«Contro questa Europa, ora abbiamo rotto il silenzio»
È davvero impossibile elencare tutte le realtà che ieri pomeriggio sono scese in piazza a Roma per il «No Monti Day». Decine di migliaia le persone, 150 mila per gli organizzatori, comunque molte di più di quelle previste. «Un vero successo che sconvolgerà la politica italiana», per usare le parole di Giorgio Cremaschi, leader della Rete28Aprile Cgil, che, al termine del corteo, dal palco di una Piazza San Giovanni stracolma di gente ha affermato: «oggi l’Italia rientra in Europa a fianco dei popoli che lottano contro le politiche di austerity imposte dalle banche e dalla finanza internazionale».
Alle 14 e 30, orario «formale», la testa del corteo ha già lasciato Piazza della Repubblica. In apertura, il Comitato 16 Novembre Onlus dei malati e disabili gravissimi che in cinquanta, da ormai una settimana, stanno facendo lo sciopero della fame per «chiedere al governo di ripristinare un piano per l’autosufficienza». Subito dietro, lo striscione «Con l’Europa che si ribella. Cacciamo il governo Monti», sostenuto da diversi esponenti della sinistra e dei sindacati di base, tra cui Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione, Vittorio Agnoletto, Pierpaolo Leonardi e Fabrizio Tomaselli coordinatori dell’Unione sindacale di base (Usb) e Piero Bernocchi, leader dei Cobas, che ha sottolineato «Monti ha fallito perché da un anno a questa parte, con le sue politiche, la crisi si è aggravata, il debito è aumentato mentre è continuato il massacro dei lavoratori e il taglio di redditi e servizi». All’altezza di Santa Maria Maggiore, una via Cavour in salita permette una visuale privilegiata sul fiume di gente in corteo la cui coda rimarrà ferma in Piazza della Repubblica almeno fino a quando la testa oltrepasserà metà del percorso. A colpo d’occhio colpiscono le bandiere rosse. Tantissime quelle dell’Usb in piazza con uno spettro di categorie da «sciopero generale», dalla sanità ai trasporti ai pompieri, con delegazioni da tutta Italia. Numerose quelle di Cobas e Cub. Sparse tra la folla, le bandiere bianche No Tav e quelle blu dell’acqua pubblica. In piazza anche i lavoratori Ilva di Taranto, con i delegati Usb «dentro alla nostra fabbrica da soli due mesi», arrivati a Roma per il No Monti Day «per opporsi a chi vuole mettere la nostra salute e quella delle nostre famiglie contro il nostro lavoro».
Contro il governo Monti anche il comitato emiliano Sisma.12, «perché ci hanno tagliato il diritto a ricostruire le nostre case», e chi da un anno si oppone «alle politiche di austerità e del fiscal compact» come il movimento Rivolta il debito di Sinistra Critica e il Comitato No Debito.
Ma non solo lavoro e politica. L’opposizione al governo vede una mobilitazione davvero ampia. Ci sono i movimenti per il diritto all’abitare, con l’auspicio che «nei prossimi mesi il percorso vada verso un radicamento ulteriore del conflitto nei territori». Centinaia gli studenti universitari e medi, partiti la mattina dall’università La Sapienza, e confluiti, dopo essere «passati» da Piazza San Giovanni, in un corteo «selvaggio» che ha occupato la vicina tangenziale per poi bloccare per diversi minuti l’autostrada A24 prima di tornare all’università . «Vogliamo rompere la cappa di immobilismo che sta vivendo l’Italia» hanno affermato annunciando una settimana di mobilitazione, dal 14 al 17 novembre, «in occasione del primo ‘sciopero europeo’, che si terrà proprio il 14 novembre». Vicini agli studenti anche i precari della scuola che oggi saranno davanti al Ministero dell’Istruzione per un flash mob di protesta, mentre per il 10 hanno indetto un corteo romano, invitando tutte le altre città a fare altrettanto, per «contestare le politiche sulla scuola».
Da quando la testa del corteo arriva a Piazza San Giovanni, la gente continua a confluire per molto tempo. «Siamo più tanti di quelli della piazza della Camusso», ironizza dal palco Pierpaolo Leonardi (Usb) sintetizzando la contrarietà condivisa da tutti i presenti sulla scelta della Cgil di non indire lo sciopero generale per il 14 novembre, come invece fatto dai principali sindacati in Spagna, Grecia e Portogallo. E l’opposizione sociale scesa in piazza ieri ripartirà proprio il 14 quando, come negli altri paesi, «andremo davanti al Parlamento della Repubblica italiana per protestare. Il nostro percorso è appena iniziato».
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