“Salute senza barriere” per i detenuti di 9 carceri italiane

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ROMA – Seminari informativi e percorsi di formazione a distanza per gli operatori sanitari; monitoraggio della situazione delle carceri italiani a partire dall’applicazione della riforma del 2008; opuscoli informativi multilingue per i detenuti e un convegno finale per fare il punto sulla situazione della detenzione in Italia. Si chiama “Salute senza barriere”, il progetto finanziato dal Fei (Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi), proposto dal ministero dell’Interno e attuato da un partenariato composto dal ministero della Salute e dall’Inmp (Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti). Nell’ambito delle attività  di sensibilizzazione sulla riforma della medicina penitenziaria, l’Inmp ha inoltre firmato un protocollo d’intesa per la collaborazione con il Forum nazionale per la salute in carcere.

In tutto sono 9 gli istituti penitenziari che verranno coinvolti (3 al Nord, 3 al Centro e 3 al Sud). “Il progetto ha l’obiettivo di preparare i soggetti della pubblica amministrazione che hanno a che fare con la popolazione straniera – sottolinea Maria Corsaro del Dipartimento Politiche immigrazione e asilo del ministero dell’Interno – . L’investimento è di oltre 300 mila euro”. L’iniziativa si rivolge ai cittadini stranieri che costituiscono oltre il 30% della popolazione carceraria “con picchi che arrivano anche al 60% in alcuni istituti di pena della Lombardia. Questo crea diverse problematiche, come il diffondersi di alcune patologie come la Tbc – aggiunge Luigi Pagano vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – . Sono quindi importanti iniziative legate al diritto alla salute perché gli interventi e le funzionalità  sono ancora a macchia di leopardo”. Regioni come la Sicilia, infatti, non hanno ancora attuato il passaggio di competenze previsto dalla riforma carceraria.

“Garantire l’universalità  delle cure è un obiettivo rafforzabile, ma questo progetto non si limiterà  solo a fotografare la situazione delle regioni rispetto al passaggio delle competenze ma punterà  anche al trasferimento delle conoscenze – aggiunge Francesco Bevere direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute. Il rischio di contrarre malattie infettive per la popolazione carceraria è fino a venti volte superiore rispetto ai cittadini liberi, soprattutto per patologie come l’Hiv o l’epatite C, ricorda Concetta Mirisola, direttore generale dell’Inmp. “Alcune malattie come la tubercolosi, per esempio, sono in aumento – continua Mirisola –perché si contraggono per via aerea. Per i cittadini dell’Est invece vediamo un aumento dei casi di sifilide, ma anche di malattie sessualmente trasmissibili o legate all’abitudine di tatuarsi in carcere”. A questo tipo di malattie infettive “si aggiungono i casi di disagio psichico o mentale legati allo stress dell’ambiente carcerario– sottolinea Roberto Di Giovan Paolo, presidente del Forum salute in carcere – ma anche patologie legate all’alimentazione e alla digestione. La salute in carcere è un tema importante in cui c’è una grande responsabilità  della politica – continua –  i numeri della ex Cirielli, dell’inasprimento delle pene e della regolamentazione dell’immigrazione si vedono in questi istituti. Le misure securitarie non pagano, funzionano meglio le misure alternative”. (ec)

 

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