In 30 anni aborti dimezzati. Raddoppia l’uso di Ru486

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In Italia le donne abortiscono sempre di meno. Nel 2011 infatti le interruzioni volontarie di gravidanza (esclusi quindi gli aborti per cause naturali o per patologie) sono state 109.538, facendo registrare un meno 5,6% rispetto al 2010 (115.981 casi). Ma a balzare agli occhi è il confronto con il 1982, l’anno in cui il ricorso all’aborto ha toccato il picco con quasi 235 mila interruzioni di gravidanza: in trent’anni gli aborti sono calati di oltre la metà  (-53,3%). Questi dati emergono dalla relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 194 del 1978, che introdusse nel nostro ordinamento l’interruzione volontaria di gravidanza e le norme per la tutela sociale della maternità . Da allora passi avanti ne sono stati fatti parecchi, come ricorda lo stesso ministro della Salute Renato Balduzzi.
«La riduzione percentuale di aborti ripetuti – ha spiegato il ministro – è la più significativa dimostrazione del cambiamento nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate, poiché, se tale rischio fosse rimasto costante nel tempo, si sarebbero avute attualmente percentuali doppie rispetto a quelle osservate». In questo un’opera costante di supporto e informazione viene svolta dai consultori familiari.
La sostanziale riduzione dell’aborto clandestino e l’eliminazione della mortalità  materna purtroppo spesso conseguente è stata possibile, prosegue Balduzzi «grazie alla promozione di un maggiore e più efficace ricorso a metodi di procreazione consapevole, alternativi all’aborto, secondo gli auspici della legge. Per conseguire tale obiettivo è importante potenziare la rete dei consultori familiari, che costituiscono i servizi di gran lunga più competenti nell’attivazione di reti di sostegno per la maternità , in collaborazione con i servizi sociali dei comuni e con il privato sociale».
I dati sono stati raccolti grazie al contributo dell’Istituto superiore di sanità  (Iss), il ministero della Salute e l’Istat da una parte, le Regioni e le Province autonome dall’altra. Il tasso di abortività  (cioè numero delle interruzioni volontarie di gravidanza per mille donne in età  feconda tra 15-49 anni) è l’indicatore più accurato per valutare il fenomeno. Nel 2011 è risultato pari a 7,8 per mille, con un decremento del 5,3% rispetto al 2010 (8,3 per mille). Il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei Paesi industrializzati.
A livello geografico, si sono verificati più aborti con minorenni nelle Isole (4,4%) ; seguono le regioni centrali (3,3%), quelle del Nord (3,2%) e l’Italia meridionale (3,1). Per quanto riguarda le Regioni, in testa alla classifica ci sono la Sicilia e la Liguria (4,5%).
Riferendosi al tasso di abortività  (per 1.000 donne), si registrano più aborti con minorenni al Centro (5,4), quindi il Nord (5), le Isole (3,9) e il Sud (3,5). Tra le Regioni al primo posto c’è ancora la Liguria (8,5), poi il Piemonte (6,3) e il Lazio (6,2). Nel 2010 le interruzioni volontarie di gravidanza effettuate da minorenni (15-17 anni) sono state 3.828, il 3,3% del totale. L’autorizzazione all’aborto per le minorenni è stata data dai genitori nel 70,8% dei casi e dai giudici nel 27%.
Bilancio positivo anche sul fronte della Ru486, la contestatissima pillola del giorno dopo, introdotta in Italia nel2009. Non si sono registrate complicazioni successive al suo utilizzo nel 96,1% dei casi. Inoltre se nel 2010 la pillola era stata usata in 3.836 casi (il 3,3% del totale), solo nel primo semestre 2011 si contano quasi altrettanti casi (3.404), facendo ipotizzare che il dato finale sarà  circa raddoppiato. Particolare attenzione dovrà  invece essere rivolta alle donne straniere, a maggior rischio di ricorso all’aborto.


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