Regione Lombardia, arrestato assessore di Formigoni per voto di scambio
Voto di scambio con la ’ndrangheta per un importante assessore pdl della Regione Lombardia presieduta da Roberto Formigoni. Il responsabile dell’assessorato alla Casa, Domenico Zambetti, 60 anni, è stato arrestato questa mattina a Milano dai carabinieri con l’accusa di aver comprato un pacchetto di 4.000 preferenze, decisivo per la sua elezione con 11.217 voti nelle regionali 2010, pagando 200.000 euro a due colletti bianchi della ’ndrangheta, uno esponente della cosca calabrese «Morabito-Bruzzaniti» di Africo (Giuseppe D’Agostino, gestore di locali notturni già condannato anni fa per traffico di droga nell’inchiesta sull’Ortomercato) e uno referente invece del clan «Mancuso» di Palmi, il gestore di negozi Costantino Eugenio: un tandem che a sua volta, oltre che all’hinterland milanese della famiglia «Barbaro-Papalia» di Platì, per investire sulla candidatura di Zambetti avrebbe attinto in parte a un bacino di preferenze nella disponibilità di Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, l’ex sondaggista di
Berlusconi condannato nel dicembre 2011 in primo grado a 7 anni per la bancarotta Hdc.
REGIONE FALCIDIATA – L’arresto segna il caso di maggior infiltrazione della ‘ndrangheta nella politica sinora svelato al Nord Italia dalle indagini. Zambetti, in Regione in passato responsabile dell’Ambiente e poi dell’Artigianato, è il quinto assessore delle varie giunte di Formigoni a essere arrestato, dopo Guido Bombarda (Formazione professionale), Piergianni Prosperini (Turismo), Franco Nicoli Cristiani (Ambiente, Commercio) e Massimo Ponzoni (Protezione civile, Ambiente). E in questo momento è anche il tredicesimo consigliere regionale dell’attuale assemblea (su 80) a finire sotto inchiesta.
SOLDI AI BOSS “IN DIRETTA” – Un’intercettazione ambientale, disposta dal pm Giuseppe D’Amico nell’automobile dei due ’ndranghetisti subito dopo l’incontro il 15 marzo 2011 tra uno di essi e Zambetti nell’Associazione culturale milanese dell’assessore «Centro e Libertà », secondo l’accusa documenta il pagamento appena avvenuto, da parte del politico ai boss, di una delle ultime rate (30.000 euro) della somma concordata al momento dell’accordo sui voti nel 2010.
ASSUNZIONI E APPALTI – L’assessore regionale alla Casa avrebbe anche fatto assumere la figlia di uno dei due ’ndranghetisti a termine all’Aler, l’ente case popolari, e promesso di attivarsi per far avere lavori a cooperative e ditte degli ’ndranghetisti: il gip milanese Alessandro Santangelo, estensore a Torino della sentenza-pilota Eternit sui morti per amianto, gli contesta i tre reati di «scambio elettorale politico-mafioso», «concorso esterno in associazione mafiosa» (ipotesi addebitata al pure destinatario di un ordine di arresto Ambrogio Crespi) e «corruzione» con l’aggravante di aver agevolato la ’ndrangheta.
MINACCE E RICATTI – L’inchiesta dei carabinieri ha monitorato anche tutta un serie di telefonate e lettere intimidatorie, foto e registrazioni con le quali gli ’ndranghetisti, in alcune fasi altalenanti del rapporto con il politico, contavano di richiamarlo all’ordine («ce l’abbiamo in pugno»), pena quello che nelle intercettazioni definiscono «il rimpasto degli accordi».
Luigi Ferrarella
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