Merkel sgrida la Gran Bretagna sul bilancio Ue

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BERLINO — Che il confronto sul bilancio dell’Unione Europea fosse destinato a diventare molto aspro lo si era capito in settimana scorsa, quando il primo ministro britannico David Cameron aveva minacciato il veto di Londra sull’intero documento. «Se non riusciamo a trovare un accordo — è stato il messaggio del premier conservatore — vorrà  dire che non ci sarà  accordo». Ma una cancellazione del vertice straordinario in programma il 22 e il 23 novembre a Bruxelles per discutere questo intricato dossier, come ha ipotizzato ieri il Financial Times attribuendone l’intenzione ad Angela Merkel, sarebbe un passo senza precedenti. Tanto è vero che nelle due capitali tutti si sono affrettati ad escludere questa possibilità . I nervi però sono molto tesi e la Germania sta premendo sulla Gran Bretagna perché la sua proposta di compromesso sia valutata con più attenzione. La cancelliera ne parlerà  con Cameron ai primi di novembre, mentre oggi è atteso a Berlino il ministro degli Esteri William Hague. Il cammino però è pieno di ostacoli.
Il piano tedesco è stato pensato per contenere gli impegni di quello che si chiama in linguaggio ufficiale il «Multiannual Financial Framework» 2014-2020 dell’Unione Europea. Il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert ha smentito «categoricamente» che sia stata presa in considerazione l’ipotesi di fare saltare il vertice, ma ha confermato che la Germania è favorevole ad un aumento «moderato» del bilancio. «Siamo convinti — ha aggiunto — che un accordo su queste basi sarebbe un forte segnale inviato dall’Europa sulla sua capacità  di azione futura», ha proseguito, aggiungendo che Berlino è fortemente interessata ad un successo del vertice. «Non abbiamo mai avuto una discussione di questo genere con i tedeschi», ha precisato poco dopo il portavoce di Cameron, ripetendo però che il primo ministro britannico non vede nessun motivo di aumentare le spese dell’Unione Europea al di là  del tasso di inflazione. La proposta di mediazione di Angela Merkel ha per il momento raccolto il sostegno di Austria, Finlandia, Svezia, Danimarca, Olanda e Repubblica Ceca.
Il bilancio pluriennale, che deve essere approvato all’unanimità  dai Ventisette, è da sempre uno dei nodi più difficili da sciogliere per i leader europei e le tensioni di questi giorni ne sono una conferma. Il documento è la base per finanziare le risorse di tutti i programmi comunitari, dalla coesione regionale ad Erasmus, dalla ricerca alla politica agricola. Ai nastri di partenza c’è la proposta della Commissione, aggiornata dopo il via libera all’ingresso della Croazia, che prevede impegni dell’entità  di 1.033 miliardi di euro per i sette anni di esercizio, pari all’1,08 per cento del Pil. Troppi, per Londra. Lo ha fatto capire ieri a Roma anche il ministro per gli Affari Europei David Lidington al termine di un incontro con il collega italiano Enzo Moavero Milanesi. «La nostra posizione — ha detto — è che ogni denaro dell’Ue deve essere speso bene per sostenere la competitività  a lungo termine. Vogliamo un accordo giusto con una spesa efficace». Al di là  del procedere della trattativa, è quasi scontato che la questione del bilancio sarà  destinata a replicare le tensioni che si registrarono sul Patto di bilancio europeo, l’accordo fortemente voluto da Angela Merkel approvato in marzo senza la Gran Bretagna e la Repubblica Ceca. Anche perché la politica europea di Londra diventa di giorno in giorno meno conciliante. Ne è stato un segnale chiaro la recente decisione di ritirarsi da una serie di programmi comuni dell’Unione in materia di giustizia e di affari interni, come per esempio il mandato di cattura europeo. «Sono contento per lo status quo in Europa? No, non lo sono. Credo che siano necessari alcuni cambiamenti», ha detto Cameron in Parlamento. Non una dichiarazione di guerra, ma quasi.
Paolo Lepri


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