Energia, porti e aeroporti la “clausola di supremazia” ridà  tutti i poteri allo Stato

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ROMA — Per blindare i tagli agli enti locali. Quelli già  fatti, e quelli che arriveranno con la legge di stabilità . Per riportare sotto un maggiore controllo dello Stato le Regioni a statuto speciale. Per poter davvero sfoltire le Province, avere l’ultima parola sulle grandi reti di trasporto, decidere in autonomia sugli impianti energetici, armonizzare il turismo. Per alleggerire la Corte Costituzionale da una conflittualità  arrivata oltre il livello di guardia. Sono le ragioni per cui il governo ha deciso di cambiare il Titolo V della Costituzione con un disegno di legge che è andato ieri in Consiglio dei ministri, e che subito prima il premier Monti ha illustrato al capo dello Stato. Non sarà  facile, portarlo a termine entro la legislatura. Servono due letture da parte di Camera e Senato, e un’accelerazione che è difficile immaginare in questa fase, con i governatori già  imbizzarriti e il Parlamento in serie difficoltà  su altre vicende, dalla legge elettorale all’anticorruzione fino alla
prossima “finanziaria”. Nell’esecutivo, qualcuno lascia trapelare che potrebbe esserci un patto con i partiti della maggioranza per approvare il tutto nella prossima legislatura. Perché della necessità  di mettere mano al Titolo V così com’era stato disegnato dalla riforma del 2001, si sono resi conto in molti negli ultimi undici anni. A destra come a sinistra.
LA CORTE DEI CONTI
L’articolo 1 del ddl estende le prerogative della Corte dei Conti. Nella rimodulazione pensata dal governo, che interviene sull’articolo 100 del Titolo V, i giudici contabili esercitano «il controllo preventivo di legittimità  sugli atti del governo e delle Regioni, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato e di quello regionale». In tempi di spese impazzite e scandali come quello del Lazio, con il capogruppo del Pdl accusato di aver usato i soldi del partito per scopi personali, è una norma che sarà  difficile contestare.
LE AUTONOMIE
Si introduce una formula che esplicita la partecipazione delle Regioni a statuto speciale al «principio dell’equilibrio di bilancio e del patto di stabilità ». Una
norma necessaria anche per garantire la riforma già  approvata ad aprile sull’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Le cose cambiano per Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. E questo, inevitabilmente, riguarderà  anche i tagli agli enti locali, da cui difficilmente potranno chiamarsi fuori in nome dell’autonomia.
CLAUSOLA DI SUPREMAZIA
L’articolo 3 cambia il 117 del Titolo quinto, da tempo nel mirino di giuristi e costituzionalisti per la confusione determinata dalle materie a legislazione concorrente. Talmente tante, e soprattutto talmente strategiche, da ingenerare un aumento di conflittualità  quasi ingestibile per la Corte Costituzionale. Per prima cosa, la legge introduce una formula di preminenza, o salvaguardia, che affida allo Stato «il compito di garantire la tutela dell’unità  giuridica ed economica della Repubblica ». Davanti a una lesione dell’interesse o dell’unità  nazionale, quindi, a prescindere dalla facoltà  legislativa esclusiva o concorrente, lo Stato viene prima. Come succede in tutti gli ordinamenti costituzionali federali. In particolare, la formula inserita nel ddl riecheggia quella della Grundgesetz (la Costituzione tedesca).
LE “ESCLUSIVE” DELLO STATO
Alla competenza esclusiva dello Stato passano i rapporti internazionali e comunitari, l’armonizzazione dei bilanci pubblici, il coordinamento della finanza pubblica e del settore tributario. Ma anche, la “disciplina generale” di Comuni, Province e Città  metropolitane. Il che vuol dire che lo Stato potrà  decidere il dimensionamento degli enti territoriali (come quello delle Province) senza incappare nei ricorsi alla Consulta. Stesso discorso per «porti marittimi e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, ordinamento della comunicazione, produzione, trasporto e distribuzione dell’energia». Un’affare delicato, e a dir poco strategico. Sono decine i progetti energetici fermi per l’opposizione degli enti locali, dai rigassificatori al carbone, dalle biomasse del Pollino alle trivelle in Basilicata. Ci sono dentro soprattutto Eni ed Enel. E ci sono in ballo centinaia di milioni di euro. Infine, il turismo, passa da materia regionale a materia concorrente.
LA CONFERENZA DELLE REGIONI
Avrà  rango costituzionale, e quando in sede di conferenza unificata si arriverà  a un’intesa o a un parere favorevole su un atto non si potrà  ricorrere alla Consulta.


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