Israele ha bombardato il Sudan?

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Ieri sera l’agenzia di stampa Associated Press ha rilasciato delle foto satellitari che dimostrano come una fabbrica di armi in Sudan sia stata bombardata, quasi certamente da aerei da guerra. Il governo sudanese ha accusato Israele dell’attacco che non ha confermato né smentito l’azione. Secondo gli analisti Israele non solo sarebbe in grado di portare a termine un attacco simile (il Sudan dista circa 1.600 chilometri da Israele), ma se fossero confermate le accuse si tratterebbe di una dimostrazione che Israele è in grado di colpire anche l’Iran.

L’attacco è avvenuto nella notte di mercoledì scorso. Gli abitanti della cittadina di Yarmouk, nei pressi della capitale Karthoum, hanno riferito di una gigantesca esplosione nei pressi di una fabbrica di armi di proprietà  del governo. Secondo i testimoni c’è stato un blackout, poi altri scoppi e infine un’ultima, grandissima esplosione che ha causato una pioggia di detriti in tutta la zona. Le foto satellitari mostrano che a essere stati colpiti sono stati alcuni container in uno spiazzo davanti alla fabbrica e numerosi altri edifici.

Nei cerchi: a sinistra i container prima dell’attacco, a destra, i container dopo l’attacco.

Nel primo comunicato ufficiale le esplosioni erano state attribuite a un incidente, ma dopo poche ore il governo sudanese ha cambiato versione. Ad attaccare Yarmouk sarebbero stati quattro aerei da guerra, entrati da est nello spazio aereo sudanese: un altro indizio, secondo il governo, della loro nazionalità  israeliana. L’esercito sudanese ha fatto sapere che si riserva il diritto di compiere una rappresaglia, ma l’aviazione sudanese non dispone dei mezzi tecnologici necessari a colpire Israele con metodi convenzionali.

Secondo alcuni analisti citati dal Guardian è probabile che quei container contenessero armi e munizioni dirette ad Hamas, nella Striscia di Gaza, e ad Hezbollah, nel Libano meridionale. A quanto risulta, da quando molti carichi di armi spediti direttamente sono stati intercettati da Israele, l’Iran, che appoggia attivamente entrambi i gruppi, ha cominciato ad utilizzare il Sudan per esportare armi. L’attacco quindi sarebbe stato mirato a interrompere il flusso di armi che rifornisce i gruppi terroristici che si oppongono ad Israele.

Il Sudan si trova a più di 1.500 chilometri da Israele: per un aereo quindi, più di tremila chilometri tra andata e ritorno: una distanza considerevole che però gli aerei israeliani sono in grado di compiere grazie ai rifornimenti in volo di carburante. Nel 1985, ad esempio, gli aerei israeliani colpirono il quartier generale dell’OLP (l’organizzazione di Arafat) che all’epoca aveva sede a Tunisi. In quell’occasione, gli F15 israeliani percorsero un totale di 4.000 chilometri.

Oltre all’obbiettivo immediato – distruggere i rifornimenti di armi – se davvero l’attacco fosse stato compiuto dagli israeliani, ci sarebbe anche un secondo obbiettivo, molto più importante. La distanza che separa Israele dalla fabbrica di armi di Yarmouk è più o meno la distanza che separa Israele dal più lontano dei siti nucleari iraniani. La capacità  di colpire quei siti da parte dell’aviazione israeliana era già  stata dimostrata teoricamente, ma con molti dettagli, da alcuni analisti.

Se davvero l’attacco fosse stato portato da Israele, allora sarebbe un messaggio molto più forte: una dimostrazione pratica, anche se su scala ridotta, della capacità  di portare un attacco a fondo nel territorio iraniano. Una dimostrazione che arriva proprio in un periodo in cui Israele ha ribadito energicamente la necessità  di fermare il programma nucleare iraniano, sulla base del fatto che, secondo Israele, non avrebbe fini esclusivamente pacifici come invece sostiene il governo dell’Iran.

Foto: AP Photo/ DigitalGlobe via Satellite Sentinel Project


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