by Sergio Segio | 15 Ottobre 2012 7:20
BEREGUARDO — Il pugno stretto vicino al cuore contiene una manciata di antichi semi, biologici, di grano tenero. Il passo è estremamente lento e cadenzato. Il braccio si allarga, a ventaglio, le dita si aprono e lasciano andare nel terreno umido, appena arato, i semi, simbolo di questa battaglia in difesa dell’ambiente e della salute. È “il gesto del buon seminatore”. Migliaia di persone, molte famiglie con bambini, hanno voluto infangarsi le scarpe e scendere nei campi, ieri, anche se il tempo non era sempre dei migliori, in 27 aziende agricole e biodinamiche di tutta Italia, dal Friuli alla Calabria, per dire no agli Ogm e all’uso scriteriato della chimica in
agricoltura, in difesa dei semi tradizionali, autoctoni, quelli non commercializzati dalle grandi multinazionali dell’alimentazione. Lo hanno fatto con una grande semina collettiva, “Seminare il futuro!”, promossa da EcoNaturaSì, azienda leader nella distribuzione di prodotti biologici e biodinamici, e sostenuta da molti agricoltori ecologisti.
«Un gesto semplice ma emozionante e dal grande valore simbolico — spiega Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai, il Fondo ambiente italiano, che alle Cascine Orsine di Bereguardo, nel Parco del Ticino, in provincia di Pavia, ha fondato la prima grande azienda agricola biodinamica italiana, 650 ettari, 350 dei quali coltivati, dove si producono cereali, farine, formaggi, pasta e carne, rigorosamente biodinamici. — Vogliamo che i cittadini si avvicinino alla terra, perché la terra è la nostra madre. E imparino ad alimentarsi in modo più consapevole. Questo nostro semplice rito della semina a mano forse può far sorridere qualcuno. Ma proprio oggi che ci stiamo allontanando così drammaticamente da una alimentazione sana, con risultati disastrosi per la salute e per il paesaggio, è fondamentale riscoprire, difendere e aiutare l’agricoltura tradizionale».
Nonostante la crisi economica il consumo di prodotti biologici è in continua crescita. «Certo, la quota di mercato è ancora molto piccola, appena l’1,3 per cento dell’intero comparto alimentare (era l’uno per cento tre anni fa, ndr) — racconta Roberto Zanoni, direttore generale di EcoNaturaSì, che sta per inaugurare a Milano il suo centesimo supermercato interamente dedicato al biologico. — Ma cresce costantemente il numero di scontrini che stacchiamo ogni giorno. Segno che anche se si è costretti a spendere meno il bio conquista, mentre aumenta la volontà di fare acquisti attenti alla qualità ».
Contro gli Ogm e i semi prodotti dalla multinazionali, come la Monsanto, che stanno privano i contadini dell’uso dei loro semi tradizionali e della biodiversità , tuona Matteo Giannattasio, docente di Qualità degli alimenti all’Università di Padova,: «I semi sono un bene comune. Vanno difesi come l’acqua, la terra, l’aria e il sole. Sono un patrimonio dell’umanità . Non permettiamo vengano brevettati da nessuno».
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