by Sergio Segio | 11 Ottobre 2012 10:12
ROMA — Soltanto i maggiorenni potranno comprare alcolici, nei bar, nei supermercati, ovunque. E se la loro maggiore età non è «manifesta», i venditori dovranno richiedere obbligatoriamente un documento d’identità . Il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minorenni, con multe che vanno da 250 ai mille auro e con la sospensione per tre mesi dell’attività commerciale in caso di ripetizione del comportamento illecito, è stato approvato ieri con un emendamento al decreto Sanità in Commissione Affari sociali della Camera.
L’emendamento all’articolo 7 è stato riformulato dai relatori Lucio Barani del Pdl e Livia Turco del Pd: tutti d’accordo quindi sul no agli alcolici per i minorenni, cosa che riguarderà anche i distributori di alcolici, che dovranno essere dotati di sistemi a lettura ottica dei documenti: quest’ultima norma è stata fortemente voluta dal l’Udc.
Stretta sui minorenni anche per quanto riguarda il gioco d’azzardo, che ad essi è vietato. Fuori legge per tutti, inoltre, i giochi elettronici on-line negli esercizi pubblici, per esempio il poker telematico, mentre sarà obbligatorio indicare negli spot pubblicitari sul gioco, le effettive possibilità di vincita. L’azienda o l’industria che nella campagna pubblicitaria trasgredisce questo punto, dovrà finanziare una nuova campagna dichiaratamente riparatrice. Si vuole così in qualche modo contrastare il fenomeno dilagante della ludopatia di cui soffrono moltissimi italiani, soprattutto giovani e anziani.
Slot machine e bingo dovranno essere posizionati lontani da scuole e ospedali ma nel nuovo testo non ci sono limiti prefissati, i criteri saranno stabiliti successivamente con decreto.
Non c’è stato pieno accordo, invece, sull’emendamento di Laura Ravetto (Pdl), che elimina le norme sull’uso dei cosiddetti farmaci «fuori etichetta». Il governo è stato battuto: il ministro infatti aveva espresso parere contrario e così pure il relatore Turco, mentre Barani si è rimesso alla Commissione stessa. In sostanza questo emendamento favorirebbe le case farmaceutiche perché non permetterà di usare medicinali che hanno un profilo di sicurezza «non inferiore a quella del farmaco autorizzato», nel caso in cui quest’ultimo abbia un costo «eccessivamente oneroso» per il Servizio sanitario.
Mariolina Iossa
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