Fornero difende la riforma, stop sugli esodati

Loading

MILANO — La lettera risale al 7 agosto scorso ma è stata diffusa ieri: «Occorre fare ogni sforzo per evitare anche il solo rischio di adottare misure che, se non adeguatamente comprese anche in sede internazionale, potrebbero avere l’effetto di compromettere gli sforzi di stabilizzazione finanziaria fin qui profusi dal Parlamento, dal governo e dal Paese».
Le parole sono del ministro del Welfare Elsa Fornero, che ha scritto al presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, sul progetto di legge dell’ex ministro Cesare Damiano (Pd) ma condiviso anche da Pdl, Udc e opposizioni, che punta ad ampliare il numero degli esodati e a modificare la riforma delle pensioni. Obiettivo farne slittare di un mese l’esame in Commissione, agli inizi di settembre. Il testo ieri era all’ordine del giorno in Aula alla Camera e oggi si apre la discussione generale.
La lettera mette in evidenza la preoccupazione del governo di uno svuotamento della riforma. Fornero considera la «notevole importanza sistemica e sociale delle questioni sottese al disegno di legge» Damiano, ma nello stesso tempo chiede che «venga riconosciuto il grande sforzo sin qui profuso per affrontare con misure concrete i problemi sul campo, anche attraverso l’utilizzo di ingentissime risorse economiche». Mettere mano ora alla riforma è delicato. Per il ministro infatti «esistono elementi oggettivi che sconsigliano l’adozione, in questa fase, di scelte non adeguatamente ponderate» ed evidenzia «l’opportunità  di calare le ulteriori misure che dovranno essere adottate in materia pensionistica nel delicato quadro congiunturale che attualmente interessa l’Italia».
L’ex ministro del Lavoro Damiano ha voluto rassicurare il governo sul ddl che andrebbe ad allargare la platea degli esodati e introdurrebbe degli scalini per il pensionamento: «Non vogliamo smontare la riforma del ministro Fornero — ha detto — vogliamo fare delle correzioni, addolcire il salto. Se la copertura dei cinque miliardi non ci fosse sarebbe molto grave. C’è la spending review, c’è la legge di stabilità , questi soldi non devono essere destinati solo a una diminuzione del debito, ma anche per correggere l’errore fatto».
Ieri il ministro Fornero si è trovata in più occasioni a «difendere» le sue riforme. Durante una lezione all’Università  Bocconi, il ministro è stato chiaro: «È impensabile che uno possa lavorare 30 anni e avere una pensione di 35-40 anni». Mentre all’incontro organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera su «Liberismo e Stato sociale», Fornero ha ribadito che le scelte fatte hanno riequilibrato i pesi tra le generazioni, finora caricati sulle spalle dei giovani e ha sottolineato che «la riforma previdenziale è stata dura ma non ha generato uno sciopero generale, forse perché il Paese era pronto ad accettare i sacrifici». Quanto alla riforma del mercato del lavoro, il ministro ha risposto alle critiche delle imprese spiegando che «è la cattiva flessibilità , quella che abbiamo avuto finora, a non avere favorito in Italia un aumento della produttività ».
Francesca Basso


Related Articles

Atene: «Non rimborsiamo i soldi al Fmi»

Loading

Il governo senza più fondi, a rischio la scadenza del 5 giugno. Più vicina l’ipotesi bancarotta

Loretta Napoleoni: collasso euro inevitabile

Loading


Mentre nuvole sempre più nere si addensano sulla Grecia in vigilia elettorale e sulla Spagna in crisi bancaria, imperversano le ipotesi sulle misure che l’Unione europea – Germania permettendo – potrebbe adottare per scongiurare il collasso economico dell’Eurozona: dalla costituzione di fondi nazionali di ‘risoluzione’ per gestire in modo ordinato i fallimenti delle banche, come primo passo verso una futura unione bancaria europea, alla creazione di un fondo europeo di ‘redenzione’ per assorbire gradualmente i debiti nazionali in eccesso, alternativa ‘light’ agli eurobond osteggiati da Berlino.

E-il Mensile ha chiesto un commento all’economista Loretta Napoleoni.

Jobs Act. Partita doppia alla Corte costituzionale

Loading

Domani i giudici costituzionali decidono sull’ammissibilità del referendum sull’articolo 18. La scelta incrocia quella del 24 gennaio sulla legge elettorale e può favorire la fine anticipata della legislatura

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment