Miliband: “In Inghilterra più tasse ai ricchi”

by Sergio Segio | 1 Ottobre 2012 5:03

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LONDRA — Il suo partito vola nei sondaggi. Lui vola un po’ meno, ma si dice sicuro di riportare la sinistra al potere alle prossime elezioni. Ed Miliband, 43enne leader laburista, apre informalmente l’annuale congresso del Labour a Manchester con una serie di interviste a giornali e televisioni che delineano la sua strategia per togliere Downing street ai conservatori. Più tasse ai ricchi, una riforma del sistema bancario che separi la speculazione da risparmi e prestiti, ma anche un no deciso alle pressioni dei sindacati per un aumento di salari e spesa pubblica, perché l’austerità  resa necessaria dalla grande crisi di questi anni è lontana dall’essere finita: questi i punti fondamentali del suo programma. Un tentativo di caratterizzare i laburisti come forza progressista, ma al tempo stesso di non radicalizzare il partito, di non riportarlo verso un passato massimalista, «perché il mio obiettivo è allargare il consenso, non restringerlo cedendo agli interessi speciali delle lobby».
Un rilevamento statistico pubblicato dal Guardian alla vigilia del congresso che si è aperto ieri nella città  culla della rivoluzione industriale assegna al Labour il 39 per cento dei consensi, contro il 29 ai Tories e appena il 10 ai liberal-democratici. Numeri che fanno pronosticare ai commentatori la possibile riconquista del potere perduto dai laburisti appena due anni e mezzo fa, dopo averlo tenuto per quasi tredici tra l’era di Tony Blair e quella del suo meno popolare successore Gordon Brown. Le elezioni naturalmente sono ancora lontane due anni e mezzo, ma non è escluso che vengano anticipate se ci sarà  una rottura della coalizione di maggioranza, diventata sempre più bellicosa da quando i lib-dem sentono traditi i loro ideali dalla politica di Cameron. Una crescente fazione liberaldemocratica parla già  di sostituire l’attuale leader Nick Clegg con un capo più vicino al centro-sinistra come il ministro del Business Vincent Cable, il quale ipotizza apertamente un’alleanza con i laburisti quando si tornerà  alle urne.
I sondaggi sono tuttavia meno favorevoli per quanto riguarda la leadership di Miliband: uno commissionato dal partito conservatore rivela che due elettori del Labour su tre preferirebbero come leader suo fratello maggiore David, l’ex-ministro degli Esteri e delfino di Blair che sembrava predestinato alla successione ma fu sconfitto a sorpresa per un pugno di voti nelle primarie del partito. «I Tories diffondono dati del genere perché sono sempre più preoccupati da noi», ribatte Ed Miliband. Qualche dubbio sulle sue qualità  di leader permane, osservano i commentatori inglesi, ma ce ne sono per ora di più su Cameron, vittima della recessione che ha colpito di nuovo il Regno Unito e di una persistente immagine di rampollo posh, difensore dei privilegiati.

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