Pressing europeo su Berlino “Basta veti, super-Bce a gennaio”
BRUXELLES – Italia, Francia e Spagna vogliono che la Germania lasci cadere i suoi veti sulla vigilanza bancaria europea in modo che la Bce possa cominciare ad esercitare la supervisione sulle principali banche già all’inizio dell’anno. «E’ necessario che prossimo vertice di ottobre spiani la strada verso un accordo definitivo prima della fine dell’anno sul sistema integrato di vigilanza bancaria affinché possa essere operativo dal gennaio prossimo», ha dichiarato ieri Mario Monti al termine di un incontro a La Valletta con il presidente francese, i primi ministri di Spagna, Portogallo e Malta, e il presidente della Commissione, Barroso.
La decisione di creare un sistema unico di vigilanza degli istituti finanziari, primo pilastro dell’Unione bancaria, era stato presa al vertice europeo di giugno. Ma, dopo le proposte operative presentate dalla Commissione a settembre, che prevedono di affidare la vigilanza alla Banca centrale europea, la Germania ha cominciato a frenare sul progetto. Berlino si oppone alla sua realizzazione in tempi brevi, chiede che venga limitato alle banche sistemiche e avanza dubbi sul fatto che la sorveglianza possa essere affidata alla Bce. Dal mini vertice di ieri, tenutosi a margine di un incontro con cinque Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, è venuta invece una forte sollecitazione a superare le resistenze tedesche e a procedere in tempi rapidissimi.
La supervisione unica è un passo fondamentale per consentire al fondo europeo Esm di finanziare direttamente le banche di un Paese senza che l’intervento venga addebitato sui conti pubblici del Paese stesso, come è successo con il prestito alle banche spagnole.
Anche se i capi di governo non lo hanno detto, è possibile che il compromesso necessario per ammorbidire le resistenze tedesche possa venire da un atteggiamento più disponibile di spagnoli e italiani sulla Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che Francia e Germania vogliono realizzare al più presto. Berlino e Parigi sono decise ad andare avanti con chi ci sta. Ma, secondo le regole europee, la cooperazione può scattare se ha l’appoggio di almeno nove Paesi. Finora l’iniziativa per una tassazione delle transazioni finanziari ha ottenuto il sostegno ufficiale di Germania, Francia, Belgio, Austria, Slovenia e Portogallo. Estonia e Grecia sarebbero disposte ad aderire portando il numero a otto. Ma senza il consenso di economie importanti, come quella italiana e spagnola, il progetto difficilmente potrà decollare.
Intanto continua il braccio di ferro tra la troika Ue e il governo greco sulla richiesta di Atene di una dilazione nel riaggiustamento dei conti pubblici. Il premier greco Samaras, nell’intervista ad un giornale tedesco, ha detto che il Paese ha fondi solo fino a novembre ed ha urgente bisogno di ricevere la nuova tranche di 31 miliardi del prestito accordatogli: «siamo nel momento più difficile della nostra storia, come in Germania verso la fine della repubblica di Weimar». Martedì la Merkel andrà in visita ad Atene per la prima volta dall’inizio della crisi. Ma sembra certo che al vertice di metà ottobre non si prenderanno decisioni, come del resto non si prenderanno decisioni sugli aiuti alla Spagna per far calare lo spread, che Madrid per ora non ritiene necessari.
La questione spread resta però al centro della crisi. Ieri l’agenzia Moody’s nella sua nota settimanale scrive che le possibilità di ripresa dell’economia europea «non registreranno un miglioramento significativo fino a quando i rendimenti dei titoli italiani e spagnoli non scenderanno di altri 150 punti ».
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