In piazza contro i tecnici: “Smontiamo il premier”

by Sergio Segio | 28 Ottobre 2012 14:54

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La promessa fatta da Mario Monti al convegno della Famiglia a Riva del Garda (“per il 2013 stanzieremo 50 milioni aggiuntivi per le politiche familiari e 25 milioni per le politiche giovanili, servizi per l’infanzia e l’assistenza sono le priorità  del governo”, ha detto il premier ricordando che “in passato ci sono state troppe promesse non mantenute”) non è arrivata a piazza San Giovanni, gremita da quella parte del Paese che si ribella alle politiche liberiste del governo dei professori.
“GLI UNICI professori da tagliare sono quelli al governo” scrivono i precari della scuola. Lavoratori dell’Ilva, insegnanti, precari di ogni “razza”, studenti, pensionati, terremotati del-l’Emilia, in corteo per dire no a un Monti bis. Le bandiere, solo quelle di Rifondazione, le voci, le più disparate, ma concordano su una cosa: “È una vergogna che Sel, Idv e Pd abbiamo ritirato la loro adesione alla manifestazione tre giorni prima”. In piazza ci sono donne e uomini alla ricerca di una sinistra smarrita, quelli che un tempo si sarebbero chiamati “cani sciolti”. “I partiti sono morti e continuano a parlare di alleanze in vista di poltrone. I cittadini, invece, discutono, si interrogano, non ne possono più di questa barbarie culturale e politica”, spiega Marina, docente romana, giunta al No Monti day per “liberare la rabbia”. Rabbia che poco più in là , in via Cavour, esplode contro Banca Unipol che viene imbrattata con lancio di uova e vernice colorata. Rabbia che a Riva del Garda, dove c’era Monti, era già  esplosa con i petardi lanciati dai manifestanti davanti al Palacongresso e la carica della polizia. “Basta non esagerare, ma uno ha anche un po’ le palle girate” è il commento di chi si è alzato all’alba per arrivare a Roma e si è fatto sei ore di auto, stretto come una sardina ad altri quattro compagni, per dividere le spese. Ad aprire il corteo la celere, circa un migliaio gli agenti in divisa, chissà  quanti altri in borghese. Da piazza della Repubblica, dove si è snodata la manifestazione, a piazza San Giovanni tutta la zona era isolata dai blindati. L’allarme era altissimo per la presenza annunciata di black bloc. Mentre il solo episodio registrato è stato quello del “corteo selvaggio” sfilatosi per raggiungere l’uscita della tangenziale Est di San Giovanni dove alcuni ragazzi hanno lanciato petardi e bombe carta contro la polizia che li ha caricati e dispersi. “Il 14 novembre con i fratelli greci, spagnoli, francesi, portoghesi, saremo davanti ai rispettivi palazzi del governo per dire no allo sfruttamento del lavoro, sì a un’Europa dello Stato sociale contro quella delle banche” dice dal palco Giorgio Cremaschi che ha sfilato con Paolo Ferrero, Vittorio Agnoletto e Gianfranco Mascia. “Questo è solo l’inizio. Per ridare dignità  ai lavoratori dobbiamo mandare via Monti e lavorare per una coalizione unita a sinistra”, è l’apertura dell’intervento di Paolo Ferrero della Federazione della sinistra che il 3 novembre si riunirà  per discutere la proposta del segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto sull’apertura al Pd. Tocca le corde più profonde la foto del bimbo intubato sullo striscione “Acciaio per voi tumori per noi” sorretto da tre ragazze con le maschere anti-gas del quartiere Tamburi di Taranto. Accanto un filo con tanti bimbi di cartone che sventolano leggeri come fossero anime appese al destino di una fabbrica che, indisturbata, continua a inquinare altro che “Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), quella garantisce solo l’azienda”, spiegano.
TANTI I CORI anti Fornero: “Siamo tutti schizzinosi”. Contro Passera: “Via le banche dal governo”. E ovviamente anti-premier: “Smontiamo Monti come ha smontato noi”. “L’Emilia è ancora scossa, diamoci una mossa” e ancora “Emilia, smontiamo le tende al governo”, gli slogan del Comitato “Sisma12”. Tanta preoccupazione nei volti. Ma anche musica e balli: “La gente come noi non molla mai”, il ritornello cantato da un gruppo di giovani muniti di tamburi e percussioni, mentre dal tir attrezzato arrivavano le note della tipica danza popolare greca, il Sirtaki, in segno di vicinanza a un popolo affamato dalla crisi.
È stata una giornata di protesta collettiva fin dalla mattinata quando hanno sfilato migliaia di medici in camice contro i tagli e i ticket in sanità . Tra loro anche il senatore del Pd Ignazio Marino. In testa al corteo la bara del Servizio Sanitario Nazionale portata a spalle con la banda che intonava la marcia funebre. E quello che si intuisce che accadrà  nei prossimi mesi non è molto più allegro.

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