Le tangenti e Finmeccanica la rete degli affari con la Russia

by Sergio Segio | 25 Ottobre 2012 6:36

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NAPOLI — Nel carcere di Poggioreale, dove è rinchiuso da martedì, il manager di Finmeccanica Paolo Pozzessere non incrocerà  Valter Lavitola, il faccendiere ex direttore dell’Avanti! che come lui è indagato per corruzione internazionale in merito a una presunta tangente pagata dalla holding di Stato a una società  riconducibile al presidente di Panama Ricardo Martinelli per la vendita di alcuni elicotteri al governo del Paese centroamericano.

I pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock hanno disposto il trasferimento di Lavitola nell’altro carcere napoletano, quello di Secondigliano. I due coindagati non debbono incontrarsi perché potrebbero concertare le risposte da dare ai magistrati durante i rispettivi interrogatori. Quello di Pozzessere è fissato per domani. Lui al suo avvocato, Carlo Marchiolo, ha detto che saprà  come spiegare ai magistrati di non aver pagato tangenti, «e li convincerò anche che non ho mai avuto intenzione di scappare in Russia: in Italia ho i miei figli, e non li avrei mai lasciati». E invece il gip, nella sua ordinanza, il pericolo di fuga, e proprio in Russia, lo ravvisa eccome. Una eventualità  impedita dall’arresto che comunque certo non avrebbe sorpreso i pm, da tempo attenti alle operazioni che Finmeccanica ha condotto in Russia da quando lo stretto legame saldato tra Putin e l’ex presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi ha agevolato i rapporti commerciali tra i due Paesi. Una joint venture tra Alenia e la Sukhoi, importantissima industria di Stato che produce velivoli militari, è nata per realizzare il Superjet 100, di cui l’azienda italiana curerà  poi la vendita in Europa. E pure AgustaWestland è sbarcata in Russia, dove ha già  una commessa per fornire elicotteri alla protezione civile e dove, grazie a una accordo con la Oboronprom assemblerà  parte dei suoi velivoli. Solo nel giugno di due anni fa Giuseppe Orsi, oggi al vertice di Finmeccanica e all’epoca ad di Agusta, annunciava l’accordo in un’intervista al Sole 24Ore e aggiungeva un obiettivo: «Faremo volare anche Putin».
Eppure in una telefonata tra l’attuale amministratore di Agusta Bruno Spagnolini e il direttore vendite del settore militare Marco Acca, intercettata nel marzo scorso, il primo raccomanda all’altro di «non menzionare Putin» tra i capi di Stato che volano con gli elicotteri dell’azienda italiana. Perché improvvisamente tanto mistero si chiedono in Procura a Napoli?. E vogliono trovare una risposta.
Come vogliono cercare di chiarire anche la questione della tangente dell’11 per cento che sarebbe stata chiesta dall’ex ministro Claudio Scajola su un’operazione di cinque miliardi per la vendita di undici fregate Fremm al governo brasiliano. L’accordo tra Lula e Berlusconi fu firmato nella primavera del 2010 durante un incontro a Washington, poi si arenò per questioni diplomatiche legate al caso Battisti. Ma non è mai saltato.

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