Piano tagli, scoperti altri 3,5 miliardi di sprechi

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ROMA — La nuova spending review che il commissario Enrico Bondi aveva annunciato per la fine di settembre, e definito il «redde rationem» contro gli sprechi, dovrebbe valere altri 3,5 miliardi di euro dopo i 4,5 individuati a luglio (solo per il 2012). Sarà  un po’ questo il cuore della manovra leggera da 10 miliardi che domani verrà  licenziata con la Legge di stabilità  in Consiglio dei ministri e che il governo vuol approvare in tempo per presentarla a Bruxelles entro lunedì. Mentre all’interno della delega fiscale si comincia a ragionare sulla possibilità  di alleggerire l’Irap per i professionisti privi di una struttura organizzativa e di dipendenti.
Settimana comunque decisiva per l’agenda economica del governo Monti: da questa mattina cominciano anche i round finali per arrivare all’intesa sulla produttività  tra le parti sociali che il premier ha chiesto di raggiungere entro il 18 ottobre. E nel primo pomeriggio di oggi il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, vedrà  i sindaci delle dieci più importanti città  italiane per avviare la discussione sulle nascenti aree metropolitane, ulteriore passo per un nuovo assetto amministrativo del Paese.
L’obiettivo principale del governo resta quello di evitare l’aumento di due punti dell’Iva congelato fino al prossimo 30 giugno per il quale occorre trovare circa 6,5 miliardi di euro. E forse era proprio questo il senso dell’uscita del Professore quando nei giorni scorsi aveva affermato che si poteva cominciare a individuare un percorso per alleggerire la pressione fiscale. Tra le altre cose in agenda nei prossimi giorni ricordiamo l’annunciato via libera (dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli) al pagamento dell’Iva per cassa per le imprese fino a 2 milioni di euro di fatturato e la riformulazione del regolamento per l’Imu nei casi di attività  mista (commerciale e no profit) negli stabili della Chiesa dopo lo stop da parte del Consiglio di Stato.
Ai dieci miliardi complessivi indicati nella Legge di stabilità  si arriva conteggiando un paio di miliardi necessari per la ricostruzione post terremoto in Emilia Romagna e un altro miliardo e mezzo tra finanziamento per gli ammortizzatori sociali e per detassare il salario di produttività . Per le risorse una fetta dovrebbe arrivare dal famoso Rapporto Giavazzi che disbosca i 40 miliardi di euro di contributi pubblici alle imprese. Consegnato a Palazzo Chigi il 3 luglio scorso, potrebbe vedere la luce proprio nei prossimi giorni. Altre risorse sono attese (a via XX Settembre si parla di circa 3 miliardi) da una revisione della giungla delle agevolazioni fiscali che complessivamente vale oltre 200 miliardi di euro.
Sul fronte produttività  quest’oggi sono previsti due incontri: uno tra le associazioni imprenditoriali per arrivare a una linea comune e poi un primo faccia a faccia tra Rete imprese e i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. Giovedì ci sarà  un vertice forse decisivo tra il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, il leader di Rete imprese Italia, Giorgio Guerrini, e i tre «generali» Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil). Lo schema dovrebbe essere quello di potenziare l’accordo del 28 giugno del 2011 per estendere la possibilità  di introdurre deroghe nei contratti aziendali. Confindustria ha già  portato a casa il contratto innovativo dei chimici, considerato una base per la nuova intesa. Susanna Camusso ieri ha ricordato che occorre proseguire sulla strada pilota dell’accordo di giugno coinvolgendo il governo «che non può continuare a chiamarsi fuori». Dentro la delega fiscale per la riforma, che in Parlamento ha un iter tutt’altro che tranquillo, il Sole 24 Ore ha anticipato che potrebbe arrivare prima del 2014 una boccata d’ossigeno per i «piccoli» grazie a un taglio selettivo dell’Irap in virtù di una sentenza della Corte di cassazione del 2010 che ha esonerato dal pagamento alcune categorie di imprenditori che si basano prevalentemente sul proprio lavoro. Ora si potrebbe estendere ai professionisti e alle mini imprese.
Roberto Bagnoli


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