimento del diritto alla lettura gratuita: senza denaro si perde il treno dell’adeguamento tecnologico, si smette di comprare nuovi libri, i bibliotecari che invecchiano non vengono sostituiti se non con personale precarizzato e l’accesso al prestito sta diventando sempre più difficile anche nelle grandi città .
Rispetto all’Inghilterra quel che manca è la visibilità altrettanto decisa della reazione del mondo intellettuale, che in Italia appare infinitamente più tiepido e lento a muoversi in difesa del diritto alla lettura. Giungono volonterose solidarietà personali, ma una resistenza organizzata stenta a vedersi.
«Stateci vicini voi scrittori», mi ha chiesto Sandro la primavera scorsa, quando presso la sua biblioteca si sono radunati tutti i bibliotecari sardi al grido «Difendiamo i nostri granai». Molti autori hanno risposto all’appello, ma soprattutto gli hanno risposto i lettori, decine di persone che sanno benissimo cosa perdono se viene loro a mancare il servizio prezioso delle biblioteche pubbliche. Io nelle biblioteche pubbliche ho conosciuto la gioia di leggere quando i libri non me li potevo ancora permettere, ci ho passato interi pomeriggi con gli amici a leggere i fumetti in una città che agli adolescenti che siamo stati non offriva (né offre ancora) altri spazi sicuri, ci ho preparato tutte le mie interrogazioni al liceo e dopo tutti i miei esami; infine in questi ultimi anni ci sono tornata soprattutto per incontrare i lettori, grazie a bibliotecari come Sandro che le biblioteche non hanno mai smesso di farmele trovare aperte e accoglienti. Gli ammini-stratori di ogni livello, se tutte queste cose le sanno, preferiscono non pensarci. Con le fabbriche che chiudono e gli operai che gridano con gli elmetti in mano sotto ai palazzi delle province e della regione, a nessun politico importa qualcosa se una biblioteca di provincia apre tre mezze giornate alla settimana per mancanza di personale.
La politica italiana ci sta dicendo da anni che la cultura è un lusso che possiamo permetterci solo quando abbiamo risolto tutti gli altri irrisolvibili scompensi. Allora non appaia strano vedere oggi che le biblioteche cominciano a difendersi da sole e a chiamare a raccolta intorno a sé il pacifico popolo dei lettori. Non appaia strano nemmeno vederle tendere la mano ad altri operatori, anche se meno istituzionali come librai e associazioni, per difendere insieme il diritto alla lettura e la sua diffusione con qualunque mezzo. Per questo oggi a Napoli per il Bibliopride ci sarà anche la rete di Lìberos con tutti i bibliotecari sardi: ci collegheremo in diretta telefonica dall’altra parte del mare, consapevoli che dove non arriva la lungimiranza di una politica miope, sarà la nostra capacità di fare rete a salvare i granai dei libri e quello che rappresentano.
La gente del libro non è un mondo con il forcone in mano, ma essere miti non significa essere disposti a farsi cancellare come se si fosse privi di valore.
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