ROTTAMAZIONI DEMOCRATICHE

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Matteo Renzi è riuscito a cambiare le regole del gioco, ha ottenuto la modifica “ad personam” dello statuto, e da questo strappo con il suo camper tenterà  la rottamazione di quel che resta del Pd per sposare, senza se e senza ma, la continuità  con l’agenda di Monti. Sventolare questo esito come una scelta autonoma, come la vittoria della democrazia, ha il sapore di una trovata propagandistica.
Nelle stesse ore, come in un faccia a faccia a distanza, con un discorso contro i liberisti al governo del paese, il leader di Sel disegnava l’alternativa al montismo usando frasi a effetto («un new-deal dei beni comuni»), per rimarcare la sostanza di un’alternativa al patto di stabilità , alle regole dell’austerity. Rendendo così evidente, anche all’osservatore più ottimista, la difficoltà  di una convivenza in una futura alleanza di governo con chi invece quel patto e quelle regole è pronto a sottoscrivere. Tra i due litiganti, Renzi e Vendola, Bersani difficilmente potrà  godere. Diventare il punto centrale di equilibrio tra i giovani duellanti rischia di essere un’illusione con i giorni contati. E forse non è un caso se al programma comune di questo centrosinistra nessuno osa far cenno. Nessuno tranne una sinistra radicale dispersa e diffusa che si tira fuori dal gioco delle primarie e cerca una forma ancora diversa di rappresentanza, un arcipelago di movimenti (riunito ieri a Torino da Alba) che progetta liste “arancioni” sull’esempio felice dei nuovi sindaci, e insiste, assumendo la domanda della Fiom, sulla centralità  del lavoro e dell’ambiente come bussola per orientare la scelta dei suoi contenuti e dei suoi candidati.
Questi soggetti politici stanno giocando la loro partita dentro una crisi sociale e uno scenario europeo in continua evoluzione, nel bel mezzo di una devastante perdita di credibilità  della politica, di fronte a un elettorato che potrebbe terremotare tutti i partiti sulla scena. Più che dare un’immagine di vitalità  e di forza, questo week-end della sinistra ci restituisce tante debolezze. E quel «non ci ammazza più nessuno» suona piuttosto come un ultimo esorcismo.


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