“Ho già  tolto il Pd dall’imbarazzo ma per adesso non mi dimetto”

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MILANO — A dimettersi non ci pensa proprio. La sua poltrona di consigliere regionale al Pirellone, a meno che la Lega non rovesci il tavolo prima, non la lascia per ora. E anche davanti all’ultimo invito in ordine di tempo, quello del sindaco Giuliano Pisapia, eletto a Milano sull’onda di una nuova stagione di moralità , Filippo Penati risponde secco: «Chi parla di imbarazzo forse lo fa per un equivoco: io non sono stato rinviato a giudizio, nei miei confronti, al momento, c’è una richiesta della procura che dovrà  essere valutata da un giudice. Solo allora, se dovessi essere mandato a processo, mi dimetterò, e mi difenderò da privato cittadino rinunciando alla prescrizione».
Fra poco più di tre mesi — il 23 gennaio — Penati si presenterà  davanti al giudice per l’udienza preliminare che dovrà  decidere se mandarlo a processo per le accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti per il presunto giro di tangenti che avrebbe inquinato i destini delle aree Falck, nella sua Sesto San Giovanni. Con queste accuse addosso è rimasto comunque in Consiglio regionale, negli ultimi 28 mesi, pur passando al gruppo misto e dimettendosi dalla vicepresidenza, come gli è stato chiesto da quasi tutto il centrosinistra che, in quel momento, ha visto una nube nera come la pece sui suoi sogni di vittoria. È diventato un mantra, «pensate ai vostri Penati », utilizzato dal centrodestra, ma non solo da quella parte. «Chi usa la mia vicenda per dire che la sinistra non può dare lezioni a nessuno lo fa in maniera strumentale, perché non ha altri argomenti. Ma possibile che faccio più notizia io che 13 indagati o arrestati del centrodestra?». Lui, partito dall’ex Stalingrado d’Italia negli anni Ottanta per la scalata che l’ha portato a diventare il braccio destro del segretario Pd Bersani, è l’unico indagato del centrosinistra, nel Consiglio regionale dei record di avvisi di garanzia. Ma ribadisce: «Ho lasciato tutti gli incarichi nel partito, sono stato cancellato dall’anagrafe del Pd, li ho tolti dall’imbarazzo. Ma sfido a trovare in tutto il centrosinistra un altro che, come me, ha detto con mesi di anticipo che se rinviato a giudizio si sarebbe dimesso, affrontando il processo da privato cittadino. Del resto, mi sembra che da Bersani in giù dicano: “Se rinviato a giudizio si deve dimettere”, non altro. Ed è quello che dico io». L’ostracismo degli ex compagni lo ignora, o almeno finge di farlo: anche lui, come i consiglieri di Pd, Idv e Sel ha firmato le dimissioni di massa in attesa che lo facesse la Lega, ma alla conferenza stampa lui non c’era. Non invitato? «No, non ci sono andato io».
Sanguigno e spavaldo, lo descrivono ai tempi d’oro. Da mesi, invece, dichiarazioni e apparizioni sono ridotte quasi a zero. La sua versione: «Mi voglio difendere nel processo, otto mesi tra la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza sono una manna per chi spera nella prescrizione, ma un calvario aggiuntivo per me che non me ne voglio avvalere». La versione di chi non lo ama, e di chi lo accusa di aver affossato almeno temporaneamente il centrosinistra è un’altra: calcolo politico, paura di esporsi troppo prima che la procura scopra tutte le sue carte. «In 28 mesi di indagini non è saltato fuori un solo conto corrente estero intestato a me o ai miei familiari, non ho usato soldi pubblici né per comprare Suv né per pagare vacanze nei resort», dice, riferendosi ai Fiorito, ai Lusi e ai tanti politici che, come lui, hanno fatto la parabola discendente del potere.
Sotto il nuovo Pirellone, domani sera, il centrosinistra farà  un presidio per chiedere le dimissioni di Formigoni, Penati non ci sarà , anche se assicura: «Spero ci vada tantissima gente, perché contrariamente a Formigoni sono convinto che questo Consiglio regionale debba essere sciolto, la questione è politica, non solo giudiziaria». Ma certo Penati non si vuole fare carico dei destini immediati del centrosinistra. «Se non ci fosse il caso Penati la vittoria sarebbe facile? La politica non si fa con i se, e comunque il centrosinistra è sul velluto, per vincere, di là  hanno 13 indagati, certo la gente non diserterà  piazze e urne per il caso Penati». Sul suo destino politico personale, invece, dice di non pensarci: «Ho solo l’obiettivo di dimostrare che sono una persona perbene, voglio una sentenza di piena assoluzione. E poi, siamo anche in fase di rinnovamento dei partiti».


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