Formigoni sfida Pdl e Lega «Alle urne il 23 dicembre»
MILANO — Roberto Formigoni contro tutti. Contro la Lega: «Le primarie di coalizione? Sarebbero la fine del Pdl». Contro il suo stesso partito: «Siamo in tempo utile per votare prima di Natale». Fissa anche due date: il 16 o il 23 dicembre. Trova subito lo stop del Pdl: «Data inadeguata per il voto anche i lombardi festeggiano il Natale» replica il coordinatore lombardo Mario Mantovani. Mentre si insinua la voce che una mediazione possibile tra chi vuole andare al voto subito (Formigoni) e chi punta all’election day di aprile (leggi Pdl e Lega) potrebbe essere la prima settimana di febbraio.
«Non mi rottamerà nessuno». Il governatore lombardo ha la sicurezza dei giorni migliori. Annuncia che giocherà in «contropiede» e non si farà mettere in fuorigioco alle prossime elezioni. Resta solo da capire quale maglia indosserà e qual è la squadra avversaria. Accelera. Annuncia che giovedì ci sarà il tutti a casa. «La sera del 25 ottobre si scioglierà il Consiglio regionale, in tempo utile per il voto prima di Natale. Il 16 o il 23 dicembre potrebbe essere la data buona, ma non sarò solo io a decidere». Dichiarazioni che provocano l’immediato mal di pancia del Pdl e del Carroccio che puntano senza mezzi termini alla coincidenza delle regionali con le politiche per mantenere in piedi una possibile alleanza. Mal di pancia che si tramuta nell’inizio di una fronda che nei prossimi giorni potrebbe rivelarsi esiziale per i piani del governatore. Giovedì, i consiglieri del Pdl si dovranno presentare al protocollo per firmare le dimissioni. Nonostante le rassicurazioni del capogruppo Paolo Valentini («Ho in mano 24 firme su 29») partono le prime defezioni. Come quelle dell’ex assessore Stefano Maullu: «Si prenda le sue responsabilità politiche, si dimetta lui». Annunciando contemporaneamente che non si ricandiderà più in Regione. Peccato che nel pomeriggio si sia recato ad Arcore, insieme al presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà , per chiedere un posto alle prossime politiche. Fatto sta che 5 consiglieri del Pdl non hanno messo a disposizione il mandato. Tra questi non c’è Nicole Minetti che ieri pomeriggio ha apposto la sua firma sulle dimissioni. La contromossa di Formigoni è quella di convocare un Consiglio regionale per lunedì. C’è chi è sicuro che Formigoni presenti le dimissioni in Aula. Voci smentite: il governatore dovrebbe semplicemente presentare la nuova giunta.
Segnali di tempesta. Di una partita che di lombardo ha ben poco. E che riguarda i rapporti Pdl-Lega a livello nazionale. Lo si capisce dalle parole concilianti del leader della Lega, Roberto Maroni: «Quella delle primarie di coalizione in Lombardia è una sfida che accetto volentieri. Per ora non so se ci saranno, ma noi siamo pronti». Da ricordare che la Lega aveva indetto per il weekend la scelta del proprio futuro candidato governatore con una «gazebata» in tutti i comuni lombardi. Un cambio di passo improvviso, anche se Maroni, durante la trasmissione Porta a Porta, ha frenato sull’alleanza politico-nazionale: «Nessuno scambio tra la Lombardia e il governo di Roma. In Lombardia abbiamo già governato a lungo con il Pdl, a Roma siamo all’opposizione. Io non chiedo niente né per me né per la Lega, adesso parliamo della Lombardia e delle prossime importanti scadenze che ci saranno, le alleanza possibili saranno un tema che sarà discusso da Consiglio federale della Lega di febbraio». «Le primarie sono la vera mediazione possibile — replica Ignazio La Russa — sono convinto che la cosa migliore sarebbe che la Lega insieme a noi individuasse un candidato pidiellino, che per me potrebbe essere benissimo Gabriele Albertini. Ma se Maroni insiste, allora dobbiamo lanciare la sfida, e fare primarie vere». Anche Maurizio Lupi, pur con tutti distinguo del caso e la difesa d’ufficio di Formigoni («Nessuno rottamerà il governatore. Non consegneremo la Lombardia alla Lega») apre alle primarie di coalizione: «Sarebbero un grande segnale, una svolta importante non solo per il Nord».
Peccato che pochi minuti prima Formigoni avesse affidato a Twitter il suo pensiero sulle primarie di coalizione: «Immagino sia uno scherzo. Significherebbe la fine del Pdl».
Maurizio Giannattasio
Andrea Senesi
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