by Sergio Segio | 8 Ottobre 2012 8:02
BERLINO — Ci siamo, il “secondo bazooka di Draghi”, come lo chiamano in molti, entra in funzione oggi. Tocca ai 17 ministri finanziari dell’Eurogruppo (i paesi aderenti all’unione monetaria) dare il via formale a Lussemburgo allo Esm, European stability mechanism.
Il nuovo fondo salva Stati, guidato dal tedesco Klaus Regling come il precedente Efsf con cui per qualche tempo coesisterà , vuole essere un nuovo, decisivo strumento di soccorso ai paesi in crisi, per stabilizzare definitivamente l’Eurozona insieme alla Banca centrale europea (Bce). I ministri delle Finanze dei 17 procederanno al versamento di 32 miliardi di euro di capitale del fondo salva Stati Esm, aprendo così il paracadute della zona dell’euro contro la crisi del debito sovrano. Il fondo sarà in condizioni di prestare 200 miliardi entro fine ottobre su una capacità totale di 500 miliardi. Il varo dello Esm, poche ore prima del viaggio della Cancelliera Angela Merkel ad Atene, è salutato da segnali d’apertura tedeschi: Mario Draghi è il miglior presidente possibile per la Bce, ha detto Joerg Asmussen, membro tedesco del direttorio della Eurotower.
Di fatto, cioè, egli rompe con la linea dura rigorista del suo collega tedesco nel board, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Su questo sfondo prende sempre più corpo l’idea di creare un bilancio dell’Eurozona, separato da quello della Ue a 27 membri. Avrebbe una dotazione iniziale di circa 20 miliardi, annuncia il
Financial Times Deutschland citando un paper confidenziale, uscito da consulti diplomatici riservati a Bruxelles. E il presidente dell’Eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker parla dello Esm come di «un risultato storico nel processo d’integrazione europea ».
La spinta ad un bilancio separato arriva anche dal Regno Unito: «Siamo pronti ad usare il veto sul budget Ue senza un buon accordo — ha tuonato oggi il premier inglese David Cameron — L’Europa, ha spiegato, deve imparare a vivere con i suoi mezzi, quindi Londra si opporrà in tutti i modi ad un aumento del contributo degli Stati al bilancio Ue che si discuterà a partire dal vertice del 19 ottobre a Bruxelles». E non solo Cameron minaccia di dire un altro no: «A Bruxelles sanno di cosa parlo, l’ho già fatto con il fiscal compact». Un segnale per chi lo accusa di non aver saputo tenere la crisi dell’Eurozona lontana dalla Manica.
L’Eurogruppo discuterà anche della situazione spagnola, con la perdurante incertezza sulla necessità o meno di aiuti a Madrid, e dell’emergenza ellenica col rinvio di ogni intesa tra Atene e la Trojka di negoziatori di Ue, Bce e Fmi. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha escluso che la visita di Angela Merkel ad Atene prevista per martedì sia un segnale che la Grecia riceverà sicuramente gli aiuti di salvataggio dai creditori internazionali. In un’intervista rilasciata oggi alla televisione
Zdf, Schaeuble ha infatti ribadito che «la Grecia deve rispettare gli impegni presi in modo da poter ricevere la prossima tranche di aiuti» da 31 miliardi di euro, aggiungendo che «quelli che in Grecia dicono alla gente che i loro problemi vanno attribuiti all’Europa o addirittura al cancelliere tedesco mentono ai cittadini greci».
Con Mario Draghi, ha detto Asmussen alla Bild am Sonntag,
«la crisi è sotto controllo, abbiamo conseguito molto negli ultimi due anni, ora dobbiamo continuare con il management di crisi e dire che visione abbiamo dell’Europa, abbiamo mesi di scelte davanti a noi». Poi sottolinea: «Le critiche espresse negli ultimi tempi in Germania verso Mario Draghi, da un lato non sono critiche giuste e misurate contro la funzione di presidente della Bce, dall’altro sono ingiuste verso di lui sul piano personale. Io conosco Mario Draghi da 12 anni, e
nell’attuale situazione egli è il miglior presidente che la Bce possa avere».
Stare con Draghi quindi non vuol dire, per Berlino, tradire il rigore. Le outright monetary transactions, cioè le operazioni di acquisto di titoli di paesi in crisi con liquidità illimitata annunciate da Draghi in cambio di severe condizioni il 6 settembre, secondo Asmussen non saranno approvate senza una dura condizionalità cui i paesi da aiutare dovranno sottoporsi. Gli eurobond, egli ribadisce, non sono uno strumento per risolvere la crisi.
Le posizioni della Germania e degli altri grandi dell’Eurozona restano dunque molto lontane, nel giorno della nascita ufficiale dello Esm. E proprio mentre il premier britannico David Cameron, cavalcando le idee di bilancio separato per l’Eurozona, minaccia un veto di Londra sulle finanze Ue se il budget dei paesi aderenti alla moneta unica non verrà separato da quello degli altri.
Lo Esm potrà intervenire in diversi modi: con misure per la ricapitalizzazione delle banche, come ci si attende per la Spagna.
Con linee precauzionali di assistenza finanziaria. E, se un paese in crisi lo richiederà , con l’acquisto di suoi titoli sovrani sul mercato primario, mentre la Bce opererà sui mercati secondari.
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