Niente cambiali in bianco
È il frutto della forza delle cose, di una catastrofe sociale che è davanti agli occhi di tutti e che ha drammaticamente mostrato come sia scomparsa la moralità pubblica e privata. E così quella legge finisce con l’apparire quasi come una zattera sulla quale si rifugia una politica allo sbando, per sottrarsi a un’ondata che già la delegittima e che rischia di travolgerla. In democrazia, però, è buona cosa quando la reazione trova le vie istituzionali, quando l’opinione pubblica è capace di far sentire la sua voce non con sgangherati e pericolosi schiamazzi, ma richiamando ai loro doveri politica e istituzioni. Lo ha fatto questo giornale, raccogliendo adesioni che mostrano come intorno a questo tema capitale vi sia un consenso di fondo, che va ben oltre gli schieramenti politici. Lo hanno fatto don Luigi Ciotti, l’associazione Libera, il Gruppo Abele, impegnati nel contrasto quotidiano e pericoloso delle attività di corruzione. Il ministro della Giustizia ha certamente trovato, non solo conforto, ma sostegno concreto in iniziative che le offrono non una precaria sponda politica, ma una impegnativa adesione e sollecitazione.
Leggeremo il testo della legge, ne misureremo le parole e le virgole. Ma fin d’ora va detto che l’opinione pubblica non si appagherà di una etichetta. E già oggi possiamo e dobbiamo dire che le notizie disponibili ci parlano di un testo per troppi versi insoddisfacente. Certo, un tabù è rotto, un passo nella direzione giusta viene fatto. In che modo, però? Il risveglio dell’opinione pubblica non può in nessun modo essere inteso come una fiducia incondizionata, come un episodio destinato a chiudersi dopo che una legge, una qualsiasi legge, sarà approvata. Al contrario, è la manifestazione di una attenzione vigile, destinata a permanere nel tempo, a tradursi nella richiesta esigente di una continua resa di conti. Nessuno è disposto ad essere preso in giro, ad accettare favole come quella raccontata in questi giorni da chi ricorda che un disegno di legge in materia portava la firma dell’allora Guardasigilli Alfano. Se fosse stato approvato quel testo, nulla di serio sarebbe stato fatto contro la corruzione.
Indicare oggi, tempestivamente, i possibili o probabili limiti della legge ha un significato particolare. Vuol dire che la politica non può acquietarsi, non può dire all’opinione pubblica, e soprattutto a se stessa, che la questione è risolta. Deve piuttosto sottolineare, con sincerità e umiltà , che una questione difficile è stata sbloccata, che è stato avviato un cammino che dovrà necessariamente continuare, una volta che sul tema si possa tornare liberi dai condizionamenti, o ricatti, che rendono avvilenti alcuni aspetti di questa vicenda per molti versi positiva. Vi sono anche effetti illusionistici che devono essere messi in evidenza. Ad esempio, l’aumento di alcune pene per i corrotti può divenire una proclamazione vana se non vi sono gli strumenti adeguati per indagarli e perseguirli, come ancora accadrà se il falso in bilancio continuerà a non essere un reato. E la previsione di pene minori è la via regia perché possa intervenire la prescrizione.
La contraddizione più immediata e clamorosa, tuttavia, riguarda la riformulazione del reato di concussione, distinto in una concussione “per induzione” e una “per costrizione”. Era già stato opportunamente ricordato come la Corte di Cassazione abbia ben lavorato proprio sul terreno della concussione per induzione, sì che la nuova disciplina finirebbe con il restringere l’area di applicazione di questa figura di reato giocando sul tipo di vantaggio ricavato dall’autore della concussione. Questa norma è stata giustamente denominata “salva Ruby” (meglio: “salva Berlusconi”), “salva Penati”.
Ma bisogna sapere che sono imputati di concussione decine di parlamentari e intere schiere di amministratori locali. Come reagirebbe la seria e responsabile opinione pubblica, che si è mobilitata in questi giorni, se dovesse scoprire che un effetto della legge anticorruzione finirebbe con l’essere quello di mettere al riparo dalla sanzione penale proprio molti responsabili del degrado civile che stiamo vivendo?
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