Frenano le retribuzioni orarie Cresce il divario dall’inflazione

by Sergio Segio | 25 Ottobre 2012 17:09

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MILANO – Le retribuzioni contrattuali orarie a settembre frenano, salendo solo dell’1,4% su base annua, dal +1,6% di agosto, mentre su base mensile restano quasi ferme, crescendo dello 0,1%. Lo rileva l’Istat. Il dato tendenziale rimane sotto al livello d’inflazione annuo dello stesso mese (+3,2%), con un divario che si allarga a 1,8 punti.
Anche nella media del periodo gennaio-settembre 2012 l’indice è cresciuto in termini tendenziali dell’1,4%. Guardando ai principali macrosettori, l’Istat rileva che a settembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
Nel dettaglio i settori che presentano gli aumenti tendenziali maggiori sono: energia elettrica e gas (2,9%), tessili, abbigliamento e lavorazione pelli, gomma, plastica e lavorazioni minerarie non metallifere (2,8%). Si registrano, invece, variazioni nulle per telecomunicazioni e tutti i comparti della pubblica amministrazione, per effetto del blocco della contrattazione.
L’istituto precisa che a settembre si rileva una differenza tra le retribuzioni orarie e quelle per dipendente. Quest’ultime, infatti, segnano un rialzo congiunturale dello 0,2% e un aumento dell’1,5% su base annua.

A settembre risultano in attesa di rinnovo 34 accordi contrattuali, di cui 16 appartenenti alla pubblica amministrazione, relativi a circa 3,8 milioni di dipendenti (intorno ai 3 milioni nel pubblico impiego). Lo comunica l’Istat, precisando che la quota di dipendenti che aspettano il rinnovo è pari al 29% nel totale dell’economia. L’Istat inoltre sottolinea che a settembre, tra i contratti monitorati dall’indagine, non si è registrato il recepimento di nessun accordo.
In assenza di rinnovi, nel gennaio 2013 la crescita annua dell’indice delle retribuzioni contrattuali crollerebbe, attestandosi allo 0,9%. E’ quanto rileva l’Istat, in base alle proiezioni dell’indice. Infatti, per la fine di dicembre 2012, ricorda l’Istat, sono in scadenza gran parte dei contratti dell’industria (tra cui energia e petroli, energia elettrica, plastica, metalmeccanici). Ma alcuni rilevanti contratti sono in scadenza anche nei servizi (magazzinaggio e trasposto merci su strada).

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