I diritti dei più deboli e l’uso della forza

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La convenzione europea del 1996 adottata dal Consiglio d’Europa a Strasburgo il 25 gennaio 1996, all’art. 3 prevede per il minore il «diritto di essere informato e di esprimere la propria opinione nei procedimenti che lo riguardano dinanzi a un’autorità  giudiziaria, al minore che è considerato dal diritto interno come avente una capacità  di discernimento vengono riconosciuti i seguenti diritti, di cui egli stesso può chiedere di beneficiare: a) ricevere ogni informazione pertinente; b) essere consultato ed esprimere la propria opinione; c) essere informato delle eventuali conseguenze che tale opinione comporterebbe nella pratica e delle eventuali conseguenze di qualunque decisione».
Non sappiamo se le forze dell’ordine che hanno «prelevato» dalla scuola il bambino di Padova, apparso su tutti i media nell’atto di essere portato via con la forza, conoscano queste norme internazionali, ma una cosa è certa: il livello di consapevolezza delle nostre forze di polizia riguardo al tema dei minori è ancora troppo basso.
Il caso padovano, infatti, è solo la punta di un iceberg che vede, nel nostro Paese, migliaia di minori fatti oggetto di violenza anche da parte di chi li dovrebbe proteggere. Ma questi comportamenti non sono sempre ricercati e voluti, anzi spesso la violenza è il risultato di un atteggiamento non informato, di un’ignoranza che diviene così negazione del diritto perché non è capace di fare la differenza, di vedere con chi ha a che fare.
Il comportamento violento è sempre eccedente allo scopo che si prefigge. Esso snatura ciò che violenta, imponendo la sua verità , una visione delle cose che al fondo nega la dignità  di tutto ciò contro cui agisce. Viceversa, chi verso l’altro ha del riguardo, agisce con rispetto – entrambe azioni che sono etimologicamente legate dal gesto di osservare con attenzione – muove il suo gesto dall’intento di interloquire con la natura dell’alterità  che ci ha di fronte.
Queste brevi riflessioni sulla natura a minima della violenza, ci spingono ad affermare che, nello specifico delle forze di polizia, esiste un’esigenza pressante di formazione al rispetto dei diritti umani fondamentali in generale, e di quelli dei minori in particolare. Il caso del minore di Padova infatti, illumina con la sua luce oscura, anche il trattamento che viene riservato ai minori stranieri che arrivano ormai ogni giorno sulle nostre coste, e che ancora non ricevono la dovuta attenzione in campo di protezione legale. Le denunce ripetute dei maltrattamenti cui sono sottoposti enumerano, tra l’altro, anche gesti legati all’ignoranza delle differenza tra adulti e minori. E che dire della legislazione, ancora impercorribile, che dovrebbe concedere i domiciliari alle donne in carcere con i loro figli piccolissimi? E allora non basta il coro indignato dei responsabili nazionali, le assicurazioni che chi ha sbagliato pagherà . Su questo punto si può agire di più e con coerenza: che i responsabili vengano sanzionati, ma non vorremmo che fossero sacrificati sull’altare dei media perché tutto domani resti come prima e peggio di prima.
* Presidente Terre des Hommes


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