«Sistematica evasione fiscale» La prescrizione scatta nel 2014
MILANO — Silvio Berlusconi è stato «l’ideatore di una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale», dalla quale l’ex presidente del Consiglio «ha conseguito un’immensa disponibilità economica all’estero, ai danni non solo dello Stato ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore» tv: per questa sua «particolare capacità di delinquere nell’architettarla», il Tribunale di Milano lo ha condannato in primo grado, quale fondatore di Fininvest e azionista di maggioranza di Mediaset, a 4 anni di reclusione, più 5 di interdizione dai pubblici uffici e 3 dal dirigere società e contrattare con la Pubblica Amministrazione, nonché a 10 milioni di euro di acconto sul risarcimento danni all’Agenzia delle Entrate. Per i giudici è colpevole di «frode fiscale» sui diritti tv delle majors Usa negoziati dal Biscione nel 1994-1998 tramite l’intermediazione fittizia del produttore americano Frank Agrama (3 anni di pena condonata), con effetti tributari spalmatisi ancora sino alla dichiarazione 2004 sugli anni 2002-2003.
Indulto e pene accessorie
L’indulto votato dal Parlamento nel 2006 condona 3 dei 4 anni di reclusione (i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro chiedevano 3 anni 8 mesi), ma non cancella l’interdizione che, a verdetto definitivo, farebbe decadere Berlusconi dal seggio parlamentare. Inoltre, se l’ex premier incassasse una condanna definitiva sopra i 2 anni anche per il caso Ruby, automatica sarebbe la revoca del condono e l’esecuzione di entrambe le pene. E la parte civile Agenzia delle Entrate può subito andare a chiedergli i 10 milioni.
Prescrizione nel luglio 2014
All’inizio Berlusconi rispondeva anche di «appropriazione indebita» fino al 1999 e «falso in bilancio» sul 1998, poi però spazzati via nel 2007 dalla prescrizione che nel luglio 2014 passerà la spugna anche sulla «frode fiscale» se entro quella data non saranno conclusi Appello e Cassazione. Per questo il presidente Edoardo D’Avossa e le giudici Teresa Guadagnino e Irene Lupo, invece di riservarsi 90 giorni per le motivazioni, hanno preferito ritirarsi 5 giorni di camera di consiglio e uscire già con 90 pagine lette contestualmente al verdetto. I legali hanno ora 15 giorni per ricorrere in Appello.
Da 369 a soli 7 milioni di frode
I «13mila passaggi contrattuali, nei quali lungo la catena di intermediari fittizi è stata spezzettata la negoziazione dei diritti di trasmissione tv di 3.000 titoli di film», avevano portato i pm a calcolare «in 368 milioni di dollari dal 1995 al 1998 le maggiorazioni» di costi dichiarati per pagare meno tasse. Ma dopo la richiesta di rinvio a giudizio formulata il 22 aprile 2005 dai pm Robledo e De Pasquale (quello poi definito «famigerato» da Berlusconi), i morsi della prescrizione hanno via via addentato non solo tutte le «appropriazioni indebite» e i «falsi in bilancio», ma anche quasi tutta la «frode fiscale»: tanto che la condanna ora verte sul residuo segmento che, in relazione al successivo ammortamento degli effetti tributari, pesa in tutto 7,3 milioni su Berlusconi, e cioè 4,9 per il 2002 e 2,4 per il 2003 nella dichiarazione del 26 ottobre 2004.
27 mesi di stop alle udienze
La prescrizione arriverà dunque nel luglio 2014: infatti, ai canonici 7 anni e mezzo vanno aggiunti i lunghi periodi (per un totale di ben 2 anni, 3 mesi e 5 giorni) nei quali il processo è stato congelato dalle due leggi-Alfano imposte dalla maggioranza dell’imputato-premier e poi bocciate dalla Consulta come incostituzionali (1 anno, 11 mesi e 29 giorni); da un impedimento elettorale di Berlusconi (1 mese e 26 giorni); da un altro legittimo impedimento dell’ex premier (33 giorni); e da uno sciopero degli avvocati (7 giorni).
Mail, verbali, offshore. E Tatò
In motivazione i giudici elencano «le piene prove orali e documentali» della «scientifica evasione fiscale realizzata con le società offshore» curate dai «fidati collaboratori Berruti, Mills e Del Bue»: la mail di Douglas Schwalbe (contabile della Fox) al suo capo Mark Kaner, le lettere dello stesso Agrama, i verbali di Bruce Gordon (Paramount) e degli ex manager Mediaset Cavanna e Pugnetti, lo schema delle offshore progettate da Mills per Berlusconi. Da testi come l’ex n.1 di Fininvest e Mondadori, Franco Tatò, il Tribunale ricava la conferma che «Berlusconi rimase al vertice della gestione dei diritti tv anche dopo la quotazione in Borsa e la “discesa in campo”». E «non è pensabile che Mediaset abbia subìto per 20 anni truffe per milioni senza accorgersene: anzi, l’anomala discussione svolta dalla parte civile Mediaset» sulla «asserita mancanza di danni» significa «che i vertici della società ancora oggi neppure riconoscono l’illiceità di quanto accertato».
«Forse…»: Confalonieri assolto
Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, viene assolto perché «nessun teste ha riferito non un suo coinvolgimento ma nemmeno solo un suo diretto interessamento ai diritti tv, presidiati in via assoluta da Carlo Bernasconi (morto, ndr) con diretto rapporto con Berlusconi». Resta «fortemente plausibile che Confalonieri», per la carica e la vicinanza a Berlusconi, «fosse a conoscenza della frode e, violando i suoi precisi doveri, nulla abbia fatto» per interromperla. Ma l’ipotesi, per quanto «plausibile», non basta per condannare.
La quarta volta in primo grado
Anche se non accadeva più da 14 anni, è la quarta volta che l’ex premier è giudicato colpevole in primo grado. Dal falso in bilancio nell’acquisto della casa cinematografica Medusa (1 anno e 4 mesi nel 1997) fu assolto nel 2000 in Appello. Nel 1998 fu condannato a 2 anni e 9 mesi per corruzione della GdF in tre verifiche fiscali a sue aziende, ma poi prescritto in Appello e infine assolto in Cassazione dal verdetto che ribadì invece la responsabilità del suo direttore fiscale, subito promosso in Parlamento dove siede tuttora. E i 2 anni e 4 mesi del 1998 nel processo All Iberian, per 23 miliardi di lire di finanziamento illecito al segretario psi Bettino Craxi, in Appello furono cancellati dalla prescrizione.
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