La casa “Med in Italy” conquista il podio dell’architettura verde
PRIMA si è classificata la Francia, seconda la Spagna. Arrivata per la prima volta nella rosa dei 18 finalisti, l’Italia è salita sul podio di “Solar Decathlon” con Med in Italy, progetto messo a punto da due università romane (Roma Tre e la Sapienza), dalla Libera Università di Bolzano e da Fraunhofer Italia. La casa, che è stata trasportata a Madrid utilizzando il treno (5 tonnellate di CO2 risparmiate rispetto a un viaggio in Tir), è riuscita a piazzarsi nei primi tre posti in sei delle 10 gare: oro in sostenibilità , argento per il funzionamento di elettrodomestici e apparecchiature elettroniche, bronzo in architettura, bilancio energetico, comunicazione e innovazione.
Dal punto di vista tecnico la casa realizzata dalle università italiane batte vari primati. È una piccola centrale, perché invece di consumare energia (gli edifici
divorano il 40 per cento dei consumi energetici totali) ne produce con le fonti rinnovabili tre volte più di quella di cui ha bisogno. È economica, perché costa 1.400 euro al metro quadrato. È rapida nella costruzione perché è pronta chiavi in mano in 10 giorni e potrebbe dunque essere utilizzata anche per far fronte a situazione drammatiche come un terremoto o a un’ondata massiccia di migranti. È un campione di lotta ai cambiamenti climatici perché grazie al risparmio realizzato da un edificio di questo tipo in 20 anni si evita l’emissione di 121 tonnellate di anidride carbonica.
Sono primati a cui si è arrivati mettendo assieme una serie di eccellenze della green economy italiana. Si va dall’ancoraggio antisismico brevettato dalla Sistemi Chiocciola di Arezzo alla cucina dematerializzata di Demode e Valcucine, dal pavimento riciclato Ecomat all’isolamento in fibre di legno brevettato da Naturalia Bau, dai sistemi di raffrescamento personalizzati da Frost al sistema costruttivo in legno realizzato da Rubner.
Ma il messaggio che arriva da Madrid va oltre la tecnica. Per la prima volta sul podio dell’architettura verde sono saliti tre Paesi latini. Segno di una svolta nell’indirizzo della bioclimatica che comincia a fare i conti con i nuovi scenari aperti dal cambiamento climatico: la scuola mediterranea, che da
millenni fa i conti con il caldo, oggi ha molto da dire nel dialogo tra tradizione e innovazione. E la squadra italiana ha dato un contributo in questa direzione costruendo una casa capace di isolarsi dall’esterno nelle ore più calde e aprirsi quando il sole cala, con un patio che fa da zona di raffrescamento.
«A Madrid si è registrata una svolta importante: si è affermata una visione innovativa della bioarchitettura, orientata ad affrontare i problemi posti dal clima che tende al riscaldamento globale», commenta Chiara Tonelli, team leader di Med in Italy. «La soluzione di questi problemi passa per i laboratori di ricerca, ma anche per la costruzione di una maggiore consapevolezza del nostro rapporto con la natura. Bisogna mettere in circuito le esigenze e le risorse: per chiedere i fondi necessari al progetto, ma anche per scegliere il menu che faceva parte della fisionomia della casa, abbiamo mobilitato il web».
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