I ragionieri dello stato bocciano il disegno di legge «salva esodati»
Il ministro Grilli promette l’istituzione di un fondo ad hoc nell’ambito della legge di stabilità Detto fatto. Fornero comanda e la ragioneria dello stato obbedisce. Ieri l’organo di controllo e verifica dei conti dello stato, che fa parte del ministero dell’economia e delle finanze, ha bocciato il ddl appoggiato da tutte le forze dell’arco parlamentare che doveva risolvere la più vergognosa conseguenza della riforma delle pensioni del governo Monti. Le migliaia di persone rimaste senza stipendio e senza pensione resteranno senza stipendio e senza pensione perché, dice la ragioneria dello stato, non ci sono i soldi per risolvere il loro problemino.
Il ddl firmato da Cesare Damiano (Pd) era stato approvato giovedì scorso dalla commissione del lavoro della Camera con un sostegno bipartisan ed era approdato in aula. Prevede degli scalini che permetterebbero a chi oggi ha 58 anni di andare in pensioni con 35 anni di contributi fino al 2017. Costo dell’operazione: 5 miliardi di euro coperti dalla tassa sui giochi. Ieri invece la ragioneria dello stato, con una relazione «tecnica» inviata in commissione bilancio, ha detto che il ddl così com’è non è sostenibile, perché costerebbe 30 miliardi in dieci anni. Ma non è solo questione di soldi: «Abbassa significativamente l’età media di accesso al pensionamento, determina oneri rilevanti compromettendo gli effetti della riforma ma anche quelli del complessivo processo di riforma implementato negli ultimi 10 anni, sia sul piano finanziario, sia sul piano degli obiettivi». E ancora: «La copertura risulta ampiamente insufficiente» perché l’ipotesi di gettito prevista dal settore dei giochi prevede un margine «aleatorio, considerando anche che ulteriori elevazioni del livello di tassazione potrebbero determinare effetti dissuasivi sul gioco stesso». Insomma, e se gli italiani dovessero smetterla di giocare? E infine: «Sul piano del metodo l’introduzione di rilevanti maggiori spese utilizzando a compensazione un aumento della pressione fiscale rende certamente più arduo il rispetto del fiscal compact». Chiaro: la spesa non si può mai aumentare, nemmeno quando sarebbe doveroso farlo. E così alla faccia della democrazia parlamentare, i ragionieri danno ragione ai tecnici del governo, decretano che un disegno di legge in discussione in parlamento non può neppure essere discusso e lo rimandano alla commissione lavoro perché lo cambi o lo stracci. Fornero già all’inizio di agosto in una lettera proprio al presidente della commissione lavoro aveva intimato il parlamento di non toccare una virgola della sua riforma. Ieri ha vinto.
Nel pomeriggio il ministro dell’economia Vittorio Grilli ha cercato di indorare la pillola: ha promesso ai sindacati che nella legge di stabilità verranno individuate le situazioni di disagio che coinvolgono gli esodati e verrà previsto un fondo ad hoc. Una linea di compromesso rilanciata anche dal vice della Fornero, Martone, il quale ha dichiarato: «Si sta lavorando per individuare con il parlamento un punto di incontro che non stravolga la riforma e coniughi le esigenze delle persone con i vincoli di stabilità finanziaria».
Gli esodati, che anche ieri hanno protestato con un sit-in davanti a Montecitorio, non ci credono. Per un anno hanno assistito ad uno stucchevole rimpallo di cifre e di responsabilità e hanno chiaro che questo governo dopo averli fregati non ha nessuna intenzione di venirgli incontro. Adesso il ddl rischia di insabbiarsi anche se Damiano promette: «Non molleremo».
Davanti a Montecitorio c’erano anche il segretario della Cisl Raffaele Bonanni (fischiato) e la segretaria della Cigl. Susanna Camusso ha invocato la patrimoniale per ottenere le risorse ma sullo lo sciopero generale senza Cisl e Uil ha aggiunto «capisco la rabbia ma bisognerebbe sempre essere uniti». Durissimi i commenti di Di Pietro (Idv) e Ferrero (Prc), quanto a Bersani ha commentato così: «Il governo dica qualcosa. Non può limitarsi a dire che non c’è copertura, nell’anno di grazia 2013 avremo alcune migliaia di persone senza salario, senza pensione e senza ammortizzatori». E speriamo senza il sostegno del Pd a un altro governo Monti.
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