Legge di Stabilità sotto attacco Il governo chiama i leader
ROMA — «Nessuna apprensione. Si procede secondo programma». Al ministero dell’Economia gli ultimatum di Silvio Berlusconi non procurano grande preoccupazione. E i timori per le eventuali ripercussioni sui mercati finanziari, dove il Tesoro si affaccerà in settimana per piazzare 14 miliardi di titoli pubblici, sono scarsi.
L’attenzione di Palazzo Chigi e di via XX settembre resta concentrata sul cammino della legge di Stabilità , che si fa senz’altro più difficile dopo le critiche durissime di Berlusconi. Con il partito dell’ex premier, che minaccia di far mancare i voti in Parlamento, come con il Pd e l’Udc ci sarà da discutere, e le somme si tireranno solo alla fine della settimana con i leader dei tre partiti. Ma la legge di Stabilità resta pur sempre una legge, come ricordava giorni fa il ministro Vittorio Grilli, e come ribadivano ancora ieri al Tesoro, «non indispensabile per assicurare il pareggio di bilancio nel 2013, già garantito da altre misure».
Domani il presidente del Consiglio ed il ministro dell’Economia faranno il primo punto della situazione a margine del Consiglio dei ministri, convocato per esaminare un disegno di legge del ministro dello Sviluppo sulle infrastrutture e il provvedimento del ministro della Funzione Pubblica sul taglio delle Province. Mercoledì, poi, Grilli dovrebbe incontrare Renato Brunetta, del Pdl, e Pier Paolo Baretta, del Pd, cioè i due relatori di maggioranza della legge di Stabilità , per tentare una prima intesa sulle modifiche da apportare in Commissione. Il Pdl è contrario all’aumento dell’Iva e alla retroattività del taglio sulle detrazioni e deduzioni, il Pd non vuol parlare di tagli alla scuola e preferirebbe, invece della riduzione delle aliquote sui primi due scaglioni dell’Irpef, un nuovo abbattimento del cuneo fiscale, l’Udc vorrebbe concentrare gli sgravi sulle famiglie.
In Parlamento, dopo le parole di Berlusconi, si annuncia in ogni caso battaglia. I suoi deputati sono pronti a farsi sentire a colpi di emendamento sui temi che lo stesso ex premier ha sollevato nella conferenza stampa a Lesmo. Non solo l’alleggerimento della pressione fiscale ma anche, ad esempio, la modifica del diritto ereditario per agevolare la successione delle imprese. Una riforma apparsa nelle bozze del secondo decreto sviluppo del governo Monti, sollecitata dalla Confindustria e dalla Confcommercio, ma perfettamente adatta anche al piano dell’ex premier di suddivisione dei beni tra i suoi eredi. Il provvedimento, alla fine, venne cancellato dal testo definitivo del decreto, ma il centrodestra è pronto a riesumarlo, mettendolo sul piatto del negoziato con il governo.
Trovare la quadratura alla legge di Stabilità non sarà facile, e servirà , per questo, un nuovo giro di consultazioni tra il premier ed i segretari dei tre partiti di maggioranza, che potrebbe tenersi entro la fine della settimana. Da parte del governo c’è disponibilità a modificare la manovra, ma non a stravolgerla, perché dietro c’è comunque, come spiegano al Tesoro, «una precisa idea di politica economica». Quella che entra sarà dunque una settimana decisiva. Anche i mercati, a seconda della reazione che avranno oggi alla presa di distanza di Berlusconi, diranno la loro. Al Tesoro non temono scossoni. Oggi andranno in asta 6 miliardi di Bot a sei mesi, e domani arriveranno altri 8 miliardi di titoli a medio termine, e si attendono risultati positivi, sulla scia dell’ottimo collocamento dei Btp Italia.
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