La nuova manovra in Portogallo

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Ieri il governo del Portogallo ha presentato il progetto di bilancio per il prossimo anno, uno dei più restrittivi della storia recente del paese, giustificato con la necessità  di mantenere gli impegni presi con l’Unione Europea e far fronte alla crisi. Nel 2011 il Portogallo aveva chiesto aiuti finanziari per 78 miliardi di euro allo scopo di evitare la bancarotta, raggiungendo un accordo con l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale per un piano triennale che prevedesse la discesa del deficit progressivamente al 5,9 per cento del PIL, poi al 4,5 per cento e, infine, sotto la soglia del 3 per cento nel 2013. La manovra per la riduzione del debito pubblico nel 2013 presentata ieri si basa in gran parte (per l’85 per cento) sull’imposizione fiscale.

Dopo l’annuncio del governo, circa 2000 persone tra le undici e la mezzanotte si sono riunite davanti al Parlamento per chiedere le dimissioni del governo. Ci sono stati anche degli scontri: i manifestanti hanno acceso un falò e lanciato pietre e bottiglie contro la polizia in tenuta antisommossa. Undici persone sono rimaste ferite e due manifestanti sono stati arrestati. L’opposizione al governo, attraverso le parole del leader del Partito socialista Jose Antonio Seguro, ha definito il progetto di bilancio «una bomba atomica fiscale» e il principale sindacato del paese (CGTP) ha detto che si tratta «di un attacco alla dignità  del popolo». Per il 14 novembre è stato indetto uno sciopero generale.

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Le nuove misure dovrebbero permettere di recuperare 6,7 miliardi di euro. Il ministro delle Finanze Vitor Gaspar ha fatto sapere che il testo della nuova finanziaria non poteva essere modificato nei suoi punti fondamentali, pena la perdita da parte del paese di tutta la credibilità  recuperata finora e il rischio fallimento. «Il nostro margine di manovra è inesistente», ha spiegato, confermando anche uno dei provvedimenti più temuti: l’aumento medio dell’imposta sul reddito passerà  dal 9,8 per cento del 2012 al 13,2 per cento del 2013. Per molti lavoratori portoghesi questo aumento corrisponde più o meno a un mese di stipendio. Gaspar ha inoltre annunciato tagli alla spesa per il valore di 2,7 miliardi di euro, compreso il licenziamento del 2 per cento dei circa 600 mila dipendenti del settore pubblico.

Il Portogallo sta attraversando la sua peggiore crisi degli ultimi tempi, con un tasso di disoccupazione superiore al 15 per cento e un ulteriore aumento previsto per l’anno prossimo al 16,4 per cento. Lo scorso settembre il premier conservatore Pedro Passos Coelho dopo una grande mobilitazione di piazza era stato costretto a ritirare un provvedimento che imponeva la riduzione degli stipendi. Stavolta ha però affermato che non ci sarà  alcun passo indietro per quanto riguarda tagli e risparmi.


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