Forum Cooperazione. Intervista a Laura Rosina

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La cooperante è in “dolce attesa” e, probabilmente, al pari di molte cooperanti sue colleghe non le verranno versati i contributi. Non ha per questo poca grinta. Anzi. Attacca frontalmente Scaroni quando sottolinea il primato dell’azienda in Africa nell’estrazione di idrocarburi, affermando di “essere i primi nel continente e particolarmente eccitati dalla recente scoperta di un grandissimo giacimento di gas in Mozambico che potrebbe fornire tutta l’Europa”. Sempre Scaroni sostiene che l’Africa è un continente interessantissimo in quanto il luogo della terra dove sono più frequenti le nuove scoperte di giacimenti, per arrivare a dire che “la cooperazione è parte integrante della strategia di impresa dell’ENI per essere accettati dagli stati ospiti”.

Cooperante Rosina. Partiamo dal main partner.

Ho trovato sconcertante che Paolo Scaroni – Amministratore Delegato dell’ENI – sia intervenuto nel primo panel del Forum della Cooperazione Internazionale. Comprendo che sia the main sponsor ma chiamarlo partner è fuori luogo. Cosa c’entra il gas, il petrolio con le politiche di cooperazione internazionale? Mi sono confrontata con molti amici qui presenti ed è un vero peccato che il primo Forum della Cooperazione sia partito con questo malinteso che ha imbarazzato il mondo “non governativo” che si confronta tutti i giorni con la limitatezza delle risorse, il degrado ambientale e gli interessi controversi che il nostro Paese ha all’estero.

C’è l’assenza di un pensiero forte.

Si certo. L’assenza di un nuovo paradigma. Siamo ancorati all’ossimoro dello “sviluppo sostenibile” che di sostenibile ha ben poco. Manca una discussione profonda su come “abitare tutti la terra”. Non credo si possa ripercorrere la via della crescita con una tale pressione sociale ed ambientale nelle principali megalopoli mondiali. Ma le avete viste queste città  in India o in Cina? Possiamo chiamarlo vivere quel modello di crescita? Una discussione che abbia indicatori diversi che non sia il PIL. “O ci salviamo tutti assieme o non ci salviamo”.

Pensiero che invece ha trovato a Venezia.

Si ma anche no. Lo so che parlare di decrescita in questi giorni di crisi è problematico ma un altro sviluppo dev’essere pure possibile. La conferenza di Venezia era piena di spagnoli e greci che vedono crollare sia il sistema sanitario e sia il sistema scolastico con insegnanti greci che portano il pane da casa per prevenire che i loro allievi svengano per fame. Entrambi questi paesi hanno potenti e costosissimi eserciti. Ha senso tutto ciò? Come diceva Rossella Urru stamani: “non decidiamo per gli altri ma per noi; per ciò che vogliamo essere”.

Lei ha attaccato nel dibattito le industrie d’armamenti.

In uno dei dieci documenti preparatori ho trovato l’idea inaccettabile di “tassare la vendita di armi” per finanziare la cooperazione internazionale. È un compromesso inaccettabile. L’Italia non può con un mano fornire aiuti e con l’altra armamenti. Anche questa, purtroppo, è politica estera e va creata coerenza tra le diverse politiche. Ne va anche della nostra sicurezza.

Cosa le è piaciuto del Forum?

Gli interventi al femminile. Un comune sentire. Badate bene che nel primo panel, dopo i saluti, v’erano 7 interventi al maschile e due “testimonianze” al femminile: Marguerite Barnkitse (Maison Shalom – Burundi) e Rossella Urru (CISP – Italia); un linguaggio diverso dai ministri, commissari europei ed amministratori delegati. Non è un caso che la cooperazione sia uno dei pochi settori dove le donne rappresentano il 52% della forza lavoro ed il 53% di essi ha meno di 40 anni.

Poi ho condiviso molto l’importanza della valutazione. È un passaggio tecnico importante che noi italiani spesso tralasciamo.

Le do io una buona notizia?

Si, certo.

Alberizzi, del Corsera, ha mandato un twwet a Nigrizia ove ha scritto: “ è giusta la presenza dell’Eni qui. Ha un ruolo importante in Africa: quella di corruttore”

Allora non siamo soli.


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