Primarie, Vendola rilancia sulle regole “Voto aperto a tutti anche al ballottaggio”

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ROMA — Senza usare i toni di Renzi, Nichi Vendola si prepara a mettere un bel po’ di veti alla linea scelta da Bersani per le primarie. Questa è una settimana-chiave, si definiscono regole e programmi. Domani il leader di Sel, insieme agli altri alleati del centrosinistra, sarà  a Roma per incontrare le associazioni e la società  civile. È l’occasione per comunicare di persona al segretario del Pd che le restrizioni al voto non vanno bene, sono un filtro inaccettabile. E bisogna cambiare. «Non si capisce perché non può votare al secondo turno chi non ha votato al primo. Non ha senso», ripete da giorni il governatore pugliese. Il quale non si sente affatto sconfitto in partenza. Perciò punta alla massima apertura della competizione, anche al voto di opinione. Vuole pescare nel serbatoio di sinistra di Bersani e in quello nuovista di Renzi. In questo caso, il sindaco di Firenze è destinato a diventare un prezioso compagno di viaggio. Perché anche lui non si rassegna al blocco della preregistrazione tra il primo voto e il ballottaggio.
Dunque, Vendola e Renzi se ne sono dette di tutti i colori. «Non ho capito se Nichi si è candidato per dire le sue idee o per parlare male delle mie…», ha replicato ieri il sindaco di Firenze a Che tempo che fa.
Ma entrambi sono contrari alle rigidità  delle procedure votate dall’assemblea pd e possono trovarsi sulla stessa trincea. Come dire: l’assemblea democratica non si è affatto chiusa sabato, resta virtualmente convocata e deve portare a sviluppi diversi. Esattamente ciò che Rosy Bindi e i bersaniani Nico Stumpo e Maurizio Migliavacca vogliono evitare, forti del voto plebiscitario dello scorso week end. Bersani ha concesso uno spiraglio in più parlando domenica
di una bega che sarà  risolta con comodo. Vendola e Renzi però chiedono normalità , la strada maestra: voto aperto a tutti. E se il sindaco dice di fidarsi del segretario Pd («Mi fido, anche se potrò sembrare ingenuo», ha aggiunto) evidentemente i suoi fedelissimi la pensano diversamente. Il capo della sua campagna Roberto Reggi non si fida affatto. «Finora abbiamo tenuto i contatti a distanza con Migliavacca. Non basta più. Adesso voglio essere invitato formalmente
al tavolo delle primarie », annuncia Reggi, bellicoso e diffidente, all’Huffington Post Italia.
Enrico Letta cerca di calmare le acque. «Le primarie non sono una resa dei conti». Ma avverte Vendola: «Il Pd l’altro giorno ha votato la continuità  con il montismo ». Il leader di Sel non accetta questa impostazione e cercherà  di sfumare il ruolo dell’alleanza con i moderati nel Manifesto del centrosinistra. È un altro punto chiave. I montiani del Pd potranno accettare modifiche alla linea democratica nel senso di una critica radicale al governo tecnico? No, non potranno. E sono molto attenti alle mosse del governatore.
La partita dei due sfidanti principali comunque è già  cominciata. «Se vinco le primarie scatta un cambiamento profondo», promette Renzi. Sono i luogotenenti a far capire quale sarà  il clima da qui al giorno del voto. Stefano Fassina apre un altro fronte con Renzi. Lo accusa di copiare il programma del Pd. «Il suo progetto sulle donne e sugli asili nido è un plagio della conferenza del Lavoro del Pd e di altri documenti democratici», è l’attacco del responsabile economico del Pd. I fan del sindaco si scatenano sui social network: «Ma se copiamo il Pd come fanno a dire che siamo di destra». Il lettiano Francesco Boccia taglia corto con una piccola frecciata a Fassina: «Ma se accusiamo Renzi di plagio sul programma significa che Renzi è di sinistra? Bene, ora siamo tutti dalla stessa parte». Perciò adesso basta «litigare sul nulla. Bisogna smetterla con la rottamazione e le accuse di copiatura. Invece di rottamazione e plagio, parliamo di esodati e fondi per lo sviluppo».


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