Le nomine di Fiorito in ospedali e Asl E il manager lo ringraziò

by Sergio Segio | 8 Ottobre 2012 7:25

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«Sento il dovere di ringraziare il capogruppo del Pdl Fiorito per avere creduto nelle mie capacità »: il nefrologo Carlo Mirabella accoglie così, nel luglio del 2010, la nomina al vertice della Asl di Frosinone. Evviva la sincerità .
Ma in certi casi dare un riconoscimento pubblico allo sponsor non è soltanto una carineria. È un dovere. Per portare a casa quella nomina il peso massimo Franco Fiorito, «Er Batman» di Anagni, mette sul tavolo non solo tutto il volume delle sue ventisettemila preferenze, ma anche la dolorosa rinuncia a un posto di assessore. All’Agricoltura, vuole andare. Invece Renata Polverini gli preferisce un altro. Chi è? Smacco terribile: il suo nemico numero uno Francesco Battistoni da Montefiascone. Lo stesso che due anni e mezzo dopo gli farà  le scarpe anche al partito, soffiandogli il posto da capogruppo, prima che tutto precipiti in un gorgo di ostriche e champagne. Un incubo, insomma.
Per digerire una botta del genere non basta la presidenza della commissione Bilancio. E neppure la nomina a capogruppo: che pure, a giudicare da bonifici e fatture, qualche piccolo vantaggio lo garantisce. Ci vuole qualcosa di più. Per esempio la direzione di un’azienda sanitaria, la Asl di Frosinone. Mirabella c’è già  stato quando la giunta regionale era presieduta da Francesco Storace e Fiorito era «solo» il sindaco di Anagni. Poi arriva Piero Marrazzo e lui salta come un tappo di spumante. Ricorsi, appelli e controricorsi, finché il Consiglio di stato lo reintegra. La motivazione è ripresa da una sentenza della Consulta: lo spoils system, pratica di cui Mirabella è stato vittima, non si può applicare alle aziende sanitarie perché «assolvono compiti di natura tecnica e lo sforzo di costituzione democratica deve tendere a garantire una certa indipendenza ai funzionari dello Stato per avere un’amministrazione obiettiva della cosa pubblica e non un’amministrazione di partiti». Tenete bene a mente queste parole. Perché accade esattamente il contrario.
Mirabella resta fuori: non è messo nelle condizioni di rientrare. Finché Marrazzo va a casa e arriva Renata Polverini. La notte dei lunghi coltelli nella sanità  laziale è il 30 giugno 2010, mercoledì. In meno che non si dica, la nuova governatrice commissaria le Asl piazzando al posto degli uomini scelti dal centrosinistra, i suoi. Meglio, quelli che sono espressione dei nuovi equilibri politici. E Mirabella torna alla Asl di Frosinone come il Conte di Montecristo, deciso a prendersi la rivincita. Da vittima dello spoils system, ne diventa protagonista e carnefice.
Ha le spalle copertissime: si capisce dai ringraziamenti, che oltre a Fiorito vanno anche a Mario Abbruzzese. È il presidente del consiglio regionale, nonché ras del Popolo della libertà  a Cassino. Sul Tempo, Cristiano Ricci scrive che «a sostenere la campagna elettorale in perfetto stile berlusconiano dell’homo novus cassinate» è l’eurodeputato del Pdl Aldo Patriciello: incidentalmente esponente della famiglia che controlla la Neuromed di Pozzilli, una struttura medica della provincia di Isernia. Chi è il direttore sanitario? Mirabella in persona. Renata Polverini sentenzia: «Mirabella è una persona capace». E il cerchio si chiude. Il cerchio politico, s’intende.
Alla Asl di Frosinone, invece, ci sono tante partite aperte. Appena scade il direttore amministrativo, ecco pronto il sostituto. Si chiama Luca Di Mario ed è stato segretario comunale di Anagni, di cui era sindaco Fiorito. Quando si dice la coincidenza. Ma le norme non prescrivono che i direttori sanitari delle Asl devono aver svolto «per almeno cinque anni una qualificata attività  di direzione tecnica o amministrativa in enti o strutture sanitarie pubbliche o private di media o grande dimensione»? Boh…
Poi si devono riempire i posti da primario. E subito partono gli avvisi interni per le selezioni, con la precisazione che ad affidare l’incarico sarà  il direttore generale. Firmato: il direttore generale. A Ostetricia-Ginecologia di Frosinone arriva Giovan Battista Mansueto. Ex consigliere comunale di Frosinone con il centrosinistra, viene folgorato dal Popolo della libertà  sulla via per il municipio ciociaro. Si presenta da primario alle elezioni e riconquista il seggio. Stavolta, però, sui banchi del centrodestra. Non più da peone: si guadagna i gradi da presidente della commissione Lavori pubblici. Per il reparto di Chirurgia di Cassino la spunta invece Ennio Manzi, consigliere comunale del centrodestra a San Vittore del Lazio. Piena zona d’influenza politica di Abbruzzese.
E il primario del Pronto soccorso di Frosinone? L’incarico viene affidato a Maurizio Plocco. Per riuscirci, il direttore della Asl protetto di Fiorito deve solo superare un piccolo ostacolo. Si partecipa alla selezione interna da primario soltanto essendo, appunto, «interni» alla struttura. Plocco invece è in servizio al Pronto soccorso di Alatri. In più, a Frosinone c’è già  un collega in pole position vincitore di concorso, che guida il reparto con una specie di interim, essendo già  primario ad Alatri e Anagni. Particolare che renderebbe addirittura inutile la nuova nomina. Che si fa, allora? Per prima cosa si rispedisce Fabrizio Cristofari, così si chiama il suddetto primario, ad Alatri. Poi però bisogna fare spazio a Frosinone. Ecco allora che si trasferisce un medico dal Pronto soccorso di Frosinone a quello di Alatri e al suo posto si materializza Plocco. Il doppio salto mortale carpiato scatena lì una mezza rivolta dei medici, ma finisce lì.
Maurizio Plocco appartiene a una famiglia di imprenditori molto in vista a Frosinone. Fra le varie aziende di cui è azionista insieme ai suoi congiunti c’è anche il grande centro dialisi Euronefro srl. Convenzionato, ovviamente, con il servizio sanitario nazionale di cui ora è uno dei primari.

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