by Sergio Segio | 16 Ottobre 2012 6:58
Angela Merkel insiste sulla necessità di stipulare un nuovo Trattato, per gettare le basi del federalismo. La Francia, invece, dove la parola «federalismo» è impronunciabile nell’arena politica, resta molto fredda su questa ipotesi e Hollande non ha nessuna voglia di essere costretto a indire un referendum, che rischierebbe di perdere. Dopo le elezioni tedesche, la Germania potrebbe invece impegnarsi su questa strada, con l’obiettivo di arrivare a un voto popolare sulla nuova Europa nel 2014 o 2015. Altri paesi, a cominciare dalla Gran Bretagna, discutono anch’essi dell’eventualità di un referendum europeo se l’Unione deciderà l’osteggiato «salto federale», che a Londra evidentemente non piace.
Di fronte a questa fuga in avanti, in un periodo di grave crisi che non fa che aumentare la distanza tra l’élite politica e i cittadini (a livello nazionale, ma soprattutto a livello dell’Unione europea), in vari paesi europei cresce la sfida dei movimenti separatisti.
Uno degli anelli più deboli è il Belgio, che prima di arrivare alla formazione dell’attuale governo, diretto dal socialista vallone Elio Di Rupo, era stato 541 giorni senza direzione, un record mondiale. Domenica, ci sono state le elezioni municipali: la principale città del paese, Anversa (Antwerpen in fiammingo) ha votato al 38% per l’N-Va (Alleanza Neo Fiamminga), un partito separatista, già primo partito al parlamento federale con 27 deputati, che ha come obiettivo di trasformare il regno in una confederazione, per allentare al massimo i legami tra le tre grandi regioni in cui è diviso il paese e, in particolare, tra il nord fiammingo, oggi più ricco, e il sud vallone francofono, in crisi. Il leader dell’N-Va, Bart De Wever, sarà il nuovo sindaco di Antwerpen, la città dei diamanti e della moda, che era governata dai socialisti dall’80, e che aveva visto negli ultimi due decenni crescere l’estrema destra indipendentista del Vlaam Belang. Alle municipali di domenica il Vlaam Belang è crollato dal 33 al 10%, ma De Wever ha ereditato il discorso separatista di questa formazione, anche se l’N-Va assicura che non si unirà in coalizione con l’estrema destra (ma molti dirigenti del Vlaam Belang hanno già fatto il salto e sono entrati nell’N-Va). La conquista di Antwerpen e il buon risultato a livello della regione fiamminga (tra il 20 e il 30% nei vari comuni) permettono a De Wever di proiettarsi nelle legislative del 2014: allora una vittoria dei separatisti potrebbe mettere fine al Belgio di oggi. Questo crollo potrebbe addirittura avvenire prima, visto che con la «svolta storica» del voto di domenica il governo di Di Rupo esce profondamente indebolito. I partiti fiamminghi potrebbero essere tentati di mettere fine alla coalizione governativa, per cercare di tagliare l’erba sotto i piedi all’N-Va.
De Wever, 41 anni, ha un fondo populista. È diventato famoso con un gioco televisivo e il suo libro che propone una cura dimagrante è un successo (in nove mesi è dimagrito di decine di chili, passando da 142 a 83 chili). Nel 2005, si era messo alla testa di un esercito di camionette che erano andate nel sud vallone a distribuire falsi euro, l’equivalente dei trasferimenti finanziari che il ricco nord versa al sud impoverito e accusato di essere sprecone. De Wever e i suoi elettori rifiutano il «sistema socialista» dei valloni francofoni, sono in «rivolta fiscale» contro gli sprechi e vogliono mettere fine a un’unione sbilanciata che impedisce «le riforme» (meno tasse, più liberismo) bloccando il Belgio nell’«immobilismo». Alle municipali di domenica, mentre il nord ha scelto l’indipendentismo populista, il sud vallone ha dato la maggioranza ai socialisti, considerati i migliori difensori dell’unità del Belgio.
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