Fondo indigenti in Ue, Fiopsd delusa: ”Burocratizzata la beneficenza più bieca”

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ROMA – “Siamo profondamente delusi da quello che è stato l’esito finale del lavoro della Commissione europea. Vedere che dopo un lavoro di oltre di 4 anni si sia arrivati a deliberare 2,5 miliardi di euro per dare soldi alle associazioni di tutta Europa per comprare cibo e abiti per gli homeless e i bambini poveri francamente mi sembra davvero un esito deludente”. È duro il commento di  Paolo Pezzana, presidente della Fiopsd, alla proposta di istituire un Fondo per aiutare le persone che versano in condizione di estrema povertà  nell’Ue avanzata dalla Commissione europea. “Si è burocratizzata ed istituzionalizzata al massimo livello la beneficenza più bieca e tradizionale – ha aggiunto Pezzana -. Lungi da me l’affermare che non serva dare sostegno a queste categorie e provvedere a beni materiali. Tuttavia non è questa l’Europa che vogliamo e che sappiamo attivare in questi casi”. La Commissione ha previsto per il Fondo un bilancio di 2,5 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, nel contesto della sua proposta del giugno 2011 relativa a un quadro finanziario pluriennale. Gli Stati membri pagherebbero il 15% dei costi dei loro programmi nazionali, mentre il rimanente 85% proverrebbe dal Fondo. Le risorse, chieste dai paesi, andranno a sostenere progewtti pensati per poter erogare agli indigenti, ai senza dimora e ai bambini che versano in condizioni di deprivazione materiale prodotti alimentari, indumenti e altri beni essenziali (ad esempio, calzature, sapone e shampoo). 

Critiche dal presidente del Fiopsd anche per alcuni passaggi contenuti nel testo della proposta. “Il provvedimento della Commissione europea – spiega Pezzana -, afferma che lo strumento europeo principale che serve per promuovere l’impiego e i processi di inclusione, lo European social fund, non arriva a rispondere ai bisogni di alcune persone che sono gli homeless e i bambini più deprivati. Questa è un’affermazione gravissima perché significa creare una categoria residuale di persone che vengono etichettate come inabili al lavoro produttivo. Chi non è abile al lavoro produttivo, secondo questa affermazione, non ha diritto ad usufruire del maggiore strumento europeo per il benessere”. Un secondo passaggio “grave”, riguarda le indicazioni in tema di “accompagnamento sociale”. “Un elemento cruciale su cui si continua a non dire nulla – ha aggiunto Pezzana -. Se guardo questo provvedimento dal punto di vista italiano mi è del tutto evidente che questa diventerà  una misura che andrà  a complementare la Social card”. Il fondo, ha aggiunto Pezzana, è limitato soltanto all’acquisto di beni primari, quando invece “il bisogno sociale è altro. Ha questa come base iniziale ma se viene limitata ai beni primari rinforza uno stereotipo culturale e una residualità  dell’accompagnamento sociale che sono del tutto inaccettabili”.

Per Pezzana, la proposta non avrà  vita facile in Parlamento europeo, ma le possibilità  di apportare delle modifiche sono scarse. “Il Parlamento si è espresso ripetutamente con richieste di profilo molto più alto – ha chiarito -. Non credo che i parlamentari accetteranno una risposta residuale di questo genere. Probabilmente sarà  più semplice il passaggio a livello di Consiglio, perché questa misura va incontro alle proposte di paesi come Germania e Svezia. Non è tutto già  decisom, ma si sa che non è facile emendare una proposta della Commissione europea. Quel che è certo è che con questo provvedimento la Commissione non risponde a quanto il Parlamento europeo le aveva chiesto, cioè di trovare una strategia europea di contrasto alla povertà ”.(ga)

 

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