Formigoni: elezioni al più presto Ma il Pdl media e punta ad aprile
MILANO — Si vota, «prima possibile». Questo «prima» nella testa del presidente Roberto Formigoni potrebbe essere entro Natale o al massimo entro fine gennaio, anche per prendere in contropiede la Lega, colpevole di avere portato allo strappo in Regione Lombardia, dopo l’arresto dell’assessore Domenico Zambetti (per voti comprati dalla ‘ndrangheta). Per rafforzare le sue intenzioni, nella serata di ieri il governatore ha ricevuto le lettere di dimissioni che tutti e 28 i consiglieri del Pdl hanno consegnato al capogruppo Paolo Valentini. Dimissioni che diventeranno esecutive quando lo riterrà il presidente.
E siamo ancora al punto: quando? Formigoni accelera. Ma nelle intenzioni della maggioranza dei dirigenti del partito, il rapporto con la Lega va salvaguardato e quindi nulla esclude che si possa arrivare fino ad aprile. Le parole di mediazione giungono dal senatore Mario Mantovani, coordinatore del Pdl lombardo che ieri ha organizzato un incontro nella sede di viale Monza (nato come ristrettissimo, finito come una mezza assemblea): «L’interesse dei lombardi — spiega Mantovani — va anteposto a quello dei partiti. Abbiamo chiesto al presidente Formigoni di approvare la nuova legge elettorale che abolisca il listino bloccato in modo da scongiurare presenze non condivise dagli elettori». Quindi: Formigoni costruisce la giunta «ridotta e rinnovata» che lavori alla riforma, poi si occupa del bilancio regionale e poi si parla di date. Con calma. Ignazio La Russa ripete la sua preoccupazione e dà man forte a Formigoni: «Noi speriamo di andare assieme alla Lega sia a Roma che qui. Ma non ci deve essere un legame tra elezione nazionale e regionale, sennò daremmo corso a sospetti sulle scelte condizionate dal livello nazionale: quindi sarebbe meglio votare entro fine gennaio».
Formigoni conferma le tappe di avvicinamento alle urne: ieri sera ha inviato una lettera al presidente del consiglio regionale Fabrizio Cecchetti, per chiedere, come ha già fatto più volte a parole e per iscritto, di voler procedere «rapidamente al cambiamento della legge elettorale, almeno eliminando il listino bloccato». Quanto alla nuova giunta, che secondo alcuni potrebbe puntare in particolare sui direttori generali della Regione proprio per dare una connotazione tecnica, «voglio chiudere in pochissimi giorni e attendo che la Lega mi dia i propri nomi, perché resto fermo al patto preso giovedì scorso con Maroni e Alfano». Replica a distanza il segretario della Lega Lombarda, Matteo Salvini: «La nostra opinione non cambia. Bisogna andare al voto al più presto. Gli assessori? Valuteremo se e con chi entrare in giunta». Mantovani insiste sulla necessità di scegliere in base a criteri di «capacità unite a onestà e rigore» ricorda che «abbiamo già cominciato a fare pulizia nel partito e basta pensare che negli ultimi mesi ci sono stati 47 provvedimenti interni di sospensione o espulsione».
Si guarda avanti, dunque. E si pensa già al dopo Formigoni. Mentre il nome di Albertini imperversa, la Russa si spinge un passo in là , commentando il fatto che domenica la Lega proporrà una sorta di consultazione interna, con dei gazebo allestiti ad hoc: «Facciamo prima di Natale le primarie di coalizione. Perché se la Lega fa le proprie primarie e le organizza anche il Pdl, diventerebbe difficile poi trovare un’intesa».
Mentre il centrodestra cerca la strada, il centrosinistra scende in piazza. Ieri sera fuori da Palazzo Lombardia, sede della giunta regionale, si sono riuniti alcune centinaia di esponenti del centrosinistra. Presenti, tra gli altri, Roberto Vecchioni, Giorgio Gori e molti assessori della giunta di Giuliano Pisapia, che ha mandato un messaggio: «Un dovere ribellarsi a un potere morente».
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